La moda sposa il circo a Firenze
La moda sposa SI circo a Firenze Pitti Uomo all'insegna della provocazione: Paul Smith affitta un'ex stazione Fs ricostruita con materiale d'epoca La moda sposa SI circo a Firenze - - . - Un successo per Gigli sotto il tendone di fogn DAL NOSTRO INVIATO La moda è uno spettacolo da circo. Oppure va vista per la strada, magari alla stazione, tra lo sferragliare dei treni e il fumo delle littorine. L'abito è anche un fatto di costume: ha bisogno di cornici magiche, grandi spazi e atmosfere particolari per risaltare. Così la pensano Romeo Gigli e Paul Smith. Per presentare le loro collezioni - durante la 43a edizione di Pitti Immagine Uomo - il primo ha scelto il tendone di Darix Togni, il secondo ha sfilato all'ex Stazione Leopolda, ricostruita con materiali di recupero delle Ferrovie. L'idea di optare per luoghi inconsueti sembra essere vincente. Gli esempi di successo non mancano. Jean Paul Gaultier, due anni fa, aveva fatto montare una pedana all'Accademmia di Guerra, mentre a Parigi da alcune stagioni è ospite al Cirque d'Hiver. Di recente poi, Martin Margela, nella capitale francese ha mostrato la sua collezione nei padiglioni di un ospedale psichiatrico abbandonato. Enrica Massei, invece, è un'habitué del Palazzo della Borsa. E ancora, le sorelle Fendi, per due volte hanno scelto Cinecittà. Lo stesso Gigli a Milano aveva trasformato in passerella prima un garage di Piazza San Babila, poi l'ex fabbrica Ansaldo. E infine a Firenze, nel '91, i suoi modelli hanno sfilato nelle strade del quartiere di San Nicolò. Ma il circo rimaneva un suo vecchio sogno. «Quando due mesi fa a Reggio Emilia ho visto quello dei Togni, me ne sono innamorato. Perché assomiglia ai circhi francesi dell'Ottocento: tutto velluti rossi e stucchi dorati. Sembra uscito da un libro di favole», ha detto Romeo Gigli ieri sera poco prima che un carrozzone di artisti e indossatori entrasse nella pista accompagnato dalle musiche di Nino Rota. Gigli ha scelto alcu¬ ni fra i numeri più belli dello spettacolo «Florilegio», (che i Togni da due anni presentano in Europa), inserendo fra un funambolo e una trapezista, fra un domatore di cavalli e un clown, un centinaio di ragazzi vestiti con le sue creazioni. Non una sfilata, quindi, ma uno spettacolo a cui hanno assistito 1500 persone. Sessanta ragazzi, scelti fra gli studenti di Firenze, indossavano i capi della «G. Gigli», una collezione economica prodotta da Stefanel. Gli altri quaranta esibivano gli abiti della linea maschile firmata dallo stilista e prodotta dalla Zegna. Tanto colore, righe madras e giubbotti corti per i più giovani che mischiano giacche rustiche con cappotti classici. Per gli uomini invece ecco blazer «svuotati», leggeri come cardigan, ma che all'apparenza non perdono la linea. Sotto, trionfa una nuova linea di camicie avvitate, chiamata Romeo Gigli Milano, cravatte larghe nascoste da accollati gilet con fantasie di mappamondi e pantaloni senza pinces. Ma le novità non finiscono qui. Gigli ha annunciato che ad aprile presenterà una serie limitata di tappeti Kilim, prodotta, su suo disegno in Turchia. Stupore e spettacolo d'altissimo livello anche per l'inglese Paul Smith, lo stilista-manager, preferito da David Bowie, Mick Jagger, Jack Nicholson, Michael Douglas, nonché da Daniel Day Lewis (protagonista del film «L'ultimo dei Mohicani»). E sulla passerella della «Stazione Lepolda», venerdì, non sono mancati gli indossatori-fotocopia di Daniel Day Lewis: alti, scattanti e con lunghi capelli sciolti e lisci. La caratteristica di Smith è proporre una moda inglese superclassica, ma un tantino riveduta e corretta. Vale a dire che i tweed e i gessati, dal taglio impeccabile, ostentano ora macro impunture, ora ricamini di coccinelle e cavallucci marini, mentre le camicie di un viola deciso accompagnano tranquilli pied de poule. Il suo mixage di avanguardia e tradizione è piaciuto. Applauditissimi, anche da Romeo Gigli in prima fila, sono stati infatti i jeans realizzati in stoffa gessata, i calzoni in tela di sacco, i golf da minatore e ancora i gilet neri profilati di bottoni bianchi, come portavano i capi operai dei villaggi inglesi. Antonella Ama pane . - Romeo Gigli: «Quando due mesi fa a Reggio Emilia ho visto il circo di Darix Togni me ne sono innamorato. Perché assomiglia ai circhi francesi dell'Ottocento»
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