Se la beneficenza va sul palco

Se la beneficenza va sul palco Se la beneficenza va sul palco Si cominciò con l'sos Bangladesh ma fu un affare solo per il rock Nell'ambiente certe storie si sanno. Magari non si dicono, o si dicono sottovoce: cane non morde cane, e quindi sui retroscena dei «benefit», i concerti benefici, regna l'omertà. Capita però che qualcuno parli. Commentando una delle tante bufale spacciate per beneficenza - un concerto a Bari al quale dovevano partecipare, a detta degli improvvisati organizzatori, rockstar di mezzo mondo, e invece non venne nessuno - Red Canzian dei Pooh dichiarò: «Spesso dietro ai buoni sentimenti si nascondono interessi economici. C'è chi canta soltanto dopo aver intascato il cachet, o va in cerca di pubblicità». E tuttavia, Canzian sottolineava un aspetto positivo: «Un musicista rock è ascoltato dai giovani: se appoggia una nobile causa per interesse personale, si rende comunque utile. Almeno il messaggio arriva. E' già qualcosa». Di solito, un «benefit» prevede la partecipazione gratuita dei musicisti. Talora, però, gli interessati se rinunciano al cachet intascano un «rimborso spese» equivalente, o quasi. Cavandoci, in sovrappiù, un bel ritorno d'im¬ magine. E il vantaggio degli organizzatori? Ottengono - «considerate le alte finalità» - l'uso gratuito di stadi o palasport dove ospitare la manifestazione. O sponsorizzazioni. O sgravi fiscali. Sono di gran moda le kermesse televisive di cantanti e cantanti ni convocati a testimoniare il loro impegno contro la mafia, o contro la droga, e in realtà occupatissimi a promuovere il loro ultimo disco. E a sfogare rancori personali: «Mi domando perché Vasco Rossi non è qui con noi», accusò un cantautore di medio calibro durante una maratona antidroga in diretta su tre reti televisive. Risposta ovvia: perché Vasco Rossi vende anche senza comparire in video ad ogni pie sospinto. A proposito degli «eroici furori» anti-qualcosa, Pino Daniele ha posto un quesito interessante: «E che significa un concerto contro la mafia? Che se i cantanti dicono "la mafia è brutta", il giorno dopo la mafia non c'è più?». Come se non bastasse, simili manifestazioni son care. L'autunno scorso, lo spettacolo gratuito di Antonello Venditti al Circo Massimo «per la tolleranza e contro il razzismo» è costato al Comune di Roma 600 milioni. Venditti, commentando il fatto, ha detto: «Li avevo avvertiti che ci sarebbero state grosse spese: il palco, un doppio impianto d'amplificazione per consentire l'ascolto perfetto, luci, tecnici, musicisti. Io non ho preso il cachet: ma la gente che lavora, la vogliamo pagare?». «Meglio far beneficenza con la Nazionale cantanti: almeno, non c'è il sospetto dell'interesse promozionale», non si stanca di ripetere Gianni Morandi. Ha ragione: lui, Ramazzotti, Ruggerì, Mogol e gli altri artisti-calciatori in undici anni di partite hanno raggranellato una ventina di miliardi. Tutti spesi bene, senza manfrine. Invece, quando si tratta di raccogliere denari con i concerti si mettono di mezzo troppi personaggi e ne succedono di tutti i colorì: «Una volta decisi di destinare gli utili di un mio recital a Rosanna Benzi, la ragazza genovese che viveva con il polmone d'acciaio - ci ha raccontato qualche anno fa Gino Paoli. - Canto, c'è un sacco di gente, ma alla fine chiedo al proprietario del locale di vedere i conti e, com'è come non è, risultava un attivo di ventimila lire. Poche anche allora». Un piccolo episodio: d'altra parte anche il primo «super-benefit» del rock, il famoso «Concerto per il Bangladesh» - con George Harrìson, Bob Dylan, Eric Clapton, Ringo Starr e Ravi Shankar nel 1971 a New York - fu un successo di pubblico, e l'album triplo vendette in tutto il mondo: eppure, alle popolazioni asiatiche colpite dalla carestia non arrivò quasi nulla. Funzionò, invece, il Live Aid per l'Africa. Nell'85 il cantante Bob Geldof convocò la crema del rock per un doppio show a Londra e Filadelfia: raccolse un fiume di soldi e li consegnò agli affamati, conquistandosi l'aureola del santo. Il quel caso ci rimise soltanto lui, il povero Geldof: imbalsamato nel mito, non è riuscito in seguito ad avere una decente carriera artistica. Gabriele Ferraris «Chiederò 1 miliardo di danni a favore dei bimbi iracheni» "» «HO**, lo, ■ IM.M ""■» «.».», ■^SZSSSSST^ : augstr-H^Bsastr — "nmM '-«««. rro. ,„„ — Sopra, Antonello Venditti. Sotto, Bob Geldof

Luoghi citati: Africa, Bangladesh, Bari, Comune Di Roma, Filadelfia, Londra, New York