Ordine: dovete eliminare il Raiss La Cia adesso punta sui generali

Ordine: dovete eliminare il Raiss La Cia adesso punta sui generali Ordine: dovete eliminare il Raiss La Cia adesso punta sui generali SEGRETI OTJANDO l'offensiva Desert Storm si fermò poco oltre i confini tra Kuwait e Iraq l'obiettivo degli alleati era di provocare la caduta del dittatore di Baghdad dall'interno dello stesso Iraq; Tanto era l'odio accumulato dalla brutale dittatura, tanti erano i nemici che Saddam si era fatto soprattutto da parte delle forti minoranze dei curdi a Nord e degli sciiti a Sud, che per gli occidentali, e soprattutto per i servizi segreti americani, la caduta di Saddam Hussein doveva essere misurata in mesi se non in settimane. Ma ad un anno e mezzo dalla guerra del Golfo americani e inglesi si sono convinti che sia i curdi, sia gli sciiti non saranno mai in grado di costituire la minaccia definitiva all'attuale regime di Baghdad. Da tempo la strategia dei servizi segreti, sia delia Cia americana che dell'MI6 britannico, si orienta in un'altra direzione. L'obiettivo, scartate le ipotesi sulle insurrezioni delle minoranze, è la stessa gerarchia militare finora fedele a Saddam, ma influenzabile nel momento in cui il dittatore di Baghdad perdesse definitivamente il carisma che indubbiamente è riuI scito a mantenere, malgrado la sconfitta militare, nei confronti delle masse irachene. Un primo segnale del cambiamento di strategia da parte degli anglo-americani è venuto nel giugno dello scorso anno, quando i servizi di sicurezza di Saddam arrestarono il generale Sabri Mahmoud, comandante della «Medina», una delle divisioni più prestigiose della «G.R.». Mahmoud fu accusato, insieme con altri ufficiali della stessa divisione, di tentativo di colpo di Stato. Secondo fonti della dissidenza irachena i presunti golpisti sarebbero stati fucilati. Ma il cambiamento di rotta degli alleati s'inquadra anche in un più ampio contesto strategico che riguarda tutta l'area mediorientale e comprende la Turchia. All'inizio infatti fu la Turchia, che confina con le province curde dell'Iraq, a rifornire i guerriglieri. Dopo qualche mese però l'aiuto si affievolì, fino a esaurirsi. Saddam aveva preso le sue contromisure, sfruttando la debolezza turca nei confronti del problema curdo. Il territorio curdo si estende infatti ad alcune aree turche, dove la lotta contro il centralismo di Ankara è sempre stato vivace provocando in molte oc- casioni, fin dal secolo scorso, pesanti repressioni da parte dei turchi. Per Saddam non è stato difficile rendere la pariglia ad Ankara, fomentando la ribellione dei curdi in Turchia. Così l'unico riparo dei curdi iracheni è stata la zona d'interdizione ai voli dell'aviazione di Baghdad, decisa dall'Onu, insomma un intervento di difesa passiva che nulla ha più da spartire con i primitivi piani di insurrezione che avrebbero dovuto far vacillare Saddam. Per motivi diversi sono stati messi da parte anche i tentativi di scuotere il regime iracheno tramite l'insurrezione degli sciiti nel Sud. Anche qui la zona di interdizione aerea ha sancito la fine dell'ipotesi insurrezionale. Come per i curdi anche per gli sciiti è caduta l'ipotesi che la guerriglia fosse in grado di battere l'armata di Saddam di cui molte unità tra le più efficienti e meglio armate, soprattutto la «Guardia Repubblicana», sono state sottratte per tempo alla distruzione durante Desert Storm. Ma in più c'è anche la crescente diffidenza di americani e inglesi per gli sciiti, alleati naturali dell'Iran che nonostante l'ambigua posizione d'apertura degli eredi di Khomeini, continua a rappresentare un potenziale pericolo per l'Occidente. Ad avvalorare questi timori ci sono le voci insistenti di un avanzato programma nucleare iraniano e il fatto che l'economia di Teheran ha imboccato la strada della ripresa. Gli stessi Paesi del Golfo Persico, alleati dell'Occidente nella guerra del Golfo, vedono con timore la crescita d'importanza dell'Iran, e preferiscono piuttosto un Saddam imbrigliato ma ancora capace di fare da baluardo alla pressione di Teheran. Al massimo quindi vedono al suo posto un altro militare sunnita, magari meno imprevedibile di Saddam, ma altrettanto deciso nel fronteggiare in un futuro prevedibile gli iraniani. Da questo grande gioco, che riporta alla logica della guerra decennale Iran-Iraq, Saddam esce per ora temporaneamente spregiudicato vincitore di una partita a poker ancora tutta da giocare. Gianfranco Romanello li dittatore iracheno Saddam Hussein

Persone citate: Gianfranco Romanello, Khomeini, Sabri Mahmoud, Saddam Hussein, Storm