Da Baghdad urla di guerra

Da Baghdad urla di guerra Da Baghdad urla di guerra Cresce la propaganda di regime «Faremopentire gli Stati Uniti» BAGHDAD. Alla tensione con l'Occidente e alle minacce degli Usa, Baghdad risponde proponendo una nuova sfida. Lo fa attraverso la stampa governativa, secondo cui per gli iracheni l'unica possibilità è la «guerra santa». In molti articoli, infatti, la popolazione viene ancora una volta chiamata alla lotta contro le potenze «coloniali». «Se voghamo sopravvivere, dobbiamo sperare e resistere», ha affermato Abdel Yabar Muhsein, consigliere di Saddam Hussein e alto funzionario del ministero della Difesa, al quotidiano Al Jumhuriya. L'articolo accusa il presidente americano Bush, il premier britannico Major e il Capo di Stato francese Mitterrand di «avere una mentalità coloniale e volersi impadronire del petrolio iracheno trasformando l'Iraq in un'altra Bosnia-Erzegovina, un altro Libano o un altro Afghanistan». L'organo del ministero della Difesa, Al Qadisiya, sostiene dal canto suo che gli alleati hanno manifestato «la loro stupidità credendo di poter dominare l'Iraq». La crisi attuale è l'ennesimo tentativo di «mettere alla prova l'eroico esercito iracheno, che peraltro non ha bisogno di tali prove in quanto la Madre di tutte le battaglie ha già dimostrato che non teme alcuna minaccia». Al Qadisiya conclude con una minaccia: «Siamo pronti a dare agli aggressori una lezione che non dimenticheranno mai». Secondo un altro giornale governativo, Bush ha una specie di fissazione nei confronti dell'Iraq. Inoltre, viene sostenuto che la responsabilità di quanto accade è anche del Consiglio di sicurezza dell'Orni. Il quotidiano dell'Iraq ha infatti sostenuto che le Nazioni Unite appoggiano «la posizione terrorista dell'amministrazione Usa e i tentativi di certi Paesi di dominare il mondo per impadronirsi della fortuna di Stati indipendenti». A proposito della crisi del 32° Il leader libicoe, in alto, il vidi Baghdad, T Gheddafi e-premier areq Aziz parallelo, Gheddafi ha rivolto un appello ai Paesi arabi affinché diano prova di «fermezza e determinazione» nei confronti dell'ultimatum alleato, definito «un'aggressione all'Iraq». Lo ha riferito ieri, citando un comunicato del ministero libico dell'Unità araba, l'agenzia ufficiale di Tripoli '«Jana». Nel documento si afferma che «la minaccia contro l'Iraq e l'aggressione della quale è fatta oggetto costituiscono una violazione della sicurezza collettiva degli arabi. E questo esige un atteggiamento fermo e determinato di tutti i Paesi arabi per farvi fronte». Ancora, secondo la Libia «l'Iraq ha il diritto di dislocare i propri missili ovunque sul proprio territorio». Anche la Lega Araba ha respinto le iniziative degli alleati contro l'Iraq, qualificandole come «minacce» e sostenendo che, in quanto organizzazione pan-araba, si preoccupa per la sicurezza e l'integrità territoriale dell'Iraq. Un comunicato diffuso ieri al Cairo, relativo a una dichiarazione del segretario generale della Lega Araba, Esmat Abdel Meghid, afferma che «la Lega Araba sottolinea ancora una volta la propria premura per qualsiasi Stato arabo, e non accetta alcuna minaccia ai propri membri». Ieri, inoltre, il governo di Baghdad ha respinto l'avvertimento del Consiglio di sicurezza dell'Orni riguardo all'interdizione dei voli delle Nazioni Unite sul territorio iracheno. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Mohammed Said as-Sahhaf, con un comunicato in cui si sostiene che «le squadre di esperti dell'Orni dovranno utilizzare aerei iracheni sia per recarsi in Iraq sia per lasciare il Paese, oppure fare uso dell'autostrada Amman-Baghdad come fanno gli iracheni, gli arabi e tutti gli altri stranieri». Secondo il ministro, «ciò non costituisce affatto un ostacolo alle missioni degli ispettori dell'Onu come asserisce invece il Consiglio di sicurezza», [e. st.] Il leader libico Gheddafi e, in alto, il vice-premier di Baghdad, Tareq Aziz