Sarajevo sono responsabili dell'attentato al vicepremier di I. B.

Caschi Blu sotto accusa Caschi Blu sotto accusa Sarajevo: sono responsabili dell'attentato al vicepremier ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il vice primo ministro della Bosnia Hakija Turajlic, assassinato venerdì sera dai serbi, è stato sepolto ieri nel piccolo cimitero musulmano poco distante dal palazzo della presidenza di Sarajevo. Ai funerali non hanno assistito i rappresentanti delle forze di pace dell'Orni, anche se Turajlic è stato ucciso a bordo di un'autoblindo dell'Unprofor che lo stava trasportando in città. Per la gente di Sarajevo, amareggiata da mesi dal comportamento dei Caschi Blu, non ci sono più dubbi: le forze dell'Orni sono complici dei serbi che hanno ammazzato a sangue freddo il vicepremier. La condanna unanime è condivisa dal governo chejaccùsa le forze dell'Orni, ed in particolare il loro comandante, il generale francese Philippe Morillon, di essere responsabili dell'attentato. «Si tratta di un assassinio compiuto da due parti: i cetnici e l'Unprofor», ha dichiarato un parlamentare bosniaco. «Non dico che fossero d'accordo ma hanno partecipato tutti e due all'esecuzione». A sua volta, il vicepresidente bosniaco Ejup Ganic ha chiesto come mai Morillon non abbia fatto nulla per impedire l'uccisione di Turajlic. Il vicepremier era a bordo di un'autoblindo dei Caschi Blu che lo stava scortando in città dopo il suo incontro avvenuto all'aeroporto di Sarajevo con la delegazione turca in visita alla capitale bosniaca. I serbi hanno fermato il convoglio. Dopo una lunga trattativa qualcuno all'interno dell'autoblindo ha aperto la porta. Ed è stato allora che un miliziano serbo ha scaricato la sua mortale raffica contro Turajlic. Otto proiettili hanno colpito l'uomo, deceduto sul posto. Nessun altro è stato ferito. Il tutto accadeva sulla strada controllata dai Caschi Blu, a 400 metri dall'aeroporto dove sono stazionati circa 1500 soldati delle forze di pace dell'Orni. Come mai nessuno ha tentato di fermare gli assassini? Dopo le confuse spiegazioni del colonnello francese che guidava il convoglio, troppe domande continuano a rimanere senza risposta. «Abbiamo trattato con i serbi un'ora e tre quarti», ha dichiarato l'ufficiale francese, «ma nel frattempo un loro uomo ha riconosciuto Turajlic e gli ha sparato dietro alle mie spalle». Ma non ha saputo dire perché hanno accettato di aprire la porta dell'autoblindo che può essere dischiusa soltanto dall'interno. «Prima non abbiamo aperto il fuoco - ha detto - per evitare che ci fossero delle vittime. Dopo non abbiamo risposto perché oramai l'assassinio era compiuto». All'inizio il generale francese Morillon ha dichiarato che si trattava del gesto di un semplice criminale, ma poi ha dovuto correggersi. «Dopo l'uccisione del vice primo ministro Turajlic le possibilità di pace in Bosnia sono ancora più ridotte. Turajlic era sotto la mia difesa. Per questo ho chiesto ai dirigenti serbi un'indagine immediata e un processo contro i responsabili». Secondo Morillon, la responsabihtà dell'attentato è da attribuire al comandante delle truppe serbe di Sarajevo, il generale Stasnislav Galic, che si trova nella caserma di Lukavica. «Condivido il dolore e l'amarezza dei bosniaci - ha detto Morillon - ma i serbi mi hanno comunicato che hanno già arrestato il colpevole». Ma il governo bosniaco, che ritiene il generale Morillon responsabile dell'assassinio, ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Orni per fermare in qualsiasi modo l'aggressione dei serbi. «Questo è un chiaro segnale che questi fascisti devono essere fermati dalla comunità internazionale», ha dichiarato il vicepresidente bosniaco Ejup Ganic. «Prima di continuare a trattare dobbiamo avere le garanzie che i serbi siano veramente pronti alla pace, altrimenti non possiamo andare a Ginevra. Per ragioni morali e di sicurezza». [i. b.]

Persone citate: Ejup Ganic, Morillon, Philippe Morillon, Stasnislav Galic

Luoghi citati: Ginevra, Sarajevo, Zagabria