la volpe Agroppi si fa amico Di Mauro

Il nuovo tecnico viola cerca di portare dalla sua parte il più strenuo difensore di Radice Il nuovo tecnico viola cerca di portare dalla sua parte il più strenuo difensore di Radice la volpe Agroppi si fa amico Di Mauro Aldo mette le mani avanti: «Quipretendono miracoli» Deve cambiare gioco, vincere e piacere ai Cecchi Gori IL RITORNO DAL VIDEO AL CAMPO VFIRENZE IA il microfono e quel mezzo sorriso obliquo, è tempo di gessetti e lavagne. Aldo Agroppi è tornato allenatore. Mica facile, la gran festa con l'orgia di applausi e telecamere accese è già ovattata. I telegrammi pieni di auguri sono in un angolo e le ragazzine a caccia di autografi non regalano più emozione. Ora è il calcio delle preoccupazioni a chiamare. Mica facile cancellare di colpo una squadra per costruirne una uguale e diversa ad un tempo. Bisogna giocare a uomo, archiviare la zona. E' la scelta dell'allenatore che spiega: «lo ho sempre giocato così e non saprei fare altrimenti...». Ora bisogna convincere Effenberg a fare il terzino destro, spiegare a Laudrup l'essenza del sacrificio, a Batistuta l'ineluttabilità del rientro in difesa, a Baiano ed Orlando come centellinare le energie. In un giorno cambia tutto. Agroppi sa di dover trapiantare il suo gioco a uomo in una squadra che fino al giorno precedente sapeva di dover «prima divertire e poi vincere». Ed attenzione perché questo gusto allo spettacolo permane nei proprietari della Fiorentina. Agroppi dovrà tenerne conto. L'equazione non è di quelle a pronta soluzione. Giocare a uomo, tenere in squadra gente come Batistuta, Baiano, Orlando e Laudrup votati all'attacco, prendere meno gol, ap¬ parire comunque squadra patinata ed elegante, vincere. Ecco perché è scomparso il sorriso, e sono comparsi gessetto e lavagna. Ieri Agroppi ha inaugurato la novità: lezione di tattica mattutina. «Per giocare a uomo è indispensabile, tenendo conto che abbiamo una squadra a trazione anteriore, che tutti sappiano cos'è il sacrificio. Siamo andati bene contro il Leeds; bravissimo Di Mauro. E' quello che voglio. Con l'Inter invece* siamo calati...». Poi schemi e freccette, ripetuti fino alla noia. Agroppi ci scommette la credibilità, non può sbagliare. «Tutti mi chiedono l'Europa, vittorie, difesa impermeabile. Bisogna cambiare in fretta cercando però di non stravolgere la natura di questa squadra...». Che è nata per attaccare e poco per difendere. «Ho giocatori che mi mandano in sollucchero. Scattano, corrono, fanno grandi triangolazioni. Però bisogna anche saper chiudere, difendersi. Devo aver pazienza, verificare, potrei essere costretto a modificare qualcosa». Ovvero, fuori un fantasista, dentro un manovale alla Iachini. Ma v'immaginate cosa succederebbe dopo? Pioggia di critiche. Agroppi non è capace di dare un gioco, Agroppi schiavo del passato, Agroppi che accantona i fuoriclasse. Ed ancora: Agroppi che non sa stare al passo coi tempi. Laudrup come Antognoni? «Devo restare calmo, pensa- re ad una gara per volta. Ora ho l'Udinese, terribile in casa, e che dovrò affrontare senza Carnasciali, messo ko ieri da un'infrazione allo zigomo. E poi ancora due trasferte su tre gare». Bravo Agroppi, hai capito tutto. Ed hai capito anche di aver bisogno di alleati. E ieri è arrivato un colpo da maestro: stretta di mano con Di Mauro, tipo taciturno, che non ama i riflettori, che parla poco ma usa la lingua come un bisturi. E' stato l'unico in passato ad aver «minato» anche la società. Prima per un aereo «alla Fantozzi» utilizzato per arrivare^ Pescara («Speriamo di tornare vivi con quella schifezza...»); poi per la proposta di ver¬ sare una parte dei premi-Uefa a mogli e madri («E' una grandissima stupidaggine»); poi difendendo Radice. Un leader sommèrso, che emerge però in campo. Agroppi lo studiava da un paio di giorni: «E' un elemento fondamentale, ha carattere, carisma, alla Passare Ila...». E il romano ha risposto di sì: «Non dimenticherò mai l'amarezza per quello che è successo a Radice, ma sono a disposizione di Agroppi che avrà da me quello che avevo dato al tecnico precedente. Il nuovo allenatore mi piace, parla chiaro e in faccia. Scherza e lavora, gli starò accanto». Un problema in meno. Di Mauro ha già iniziato a dare una mano: «Parlerò con Agroppi, gli dirò di stare attento a Desideri che nell'Udinese gioca da libero ma che si trasforma in centrocampista aggiunto». E non sono sgradite ad Agroppi le battute che Di Mauro regala alla Nazionale: «Dite che sarò convocato per l'amichevole di Firenze? Certo che uno della Fiorentina dovranno comunque chiamarlo, sennò la gente rompe tutto». Ma ecco che sorge un altro problema, Effenberg..Il tedesco bofonchia, dovrà limitare il gioco d'attacco: «Ho capito, dovrò fare anche il terzino destro. Una fascia tutta per me. Non so se sia la soluzione migliore». Un lavoraccio, che peraltro deve pagare subito. «Certo che ho tanta voglia, ma adesso viene il difficile - racconta il tecnico che da quando ha ripreso a lavorare si è beccato pure il mal di schiena -. Da un paio di anni guadagnavo la vita parlando, ora più zitto sto meglio è...». In realtà continua a giocare le sue carte migliori, simpatia e comunicabilità. Ma senza strafare, lanciare proclami, lasciarsi sfuggire provocazioni. «Il calcio non permette promesse inevase. Mi aspettano tutti al varco. Stimo moltissimo Radice, da trent'anni vive nel calcio e per il calcio. Bisogna essère indistruttibili per uscirne vivi. E io vado in fibrillazione pensando all'Udinese». Alessandro Rialti Il nuovo allenatore ha chiarito i suoi intendimenti: «Sarà bene che tutti imparino a fare sacrifici»

Luoghi citati: Baiano, Europa, Firenze, Pescara