Intervista con Drewermann teologo-psicoanalista

Sospeso a divinis per le sue critiche, in Germania è più popolare dello stesso Papa Intervista con Drewermann, teologo-psicoanalista La Chiesa? Insegna male e dà risposte sbagliate PADERBORN DAL NOSTRO INVIATO Le sue conferenze e le sue pi che sono affollate come un \ certo rock. I suoi libri - una quarantina - hanno venduto milioni di copie. Ma Eugen Drewermann, teologo e psicoanalista, a 52 anni è un personaggio scomodo per la Chiesa cattolica tedesca: per la sua critica dei dogmi, per la sua interpretazione di miracoli ed episodi biblici, è stato privato della cattedra al seminario di Faderbom, una cittadina nel bacino della Ruhr, e sospeso temporaneamente dall'esercizio della liturgia. Secondo i sondaggi in Germania Drewermann è «più popolare e più simpatico» del Papa. Un fenomeno sociale, oltre che religioso e culturale. Quando non è in viaggio per seminari e conferenze, Drewermann vive in un piccolo appartamento colmo di libri e d'oggetti, incontri con culture lontane. Perché una lettura psicoanalìtica della Bibbia? «Perché nei punti rilevanti utilizza la lingua della poesia, del sogno. Oggi sembra essere reale solo quello che è percepibile come oggetto, ma la psicoanalisi sa che vi sono realtà anche nella profondità dell'uomo. Voglio tentare di ridare alla Bibbia e alla religione la loro effettiva verità, spiegando le leggende e i racconti con l'aiuto dell'interpretazione dei sogni». Che cosa sono per lei dogmi come la verginità di Maria, la morte e la resurrezione di Cristo, l'Ascensione? «Secondo il nuovo catechismo sono avvenimenti ai quali si deve credere "esternamente": la verginità e la concezione verginale di Maria, per esempio, vanno considerati biologicamente. Ma come psicoanalista conosco donne che danno nuova forma alla loro vita raccontando sogni in cui nceyonqm regalo un bambino. In metafore di questo tipo si esprime qualcosa che non deriva dalla propria volontà, ma che gli uomini devono sviluppare in se stessi. Vorrei aggiungere che la "concezione verginale" precede di duemila anni il Cristianesimo. Nell'antico Egitto il re era figlio della vergine: non si poteva considerare un re come il semplice risultato della storia umana. Gesù ha parlato a un mondo bisognoso di riconciliazione, ha parlato come "dal cielo verso la Terra": per questo mi sembra giusto descriverlo con la metafora del "figlio di una vergine". Ma non si deve falsificare tutto con una superstizione biologica. Lo stesso vale per l'Ascensione: è una esperienza interiore. Gesù è a fianco di Dio, per chi ha capito che la persona e il messaggio di Gesù non possono essere uccisi ma significano una verità effettiva». E i miracoli? «Molti miracoli attribuiti a Gesù derivano dalla cultura ellenistica, e in questo senso non sono delle "relazioni storiche" su di lui. Ciononostante mi sembra che diano una descrizione reale dell'effetto che Gesù aveva sugli uomini. Ad esempio la guarigione del cieco: deriva da analogie religiose e storiche, ed è stato raccontato da Gesù stesso in concorrenza, per così dire, con ''miracolatoli'' profani. Ma la descrizione del modo in cui Gesù prende per mano il cieco e gli mette le mani sugli occhi è un tentativo estremamente significativo di descrivere quale bontà promanasse da lui: una bontà grazie alla quale un uomo poteva avere di nuovo confidenza nella propria concezione del mondo, e acquistare una nuova percezione. Per la maggior parte dei cristiani i miracoli sono esempi che l'uomo di Nazareth era completamente diverso da noi, documentazioni della sua divinità. Gesù dice invece ai suoi discepoli: "Andate per la Galilea e guarite i malati e scacciate da loro i demoni e poi annunciate quanto vicino sia Dio". In altre parole, dovremmo fare esattamente le cose che anche Gesù ha fatto: i suoi miracoli sono esempi di un'umanità che è in grado di sconfiggere la malattia, la disperazione e la paura: una paura che è penetrata fino all'interno delle parti fisiche del corpo». E' una metafora anche il fatto che, secondo il Cristianesimo, Gesù è figlio di Dio? «L'espressione figlio di Dio è senza dubbio una metafora da un punto di vista storico-religioso. Nella quinta dinastia dell'antico Egitto, sotto la pressione dei sacerdoti di Tebe il Faraone non viene più onorato quale Dio vivente ma è chiamato figlio di Dio, figlio del Sole. Il titolo di figlio di Dio, che nel Cristianesimo rappresenta la più alta descrizione del potere di Gesù, è in realtà una diminuzione della sovranità originale dei Faraoni. L'ebraicità del Vecchio Testamento ha protestato contro una simile concezione. Nei salmi 2 e 110 esistono tentativi poetici e metaforici di applicare le concezioni regali dell'antico Egitto al sovrano di Israele; anche nelle concezioni del Messia elaborate dalla Chiesa degli albori sono penetrati i pensieri dell'antico Egitto. In realtà Gesù è la risposta alla forma più profonda di disperazione, alla paura che minaccia di divorare la vita umana, è una mano salvatrice che porta al di là del baratro. E' la base per la fiducia: nel fatto che l'amore può essere più forte dell'odio, che la bontà può essere più forte della violenza. Dovremmo parlare di Gesù con un simile linguaggio, perché l'ebreo di Nazareth considerava il concetto di figlio di Dio come un concetto profano». segreto di Dio sia profondamente ancorato nell'animo degli uomini. Per capire Dio bisogna capire gli uòmini. L'animo degli uomini è il risultato di un'evoluzione di milioni di anni. Soltanto chi capisce gli strati più profondi dell'animo umano capisce che cosa può dirci Dio. Una fede che si accontenta di se stessa è separata dalla realtà». Non crede dunque di far violenza alla fede, con questa «sovrapposizione» della psicoanalisi alla fede? «Una fede che non si lascia integrare nella psicologia umana è violenta in se stessa. Non si basa sulle esperienze degli uomini ma deve essere portata agli uomini dall'esterno, attraverso le tradizioni e gli insegnamenti. Si basa su una scissione: parlando in termini psicoanalitici, si riflette solo sul Super Io, si può consolidare soltanto in questo Super Io. La fede e la religione dovrebbero rapprr-entare invece una funzione dell'Io, e soprattutto promuovere l'uomo come persona. Non è vero che con la psicologia io "estraneo la fede": utilizzo invece le forze che ci sono nello stesso messaggio cristiano». Ma i dogmi, all'interno della fede, non sono punti di passaggio obbligati per chi voglia arrivare al mistero di Dio? «Non sono contro i contenuti dell'insegnamento cristiano, ma contro il formalismo e il dogmatismo con cui il cattolicesimo ha interpretato la propria trasmissione della fede, e con cui cerca di minacciare gli uomini. Gesù non ha mai usato la lingua dei dogmatici, ha cercato di parlare al cuore degli uomini con metafore che potevano dare una nuova forma alla loro vita». Lei ha scrìtto di volere introdurre un «cavallo di Troia» nella fortezza della teologia. Per distruggere che cosa? «Duecento anni dopo l'Illuminismo si è capito che non è più possibile motivare la religione se non con la libertà e la ragione, con l'evidenza della sensazione, dell'esperienza umana. Tutto quanto viene imposto autoritariamente si sbriciola nella modernità perché non è credibile. In Germania l'80 per cento della popolazione ha voltato le spalle interiormente alla Chiesa, e neanche il 30 per cento crede alla vita dopo la morte: è un fenomeno negativo, ma è "il conto" per il modo sbagliato di annunciare il messaggio cristiano. Siamo come ai giorni del profeta Geremia, 600 anni prima di Cristo: Geremia pregò che le mura di Gerusalemme crollassero e il tempio del vecchio re venisse distrutto, così che Dio potesse scrivere finalmente le sue parole nel cuore dell'uomo e non più su tavole di pietra». Dall'interpretazione psicoanalitica della tradizione a una crìtica radicale della Chiesa. Perché? «Molti uomini soffrono perché la Chiesa li intimorisce con sensi di colpa, con direttive autoritarie. La Chiesa amministra troppo il proprio potere, la sua lingua non è più quella degli uomini, i suoi riti sono stantii e vuoti. Un esempio per i falsi ideali della Chiesa: chiede obbedienza al suo "insegnamento infallibile". Per me obbedienza significa avere una apertura nei confronti della persona che mi sta di fronte: ascoltarla in modo da poter capire i suoi interessi. Ciò significa che devo ascoltare anche me stesso, che mi devo conoscere per poter conoscere gli altri. E' un effetto reciproco. Esiste una fase, nell'evoluzione di ogni uomo, in cui i genitori devono proibire cose che i bambini non possono ancora capire. Ma questo stadio finisce: l'obbedienza finisce nel momento in cui si impara ad aver fiducia in se stessi. La Chiesa invece rende eterno lo stato infantile della coscienza». Quali sono le domande alle quali la Chiesa deve dare una risposta, oggi? «La Chiesa dovrebbe soprattutto smettere di dare risposte sbagliate. Un terzo dei matrimoni in Germania finiscono in divorzio, ma il nuovo catechismo dichiara che non si deve divorziare, e che due divorziati che si risposano non devono avere accesso ai sacramenti. Per la maggior parte della gente una tale concezione è disumana e ingiusta. La Chiesa continua a dichiarare che qualsiasi tipo di contraccettivo è un peccato: milioni di donne in Germania hanno dovuto imparare a ignorare il dettato pontificio» «Il Papa è riuscito a dire in Nigeria che l'aumento della popolazione non è un problema drammatico: ma oggi anno muoiono di fame oltre 50 milioni di persone, e nei prossimi trent'anni saremo otto-dieci miliardi. sulla Terra. Nel nuovo catechismo viene scomunicata una donna che abortisce perché presa dalla disperazione; la si considera un'assassina, ma viene dato il permesso di uccidere uomini con la pena capitale. E viene sostenuto che il mondo è stato sconvolto dagli angeli che dopo aver peccato si sono trasformati in diavoli. La Chiesa continua a insegnare ad aver paura dell'inferno, quasi che l'idea di un Dio che assegna pene eterne sia da collegare alla bontà del Padre di Gesù. Per la Chiesa non esiste ancora la necessità di proteggere i boschi tropicali, la molteplicità della vita sul nostro pianeta, gli animali e le piante. La Chiesa, piuttosto, dovrebbe parlare in modo positivo della riforma del mercato mondiale, che non offre alcuna possibilità ai Paesi del Terzo Mondo». Cosa pensa di Giovanni Paolo II? «Amministra la paura della gerarchia ecclesiastica per le conseguenze del Concilio Vaticano n, e cerca di scioglierla tornando alle strutture che esistevano negli Anni 50. La svolta tentata dal Concilio Vaticano deve essere repressa sotto la reggenza di questo Papa, nel quale abbiamo di nuovo il vecchio insieme di padre, autorità, oppressione, ostilità nei confronti delle donne. Giovanni Paolo Secondo riflette lo stato della Chiesa al Concilio di Trento». Emanuele Novazio «Donne, ambiente, povertà e Terzo Mondo: alla gente vengono imposti dogmi disumani» Sospeso a divinis per le sue critiche, in Germania è più popolare dello stesso Papa per le conseguenze del Concilio» La Ce d Lei applica la psicoanalisi alla religione. Ma la fede non dovrebbe accontentarsi di sé, del suo mistero? «Credo che il Eugen Drewermann: 52 anni, è un personaggio molto scomodo per la Chiesa cattolica tedesca Giovanni Paolo II visto da Levine Per Drewermann «amministra la paura delle gerarchie per le conseguenze del Concilio»