Ribelliamoci alla soia
Molti consensi, ma i «capi storici» non ci stanno: «Sono trovate da rinnegato» polemica. Il leader dell'Ami: siamo diventati una setta Ribelliamoci alla soia Macrobiotici, esplode l'autocritica TERREMOTO nel tempio macrobiotico. Tremano gli altari al «dio chicco», i sacrari alla soia e alla crusca. Paolo Antognet- ti, presidente-fondatore dell'Associazione macrobiotica italiana (Ami), fa autocritica e nell'ultima assemblea sociale spiazza tutti con un profondo e circostanziato «j'accuse». Antognetti, che è a capo di una delle più consistenti associazioni macrobiotiche d'Italia (circa 7 mila iscritti, decine di negozi, ristoranti, circoli culturali), si scaglia contro i fanatismi del mangiare secondo natura: «Siamo litigiosi - dice - forse anche più degli altri movimenti alternativi. Ci comportiamo come se fossimo una setta: sembra quasi che, a forza di mangiare riso, siamo diventati dei chicchi, delle monadi isolate che non riescono a integrarsi con il resto della società. Ci consideriamo arrogantemente superiori a chi non pratica la macrobiotica: qual è l'ultima vacanza, l'ultimo invito a cena con persone non macrobiotiche? Pensiamo solo al cibo, poco al lato affettivo del rapporto con noi stessi e con gli altri». Antognetti difende i valori macrobiotici e la «scienza della lunga vita», diffusa in tutto il mondo, negli Anni 50 e 60, da Georges Ohsawa. Essa è molto più che una semplice dottrina a favore dei cibi genuini, contro gli antiparassitari e i diserbanti. E' un'autentica «filosofia dietetica», simile alle regole dei monaci zen. E' l'arte di nutrirsi nel rispetto di Yin e Yang, le «forze opposte» che regolano l'universo e la natura. Però il presidente non sopporta l'estremismo di molti praticanti: «La macrobiotica ha realizzato parecchi miracoli, ma non bisogna rimanerne abbagliati. Il peggiore dei nostri errori è aver confuso i consigli alimentari per i malati con quelli per i sani: abbiamo risolto gravi problemi di salute, ma anche creato guai fisici e mentali in molte persone (bambini compre- si) e molti sensi di colpa, un po' come avviene con il sesso per la Chiesa. Quanti amici si sono trovati pelle e ossa, senza più amici né famiglia?». Per ribaltare questa «fama negativa» Antognetti propone di distinguere nettamente i consigli per i malati da quelli per i sani e di abolire la parola «macrobiotica», termine «assurdo, difficile da capire» e di sostituirlo con «terapia alimentare». Il sasso nello stagno è gettato, la discussione è aperta. Il torinese Carlo Guglielmo è una delle anime dell'Ami e della macrobiotica italiana. Anni fa ha aper¬ to un centro pionieristico («La finestra sul cielo»), poi diventato anche negozio e ristorante. Gestisce anche un'importante ditta che importa prodotti macrobiotici. «Quelle di Antognetti sono sciocchezze - dice Guglielmo - e sono sicuro che anche lui la pensa così, al di là dell'esasperazione del momento. Forse 1 ha fatto per problemi personali. Le sue critiche potevano valere 15 anni fa, quando la macrobiotica era interpretata in modo primitivo. Qualsiasi insegnamento può essere applicato in modo sbagliato: c'è chi fa karaté solo per poter picchiare gli altri». E il nome, lo cambierebbe? «No, assolutamente. Non è affatto screditato. Non sarà bello, né facile, ma ha "contenuti" importantissimi, è una parte della nostra identità». Contro Antognetti si leva anche la voce di Andrea Ang e lucci, tra i responsabili di «Un punto macrobiotico», la prima associazione di questo tipo sorta in Italia, all'inizio degli Anni 80 (conta una quarantina di centri e qualche migliaio di iscritti). «Antognetti segue Michio Kushi, un allievo di Oshawa che ha rinnegato il maestro proponendo per primo di cambiare il termine "macrobiotica". Noi non siamo una setta e non siamo d'accordo. Anche sulla confusione tra diete per sani e per malati si sbaglia: Oshawa aveva già tenuto conto di queste differenze istituendo 10 tipi di diete diverse». La macrobiotica è una delle pratiche più diffuse tra gli ambientalisti, sempre attenti al vivere in armonia con la natura. Ma i leader verdi guardano al problema con un certo distacco. A Fulco Pratesi mettono tristezza «quei ristorantini solo per iniziati dove ti propinano delle carote moscette e quelle digustose pappine di semi». Per il leader del Wwf «la macrobiotica è un'i- dea in declino, che non ha futuro. Si basa su intuizioni che si sono rivelate carenti. Non c'è motivo, per mangiare, di seguire regole esoteriche. L'importante è variare i cibi con intelligenza». Anche Ermete Realacci, della Lega Ambiente, non ama fare troppi sacrifici alimentari: «Sto attento a quello che mangio, ma non disdegno i piaceri della tavola. E in vacanza vado anche con amici gaudenti: noi difendiamo l'ambiente perché amiamo vivere». A tavola, invece, lo scrittore Oreste del Buono si controlla: «Come vegetariano mi sento sempre isolato - spiega - gli amici spesso mi prendono bonariamente in giro. Ma il purismo assoluto non lo capisco. Seguo diete ma non lo faccio come se fossero l'elisir di lunga vita». Nella storia, spiega lo studioso di miti e di religioni, le prescrizioni alimentari non sono una novità: «Ce n'erano anche, nel cristianesimo - ci dice Elémire Zolla -, basti pensare alle diete speciali seguite da alcuni ordini monastici». Oggi, però, Zolla non vuol sentire parlare di costrizioni: «Le diete per sani sono una cosa dissennata». Zolla ironizza anche su un precetto tibetano «che vieta l'uso dell'aglio e della cipolla»: dogmi particolari, speciali vie esoteriche alla perfezione? «Secondo me è semplicemente perché sono ortaggi fetidi». Non sempre ci si imbatte in motivazioni filosoficamente profonde come quelle del mahatma Gandhi, che in un libro (Regime e riforma alimentare) ha dedicato un intero capitolo allo yogurt, cibo «vivo» per eccellenza. Il medico statunitense John Harvey Kellogg, al grido di «viva le fibre» ha messo su un'industria di cereali «coi fiocchi». Carlo Grande Molti consensi, ma i «capi storici» non ci stanno: «Sono trovate da rinnegato» «Troppo screditati cambiamo nome» Oreste del Buono, animalista e vegetariano. A destra, un disegno di Tom Léonard. Sopra, Ermete Realacci A Fianco, Fulco Pratesi: «La macrobiotica non ha futuro». A sinistra, Elémire Zolla: «Le diete sono insensate»
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