Messina, ucciso giornalista di Fabio Albanese

Messina, ucciso giornalista Messina, ucciso giornalista 77 corrispondente della «Sicilia» raccontava i segreti dei clan MESSINA. Era il giornalista che da anni raccontava le lotte a colpi di pistola fra le cosche mafiose locali. Beppe Alfano,. 42 anni, giornalista pubblicista, è stato ucciso questa notte da alcuni killer, nel centro di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Il corpo di Alfano, corrispondente locale del quotidiano di Catania «La Sicilia», è stato trovato dentro la sua auto, una «Renault 5» di colore rosso, regolarmente parcheggiata in via Marconi, la strada principale del paese. A cento metri di distanza, nella vicina via Trento, una parallela, c'è la sua casa. Alfano; che insegnava educazione tecnica nella scuola media della vicina Terme Vigliatore, è stato ucciso a colpi di pistola sparati alla testa, poco dopo le 23,20. I primi soccorritori lo hanno trovato con il capo riverso sul volante, ancora seduto al posto di guida dell'auto. Sembra che fosse appena rientrato e che stesse parcheggiando l'auto per andare a casa, quando sono entrati in azione i killer. Nessuno, stando alle prime indicazioni, avrebbe assistito all'agguato che non ha precedenti nel Messinese, nonostante che la zona di Barcellona Pozzo di Gotto, sulla fascia tirrenica della provincia, viva da mesi una tragica stagione di sangue. Solo negli ultimi venti giorni ci sono stati quattro morti ammazzati. Troppi per una cittadina dalle poche risorse e di 40 mila abitanti. La zona, sino a qualche anno fa, èra sotto il controllo del clan mafioso dei Chiofalo. Dalla sua disgregazione è nata una lotta fra clan che ha fatto decine di vittime negli ultimi anni. Beppe Alfano, da anni corri¬ spondente de «La Sicilia», aveva due bambine; la moglie è infermiera all'ospedale di Patti. Il delitto assomiglia tanto, nell'esecuzione, a quello che ebbe come vittima il giornalista-scrittore Pippo Fava, delitto avvenuto il 5 gennaio di nove anni or sono a Catania. Difficile per gli investigatori, almeno per il momento, capire il perché di quest'omicidio. «Una gran brava persona, uno che non aveva reticenze a raccontare cos'accadeva in quella che lui chiamava "terra di confine"», così lo definiscono i colleghi di lavoro di Barcellona. E forse questa è già una spiegazione. Intanto, a Catania, nuovi veleni a Palazzo di giustizia. La procura della Repubblica sconfessa e attacca il suo sostituto Felice Lima, e difende l'operato di un altro giudice, Amedeo Bertone. La vicenda sulla quale la procura ha deciso di intervenire anche all'esterno, contravvenendo alla consueta regola del silenzio, è quella relativa all'inchiesta sull'imprenditore Mario Rendo, sospettato di contiguità. Il deputato della Rete Carlo Palermo nei giorni scorsi aveva accusato la procura catanese di non avere portato avanti l'inchiesta. Ieri sera, la procura ha emesso un lungo e duro comunicato: «Il procedimento, periodicamente sollecitato, come di norma, non ha avuto alcun impulso da parte del dottor Lima fino alla data odierna - si legge fra l'altro - e ciò nonostante competesse al predetto sostituto ogni iniziativa investigativa, per la quale non è prevista alcuna preventiva autorizzazione da parte del capo dell'ufficio». Fabio Albanese

Persone citate: Amedeo Bertone, Beppe Alfano, Carlo Palermo, Chiofalo, Felice Lima, Mario Rendo, Pippo Fava