« Colombo era un re nero»

« Il governo celebra la spedizione ma per i critici è un mito « Colombo era un re nero» I senegalesi: scoprì l'America nel 1300 NEL NUOVO MONDO DALL'AFRICA COLOMBO era nero, parlava man dingo, una lingua del ceppo sudanese, e viveva in Mali. Naturalmente non alla corte di Isabella, ma dell'imperatore Bakari II. Questa almeno è la teoria del governo senegalese, che ha lasciato scadere l'anno del grande genovese prima di ridimensionarlo: bravo navigatore e uomo audace, ma non come i nostri predecessori, che arrivarono in America un secolo e mezzo prima di lui. La scoperta del Nuovo Mondo risalirebbe al 1321. «In quell'anno l'imperatore del Mali, Bakari II, organizzò una spedizione verso una Terra mitica di cui parlavano i suoi antenati, al di là del grande mare. Le sue piroghe si comportarono meglio delle vostre tre caravelle e una colonia si insediò sull'altra sponda dell'Atlantico, in Messico». Il racconto del governo di Dakar ricorda molto quello del- l'imperatore Mansa Musa, erede di Bakari-Colombo sul trono del Mah. Spiega il professor Teobaldo Filesi, docente di storia africana all'università pontificia e a Napoli: «Sì, il resoconto della fantastica spedizione africana in America esiste. Ce l'ha lasciato lo scrittore arabo al Umari ibn Fadl Allah, capo della Cancelleria del sultano d'Egitto nella prima metà del 1300». E' un racconto talmente bello che assomiglia un po' troppo a una leggenda. Il grande imperatore Bakari II è ossessionato fin da bambino dall'oceano che gli sta di fronte e dalle terre che può nascondere. Prepara una flotta, 200 piroghe cariche di uomini, altrettante d'oro, acqua e viveri, e ordina: andate fino ai confini del mare. Torna una sola imbarcazione, gli esploratori impauriti parlano di un terribile fiume che ha inghiottito i loro compagni. L'imperatore non gli crede: stavolta parte anche lui, alla testa di duemila piroghe, dietro alla sua ossessione. Prima di salpare nomina l'erede, Mansa Musa. E' proprio il nuovo imperatore a raccontare la storia della scoperta dell'America in versione africana agli egiziani, durante una tappa del suo pellegrinaggio alla Mecca. «Il giorno della partenza fu l'ultimo in cui vidi il mio predecessore. Ma sono certo che Bakari ha trovato la Terra Nuova». Quale attendibilità storica hanno il racconto e quindi le rivendicazioni del Senegal? «Ben poca - dice il professor Filesi, che all'argomento ha dedicato di recente un articolo sulla rivista Nigrizia -. Prove non ce ne sono e inquadrare storicamente l'impresa di Bakari è problematico, anche se affascinante. Perché non ipotizzare che quel fiume poderoso che inghiotte la flottiglia sia il Rio delle Amazzoni? E che gli africani abbiano sfruttato le correnti marine che facilitano la traversata verso l'America, ma ostacolano il ritorno? Se l'è chiesto anche uno storico rigoroso come Wauny. Ma è più probabile che l'imperatore volesse impressionare il sultano. Non a caso gli lasciò in dono tanto oro che in Egitto l'inflazione s'impennò! Certo la storia di Bakari è intrigante, ma l'imperatore non è il solo a vantare diritti di precedenza su Colombo». Gli fanno compagnia Gunn- bjorn il vichingo, che mille anni fa si sarebbe spinto fino alla Gronland, la terra verde, l'attuale Groenlandia, seguito dal più noto Eric il Rosso con il figlio Leif il Felice, il mitico scopritore del Canada. E anche i cinque monaci buddisti che nel 459 dopo Cristo avrebbero raggiunto Fu-sang, il Messico: una teoria che fece litigare illustri sinologi europei nel secolo scorso. Ma i senegalesi non se ne curano, e credono nell'impresa dei loro avi a tal punto che hanno deciso di ripeterla. Quattro grandi piroghe, ognuna con dieci uomini a bordo, partiranno da Dakar verso Vera Cruz, Messico. Si spingeranno fino a New York, per poi puntare su Rio de Janeiro. Andrà bene anche stavolta, anche perché sono già stati emessi francobolli per celebrare il Colombo nero e i suoi eredi. AldoCazzullo Per provare la storia Dakar fa salpare 4 barche per Vera Cruz I senegalesi «Il vostro Cristoforo Colombo è arrivato in America un secolo e mezzo dopo le nostre piroghe»

Persone citate: Cristoforo Colombo, Gunn