Massacrato il vicepremier a Sarajevo di Foto Ansa
Nuovo colpo per la pace in Bosnia alla vigilia della ripresa della Conferenza a Ginevra Nuovo colpo per la pace in Bosnia alla vigilia della ripresa della Conferenza a Ginevra Massacrato il vicepremier a Sarajevo I serbi bloccano la scorta dei caschi blu e sparano ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Guerra o pace. A poche ore dalla ripresa della Conferenza di Ginevra sulla Bosnia crescono le incertezze sui possibili risultati delle trattative. E la notizia di un omicidio politico avvenuto ieri a Sarajevo non concorre certo nel facilitare il compito dei negoziatori. Il vice-primo ministro per l'Economia bosniaco Hakija Turajlic è stato ucciso in un attentato. L'uomo politico è stato crivellato dai colpi lungo la strada verso l'aeroporto, mentre, a bordo di un automezzo dell'Onu, si recava ad accogliere una delegazione diplomatica. Due carristi serbi hanno bloccato la strada costringendo il ministro bosniaco a uscire dal veicolo uccidendolo con otto colpi di arma da fuoco. L'episodio è stato confermato dal comandante della forza di pace (Unprofor) in Bosnia-Erzegovina, generale Philippe Morillon. Sul fronte diplomatico, malgrado le pressioni internazionali, culminate con l'ultima visita a Belgrado dei due co-presidenti Cyrus Vance e Lord Owen, i serbi non hanno ancora fatto sapere quale posizione assumeranno nell'incontro di domani. Dopo il suo ambiguo discorso alla nazione, in cui poneva l'alternativa della capitolazione politicomilitare della Serbia a quella dell'intervento armato dell'Occidente, senza però precisare che cosa pensava a riguardo, il presidente jugoslavo Dobrica Cosic ha convocato ieri pomeriggio i leader di tutti i partiti parlamentari per consultarsi su Ginevra e proporre la costituzione di un governo di salvezza nazionale. «Bisogna accettare l'accordo di Ginevra perché porta alla pace altrimenti la Serbia entrerà in conflitto con il mondo intero», ha dichiarato Vuk Draskovic, leader del partito del rinnovamento serbo, che ha tuttavia espresso i dubbi che questa scelta venga fatta. Quel che è certo è che la decisione finale verrà presa dal presidente serbo Slobodan Milosevic. Il leader di Belgrado ha fatto sapere che neanche questa volta intende partecipare alle trattative. A giudicare dai combattimenti che infuriano in Bosnia i serbi di quella repubblica sembrano aver scelto la strada del conflitto armato. Nelle ultime 24 ore hanno scatenato nuove violente offensive contro tutti i fronti della Bosnia. L'artiglieria pesante ha bombardato senza tregua le città di Gradacac, Brcko, Maglaj, Tesanj, Doboj e Bihac. Nell'attacco a Bugojno, nella Bosnia centrale, sono state uccise tre persone e quindici sono rimaste ferite, ma si teme che le vittime dei bombardamenti ininterrotti siano molto più numerose. Verso la capitale bosniaca sono ripartiti ieri i convogli umanitari provenienti da Metkovic, via Ploce e Mostar, dopo che i caschi blu britannici hanno riparato il ponte sulla Neretva danneggiato sei giorni fa. Un contingente di soldati inglesi, presso la città bosniaca di Tomi slavgrad, ieri si è trovato sotto il fuoco di artiglieria e ha dovuto cercare protezione, ma nessuno dei militari è rimasto ferito. Il bombardamento, a quanto sembra, proveniva da batterie serbe sulle montagne circostanti. Il leader dei serbi della Bosnia, Radovan Karadzic, ha convocato in serata il Parlamento della cosiddetta repubblica serba che deve decidere la piattaforma per le trattative di doma¬ ni. «L'attuazione del piano di pace proposto da Vance e Owen significa per i serbi della Bosnia meno territorio di quello che avevano prima della guerra. Nessuno può costringerci ad accettare nulla», ha dichiarato Karadzic in un'intervista al settimanale «Nin» chiedendo che a tutti, serbi compresi, venga «assicurato il diritto all'autodeterminazione». Intanto il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha incontrato Eagleburger al quale ha chiesto che gli Usa facciano rispettare il divieto di voli sulla Bosnia con la forza. Infine il futuro ministro della Difesa di Washington, Les Aspin, si è rivolto ieri al Senato appoggiando l'uso della forza militare per far rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che vieta i voli sulla Bosnia. Ma i Paesi membri del Consiglio hanno rimandato ancora una volta il progetto della nuova risoluzione il cui testo doveva essere pronto per domani. Ingrid Badurina Un gruppo di parenti cerca il corpo di un familiare fra i cadaveri dell'obitorio di Sarajevo [FOTO ANSA]
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