Craxi i giudici rilanciano l'offensìva

L'informazione di garanzia dopo le confessioni di Zaffra sugli appalti della Valtellina L'informazione di garanzia dopo le confessioni di Zaffra sugli appalti della Valtellina Cucci, i giudici rilanciano Poffensìva Due i nuovi episodi di corruzione per fondi alpsi MILANO. Un'altra informazione di garanzia, ancora storie di tangenti per Bettino Craxi, segretario del psi. Il tutto sintetizzato, stavolta, in una sola paginetta. Giusto per far sapere su che cosa si sta indagando: sono due episodi per cui si ipotizzano i reati di violazione della legge sul finanziamento ai partiti e. concorso in corruzione, per un totale di 580 milioni. Reati che, nell'ipotesi d'accusa, sarebbero stati commessi assieme a Vincenzo Balzamo, l'ex segretario amministrativo del psi, morto d'infarto a novembre, sulla base del teorema che, nel psi, «non si muove foglia che Craxi non vo-, glia», finanziamenti illegali compresi. Il primo episodio viene fuori dai verbali di Enzo Papi, l'ex amministratore delegato della. Cogefar-Impresit (gruppo Fiat). Verbali su cui la stessa procura aveva posto il vincolo del segreto, ma da cui adesso emerge questo episodio. Siamo a marzo del 1992 e quindi in pieno scandalo tangenti: è vero che fino ad allora era finito in carcere il solo Mario Chiesa, ma era evidente che i magistrati non si sarebbero fermati al «mariuolo». Eppure questo non ha impedito, secondo le testimonianze raccolte, che i partiti bussassero alle casse di diverse aziende. In particolare quelle impegnate nei lavori per la riconversione dell'ex centrale nucleare di Montalto di Castro. Tra queste aziende c'è appunto la Cogefar. E il suo ex amministratore avrebbe - a questo punto è d'obbligo usare il condizionale - portato di persona una valigetta con trecento milioni direttamente a Balzamo, alla sede dell'amministrazione del psi di via Tomacelli, a Roma. Non sarebbe stata una vera e propria tangente, tanto è vero, che Papi non ha ricevuto sull'episodio alcuna contestazione, ma un contributo «volontario» (se così ci può definire). Comunque non iscritto regolarmente nel bilancio del partito, e da qui la violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Nella vicenda di Montalto, Craxi e il defunto Balzamo non si trovano da soli. Li aveva preceduti Severino Citaristi, segretario amministrativo della de: lui, secondo l'accusa, i soldi li avrebbe chiesti e ricevuti dalla Girala, anch'essa impegnata nei lavori alla centrale. Fu infatti dopo l'interrogatorio dell'amministratore delegato dell'azienda, Dario Crespi, che Citaristi ricevette una delle sue (molte) informazioni di garanzia. Accuse sempre negate, però, dall'amministratore democristiano: «Quel Crespi non so proprio chi sia». Eppure, stando alle indiscrezioni, Citaristi avrebbe fatto richieste anche alla Cogefar, mostrando senza tanti complimenti l'elenco dei lavori in cui l'azienda era impegnata e chiedendo un adeguato contributo: le risposte di Papi stanno nei verbali «segretari». In attesa di vedere cosa succederà per la de, il presente è tutto per i socialisti. Dopo Montalto di Castro un salto di qualche centinaio di chilometri fino alla Valtellina, zona disastrata dall'alluvione dell'87 dove gli appalti furono parecchi. E da alcune delle aziende impegnate (quali, per ora, non si sa) sempre Balzamo avrebbe ricevuto 280 milioni. La stessa cifra, guarda caso, di cui aveva parlato l'ex dirigente socialista Loris Zaffra, nel verbale raccolto giusto prima che lasciasse, dopo mesi, il carcere. Zaffra racconta di essersi recato da Craxi lamentando un vuoto nelle casse del psi lombardo. Il segretario del partito gli avrebbe detto di andare da Balzamo, poiché ci avrebbe pensato lui. E Balzamo ci pensò - aggiunge Zaffra - facendogli avere 280 milioni «appena versati» dagli imprenditori. Sono proprio i soldi provenienti dalla Valtellina di cui parla l'informazione di garanzia? Fosse così, collegando il primo colloquio Craxi-Zaffra e il successivo versamento, i magistrati avrebbero quasi ottenuto la quadratura del cerchio. Intanto il segretario socialista, da Roma, fa parlare il suo avvocato, Enzo Lo Giudice: «Sono fatti - dice - a cui l'onorevole Craxi è totalmente estraneo». E aggiunge: «La spinta alla sua eliminazione politica può strumentalizzare, come principi di diritto, teoremi fondati sulla re- sponsabilità obiettiva o peggio sulla responsabilità per fatti altrui, che certo non appartengono all'attuale civiltà giuridica». Il legale lamenta anche: «L'informazione di garanzia è stata notificata a mano, dopo che agenzie e televisione ne avevano dato notizia». E' vero. Ma è anche vero che Craxi del provvedimento era informato fin dalla sera precedente: solo che, per tutta la mattina, ha fatto sapere di essere «impegnato in riunione» e l'ufficiale del carabinieri mandato da Milano solo alle tre-, dici gli ha potuto dare quel foglietto. Smanila Marzolla L'awocato del leader «L'abbiamo saputo dalla televisione» A destra il segretario del psi Bettino Craxi A sinistra il regista Giorgio Strehler

Luoghi citati: Milano, Montalto Di Castro, Roma