Le tele-prediche della Parietti e l'arroganza dei lupi al potere

«Cancellate quella parola» AL GIORNALE Le tele-prediche della Panetti e l'arroganza dei lupi alpotere Una «tirata» noiosa e di cattivo gusto Mi dicono che una certa signora Alba Panetti sia una nota «vamp» della Televisione italiana. Non l'avevo mai vista prima, ma iersera, per il Capodanno, mi è capitato di ascoltare questa bellissima e attraente persona in una - come dire - noiosissima tirata moralistico-politica che era fuor di posto per il momento e di cattivo gusto, se detta con tono un tantino saccente da così illustre bellezza. Peccato per la signora Alba Panetti la quale si espone o viene esposta in parti che non le si addicono. Ugo Gregoretti, Torino Buoi e pecorelle non sono arraffoni Guardando il presepio, penso che ci sono persone paragonabili alle pecorelle, al bue, all'asinel,lo, perché sono semplici, «pulite», sincere; e ne ho sempre conosciute nella mia vita. Tardi, ho scoperto un altro tipo di persone: che si potrebbero chiamare lupi e volpi. Non vedono oltre il proprio «particolare», cercano sempre il tornaconto, il comodo per sé. Prendono, arraffano più che possono, commettono appropriazione indebita, approfittando della fiducia e semplicità altrui, ma con astuzia (da «volpi») restano nell'ombra, si coprono. Per i loro scopi manovrano, manipolano, assoggettano. Sostengono il falso con arroganza, non ammettono opposizione, né che il sopraffatto si difenda. Guardano molto all'avere: più che alle persone e al valore culturale. Pesane, stimano, calcolano, ed esigono il saldo, secondo i loro miseri conti, ad ogni costo. Son magari «credenti praticanti», ma non intendono che l'appropriazione indebita è trasgressione al 7° Comandamento, e la sopraffazione e la manipolazione violano gravemente il 5°. (I lupi e le volpi si trovano so- prattutto «in alto», tra chi ha potere e ricchezza; però si possono incontrare pure tra i comuni mortali). M. Rosa Ogimo Bordighera (Imperia) C'è un altro modo per fermare i conflitti Vorremmo comprendere, capire il perché del silenzio che ha accompagnato l'iniziativa «Solidarietà di Pace a Sarajevo» coordinata dai Beati i Costruttori di Pace. Circa cinquecento persone di tutta Europa hanno raggiunto 1*11 di dicembre scorso la città di Sarajevo, dopo aver superato difficoltà e pericoli che è facile immaginare, ripartendo la sera del 12. Sono state lì per un'iniziativa di solidarietà e di diplomazia popolare, accolte dal rispetto di entrambe le parti in lotta che hanno procurato una tregua di fatto, seguite con vigile interesse dai comandi delle forze di pace Onu, circondate dall'abbraccio commosso ed esultante della popolazione di Sarajevo. Questo abbraccio, come si è potuto vedere anche dal materiale trasmesso dalla Bbc, dalla Rai e da network televisivi privati e nazionali, sembrava non voler mai terminare. Accanto a questi cinquecento pacifisti si trovavano alcuni parlamentari italiani, che hanno incontrato le autorità politiche delle due parti, costituendo così un ulteriore inopinato canale diplomatico. Abbiamo assistito, in questi giorni, all'ampio spazio dato all'operazione Restore Hope in Somalia, non diamo un giudizio in merito, non sarebbe pertinente. Ci chiediamo e chiediamo tuttavia se non sia giunto il momento di dar voce a un diverso modo di pacificare i conflitti. Un modo basato non sulla volontà di potenza e sulla forza delle armi che distrugge ed incenerisce tutto ciò che si oppone al suo cammino, ma sull'interposizione pacifica di migliaia di persone in grado di richiamare i contendenti al dialogo ed al rispetto reciproco, a partire dalla loro comune umanità. Enzo Novello, Alba Seguono 47 firme Sanità, la riforma viola la Costituzione Nel dibattito sulla cosiddetta riforma sanitaria recentemente approvata dal governo per decreto delegato stupisce quanto poco peso sia stato dato al fatto che tale decreto viola palesemente la Costituzio¬ ne. L'articolo 76 della Costituzione stabilisce infatti che «l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». L'art. 1 del decreto delegato stabilisce invece che il governo adotta ogni tre anni, anche in assenza di approvazione parlamentare, un piano sanitario che stabilisce i criteri di fondo della gestione del sistema sanitario. Questo costituisce chiaramente una violazione sia del vincolo relativo al tempo limitato sia di quello relativo alla fissazione di criteri da parte del Parlamento. Sono certo che i presidenti della Camera e del Senato leggono La Stampa; con questa lettera vorrei pertanto chiedere loro perché hanno accettato senza protestare una così evidente offesa ai diritti e ai doveri del Parlamento, diritti e doveri di cui in altre circostanze si sono dimostrati giustamente molto gelosi. Guido Ortona, Torino «Galileo non era nell'Indice spagnolo» Come ex alunno della scuola dei Padri Gesuiti vorrei rispondere alla opinione del signor Stefano Iannuzzo apparsa su La Stampa del 2 gennaio sotto il titolo «Michelangelo gay occasione per tacere». Cosa stupisce nella lettera è la probabile disinformazione dello scrivente tenuto anche conto del fatto che il sig. Iannuzzo dichiara di «far parte della Chiesa». 1) I gesuiti (La Civiltà Cattolica 1992, IV 111-120) in un lungo articolo sul ritorno di Cristo e il giudizio universale non condannano assolutamente l'opera di Michelangelo (mai defunto gay), ma ritengono solo che il Giudizio Universale non sia una felice interpretazione dei dati biblici e teologici cristiani in quanto per il cristiano stesso il giorno del giudizio sarà «un giorno di speranza e di confidenza e non un giorno di angoscia e di timore» come scaturisce dall'opera della Sistina che pure rimane un grande capolavoro dell'arte. Una cosa resta l'autore e la sua opera d'arte altro è il senso per il cri¬ stiano del giorno del giudizio. 2) A mio giudizio ben venga da parte della Chiesa una rivisitazione di ciò che in passato può essere stato causa di chiusura e di incomprensione; l'ammissione degli errori (senza peraltro che il giudizio su Galileo abbia condizionato profondamente la storia del mondo e della Chiesa) è indice di umiltà e gesto di apertura. 3) Sul problema dell'Inquisizione (2 lunghi articoli su La Civiltà Cattolica 1992, IV 437-449 e IV 578-588) Brian Van Hove, l'autore, si limita semplicemente a riferire i risultati delle opere di illustri autori (non certo partigiani cattolici!!!) Chadwich, Kamen, Peters che cercano, documenti alla mano, di rivedere criticamente tutta le storia dell'Inquisizione, finora solo conosciuta dall'opera, preziosissima ma non certo imparziale, di Juan Antonio Llorente, segretario generale dell'Inquisizione a Madrid che «nel 1808 riconobbe come sovrano Giuseppe Bonaparte» e come tale fu colmato di onori e di lavori di responsabilità come scioglimento di monasteri e amministrazione di beni confiscati e ricevette inoltre in custodia gli archivi dell'Inquisizione. Non dunque (basta leggere gli articoli) una «maldestra uscita» ma uno studio serio che pur riconoscendo gli errori e le gravi deviazioni di una parte dell'Uffizio dell'Inquisizione (specie dei primi 20 anni in una storia peraltro di quasi 4 secoli...) ricolloca l'Inquisizione nel periodo storico in cui è sorta, i motivi che ne indussero l'introduzione e il suo modo via via diverso nella politica di quei secoli. Tra parentesi vorrei fare notare, sembra una coincidenza, come nell'indice spagnolo dei libri proibiti, controllato dal Santo uffizio dell'Inquisizione, non vennero mai messe le opere di Galileo Galilei...! Un ex alunno dei Padri Gesuiti, Torino