La favola del Mulino Bianco scatena la guerra fra i verdi

12 Dimissioni alla Legambiente: quell'alleanza è una beffa favola 1M IH1VIM MVI "UIVIIIIW VIHIIH scatena la guerra fra i verdi BUFERA PER UNO SPOT Cm ROMA * E' un «mulino bianco» che macina polemiche, che riempie i magazzini della Legambiente non di pace ed ecologismo, ma di litigi. Girolamo Dell'Olio, insegnante, responsabile dimissionario del settore educazione della «Lega» fiorentina spara l'ultima bordata su un arcipelago verde che è attorniato da un mare non proprio tranquillo. La voce sembra rubata dagli spot di successo di Gavino Sanna, le parole hanno le cadenze da piccolo Carosello: «Assieme al 1992 lascio anche te, cara Lega Ambiente. Me ne vado perché il Mulino Bianco è soltanto una favola televisiva e tu con quel marchio ti presenti nelle scuole a fare "educazione alimentare"». Che c'entra la Barilla? Ermete Realacci, presidente della Lega, abbozza un sorriso prima di rispondere a questa «pugnalata» che arriva da Firenze: «Dell'Olio è un marziano dell'ecologismo, vive su di un altro pianeta. La Barilla? E' stata il nostro sponsor per un'iniziativa di successo che abbiamo lanciato nelle scuole di tutta Italia. Dico di successo perché si sono schierati con noi venticinquemila insegnanti. Volevamo avviare un colloquio costruttivo con i ragazzi, entrare nelle scuole dalla porta di ingresso, attraverso una campagna di educazione aumentare. La Barilla ci ha dato una mano. Così come le Ferrovie sponsorizzano il nostro Treno Verde, l'Agip è con noi per il monitoraggio delle acque. Sono sponsor. Punto e basta. Noi siamo liberi, quei soldi non ci hanno mai condizionato». Ma la parola dimissioni (o fronda) brucia in un pianeta che in questi mesi si è spaccato su molto, compreso l'animalismo, su partiti e gruppi che stanno conoscendo, dopo quella dei trionfi, la stagione delle polemiche. L'atto d'accusa firmato Dell'Olio (con lettera inviata anche ai giornali) continua: «Me ne vado, Lega, perché sei diventata danarodipendente e i soldi per monitorare i fiumi li prendi dai petrolieri, quelli del treno verde dalle Ferrovie». Avanti, sostituendo la spada al fioretto: «I congressi, cara Lega, li fai ogni tre anni. L'ultimo è stato triste e bulgaro: una nomenklatura-direttivo preconfezionata, interventi a pioggia, politici in passerella, due orucce in affanno per un dibattito pilotato». Stoccata finale: «Legambiente esprime il nulla. I marzia- ni come me stanno diventando tanti. Certo la direzione nazionale ci soffoca, non ci lascia emergere. C'è un burocratismo che sta uccidendo tutti. Così come le iniziative promozionali: sono un boomerang pericolosissimo. Due casi su tutti: quell'accordo con la Mondadori che servì soltanto alla casa editrice per entrare nelle scuole. E i caso Acna, con un convegno sponso¬ rizzato dall'allora padrone, Raul Gardini», Ermete Realacci e Renata Ingrao ovviamente non ci stanno, alla polemica aggiungono polemica. Polemica, non autodifesa: «La nostra associazione è in crescita. Lo dimostrano gli ottocento gruppi locali, le nostre azioni nella società. Non siamo solo quelli delle emergenze. Vogliamo costruire un futuro più pulito. Lo facciamo utilizzando anche le sponsorizzazioni. Il caso Acna è illuminante: la nostra posizione è sempre stata quella di prima linea contro la fabbrica inquinante, sono nostri i dati che hanno convinto il ministro Ripa di Meana a passare dalla parte di chi vuole chiudere l'azienda ligure. Burocrazia, passerelle di politici? Bugie, accuse infondate. Al nostro congresso c'erano Caponnetto e Orlando. Altre che regime bulgaro». Luigi Stigliano La Barilla utilizzata come sponsor per una campagna nelle scuole sull'educazione alimentare Il presidente: chi ci accusa è un marziano dell'ecologismo Sopra il «Mulino Bianco» della Barilla. Di fianco, da sinistra. Renata Ingrao e Ermete Realacci, direttrice e presidente della Legambiente

Luoghi citati: Firenze, Italia, Meana, Roma