Nel maxi contratto c'è la clausola-follia

Il caso Radice rivisto senza scandalizzarsi Il caso Radice rivisto senza scandalizzarsi Nel maxi contratto c'è la clausola-follia IL gran bordello del Processo del Lunedì, delle dichiarazioni di Vittorio Cecchi Gori, del complicato avvento di Aldo Agroppi alla guida della Fiorentina, ha preso molto spazio dentro le teste e sui giornali, riducendo il terreno per la disputa diciamo etica: se cioè il licenziamento di Gigi Radice sia stato una cosa immorale. Una fortuna: meno si trattano certi argomenti, specialmente a caldo, meno fesserie si dicono. Adesso si può parlare con calma, usciti tutti, si spera, dall'emotività del momento. Fa sempre male vedere una persona cacciata via dal suo posto di lavoro, e se poi questa si è meritata stima e amicizia, intanto che le ragioni della cacciata non vengono chiaramente esposte, il male può anche essere forte. Ma poi pi può anche ragionare a mente tredda, e mettere da parte i sentimenti repenti. Si può pensare che la cacciata, il diritto di cacciata, è implicito in certi contratti folli per i compensi che prevedono. Se uno firma un contratto faraonico, sa di poter essere trattato come i faraoni trattavano i loro sottoposti. Radice, che è intelligente ed ha pure idee di sinistra, ha fortunatamente evitato lo sbandieramento di una morale facile, di uno sdegno demagogico. Sa che la vergogna di certi compensi può tradursi nella vergogna di certe cacciate, e amen. Ci sono stati nel nostro calcio allenatori che hanno preso in un anno, senza mai lavorare un minuto, un miliardo netto, più i premi partita che la loro ex squadra portava a casa: un minimo buon gusto in questo caso è doveroso, e infatti questi signori non hanno mai detto di essere tristi, di sentirsi vessati, emarginati. Ferme restando le colpe di chi certe cifre offre, o andando - arieccoci - a monte, sino a chi un certo andazzo ha creato, è chiaro che chi certe cifre accetta diventa complice, anzi «partner in crime». E non ci pare proprio il caso di sdegnarci per lui, di piangere per lui, di fare per lui una rivoluzione. Adesso poi lo show-business del calcio ha inventato un nuovo - e ben pagato - lavoro per allenatori da riciclare, quello di opinionista televisivo, con il set inteso come ufficio di collocamento per il ritorno alla panchina. Il responsabile dello sport Fininvest, Massimo De Luca, sta già cercando il nuovo Agroppi, vuole presentarlo al prossimo «Appello», spera che non vada via troppo presto («Per la verità credevo che il contratto di Agroppi ci permettesse in qualche modo di trattenerlo»), è pronto anche a riprendersi l'Aldo, se a Firenze va male, affiancandolo al sostituto, che non dovrebbe essere né Platini né Falcao (e già che c'è, De Luca definisce anche fantasia la voce di Adriano De Zan imprestato alla Rai per commentare il Giro d'Italia berlusconiano). E ci sono pure graduatorie di opinionismo premiato. Ridendo ma non scherzando, De Luca fa notare che «dalla Fininvest si passa ad una grande squadra di serie A, dalla Rai alla C1 », contrapponendo Agroppi a Boniek, andato dalla Domenica Sportiva alla Sambenedettese. Ricordiamo nel passato De Sisti dalla Rai all'Ascoli, Giacomini dalla Fininvest al Cagliari, Liedholm dalla Rai al Verona... Sta davvero nascendo qualcosa di nuovo, l'opinionista che vuole tenere vivissimo il proprio personaggio, in vista di una panchina, deve innovare, inventare, magari scandalizzare (basta dire bene le cose semplici: si pensi ad Agroppi, a Sivori, quest'ultimo peraltro al riparo da offerte perché proprio non ha voglia di fare l'allenatore, e lo dimostra). E l'ipotesi messa qui avanti ieri, a livello di Sportineria, di un passaggio inverso a quelli sin qui visti, cioè dalla panchina al video, rischia di diventare attuale: vero che per adesso l'allenatore guadagna troppo di più dell'opinionista, ma vero che, se volesse a tutti i costi fare di un mister un opinion leader, Berlusconi mica si fermerebbe ad una banale questione di zeri. Gian Paolo Ormezzano La Nord Corea è stata esclusa dai Mondiali per aver barato sull'età di una ginnasta, 15enne nel 1989, lóenne e iridata nel '91, ancora 1 óenne ai Giochi '92. Ma forse la ragazzina è solo una rivoluzionaria: ci sono donne che fanno ginnastica per ringiovanire e cambiarsi l'età, lei si cambia l'età per fare ginnastica.

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