Scatta l'emergenza-occupazione. Definito un piano investimenti per tamponare le falle

Scatta Pemergenza-occupazione. Definito un piano investimenti per tamponare le falle Scatta Pemergenza-occupazione. Definito un piano investimenti per tamponare le falle Il governo apre il «Cantiere Italia» Pronti37.000 miliardi ROMA. Davvero sono quattrocentomila i posti di lavoro a rischio, come molti hanno detto? No, secondo i tecnici governativi la recessione economica minaccia di cancellarne, nell'arco del '93,60-70.000. Il che non significa che il problema non sia grave. Con le famiglie, sono duecentomila persone che si troveranno in difficoltà. Su questo calcolo più realistico si fondano i provvedimenti presi dal governo il 30 dicembre: agevolazioni per chi assume giovani (il «salario di ingresso», più basso, e i contratti di inserimento a tempo determinato), fondo triennale di 2350 miliardi per l'occupazione, inizio in tempi brevi di importanti opere pubbliche già in programma. Per i sindacati tutto questo non basta. Anzi, ci sono dissensi sulla parte del piano che vuole rendere più flessibile il mercato del lavoro. Secondo alcuni dirigenti sindacali, il «salario di ingresso» (70% della paga contrattuale nel primo anno, 80% nel secondo) non va bene: rischia, invece di creare posti di lavoro nuovi, semplicemente di spingere le imprese a sostituire anziani con giovani. Se ne discuterà in un nuovo incontro tra Cgil-Cisl-Uil e il presidente del Consiglio Giuliano Amato, domani. La posizione della Confindustria è illustrata, nell'intervista qui sotto, dal direttore generale Innocenzo Cipolletta. Sulla parte del piano governativo che intende accelerare gli investimenti, nessuno ha espresso obiezioni di merito. Il problema è un altro: se le decisioni prese siano sufficienti ad alleviare in modo significativo il rischio-occupazione. Il governo si è mosso con un vincolo, non tornare ad aggravare la situazione della finanza pubbli- ca. Sicché non ci sono spese in più, c'è solo l'accelerazione di spese già previste nel bilancio '93, e il pagamento di debiti verso le aziende ( 11.000 miliardi, di cui 2-3000 a carico dell'Anas, 2700 dell'Agenzia per il Mezzogiorno, da 3000 a 4500 di Regioni, Province, Comuni). E' stato proprio il fatto che il piano sia a «costo zero» a sollevare dubbi. In realtà già così un costo ci sarà - spiegano i tecnici dei ministeri finanziari - in termini di bilancio di cassa: dal momento che lo Stato si procurerà i fondi prendendoli a prestito con l'emissione di titoli, se per esempio una spesa è anticipata di 3 mesi occorre conside¬ rare il costo delle cedole di Bot e Cct per il periodo di 3 mesi. I ritardi nei pagamenti (in media 7 mesi per lo Stato, 6 per gli enti locali), essi stessi frutto della politica di contenimento del deficit, hanno messo in difficoltà un gran numero di aziende. Gli investimenti che si potranno anticipare sono stimati in circa 37.000 miliardi (per tre mesi di anticipo, il maggior esborso di cassa sarebbe dunque di un migliaio di miliardi). Secondo i calcoli degli esperti, si potrebbero così consolidare (non creare) 300.000 posti di lavoro. La speranza di accelerare davvero risiede in procedure nuove: le amministrazioni che non avviano i cantieri perdono le risorse loro destinate. Il meccanismo non è ancora noto nei dettagli, perché il decreto non è stato pubblicato. Quanto siano ingenti le somme non spese, e rimaste sulla carta, nell'edilizia pubblica per lentezza nel decidere, causata da inefficienza o corruzione - lo rivela un rapporto del centro studi «Ecosfera» commissionato dalla Ancpl (Lega delle cooperative). Si tratta in tutto di 32.000 miliardi «cantierabili». come si dice in gergo, di cui 11.000 già a disposizione, 9300 attivabili a partire dal '93,8850 dopo il '93. ls.l.]

Persone citate: Giuliano Amato, Innocenzo Cipolletta

Luoghi citati: Italia, Roma