La Repubblica controlla direttamente un arsenale di 200 missili strategici
La Repubblica controlla direttamente un arsenale di 200 missili strategici La Repubblica controlla direttamente un arsenale di 200 missili strategici MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Mentre George Bush e Boris Eltsin firmavano a Mosca lo storico trattato Start-2 che dovrebbe ridurre, in dieci anni, di due terzi i loro arsenali nucleari strategici, a Kiev l'assemblea degli ufficiali del nuovo esercito ucraino decideva, in contemporanea, di «staccare la spina» di collegamento dei 176 missili strategici sul proprio territorio dal comando centrale moscovita. La notizia l'ha data per primo il telegiornale serale «Vesti» della tv russa, e l'ha ripresa ieri il settimanale «Moskovskie Novosti», che ha anche interpellato i propri esperti nucleari per cercare di capire se il mondo si trovi di fronte a un ennesimo atto di irresponsabilità e di avventurismo, oppure se si tratti di un altrettanto ennesimo bluff che serve soltanto ad alzare il prezzo della rinuncia ucraina alle armi nucleari strategiche ereditate dall'ex Urss. La risposta è tutt'altro che tranquillizzante. La possibilità tecnica di «scollegare» i missili ucraini dal pulpito di comando dello stato maggiore di Mosca esiste. Ma per ora è tutto quanto possono fare i militari di Kiev. Infatti soltanto Mosca dispone dei sistemi di blocco-controllo di tutto il sistema missilistico strategico dell'ex Urss e nessuno dei missili che ne fanno parte può essere «ri-orientato» o svolgere funzioni diverse da quelle programmate. Tuttavia - e qui la faccenda si complica in modo inquietante - in linea di principio i tecnici ucraini sarebbero in grado autonomamente di ricostituire un sistema di controllo e di guida dei missili. Secondo gli esperti interpellati da «Moskovskie Novosti» occorrerebbe a questo scopo all'incirca un anno di lavoro. Al termine del quale l'Ucraina si troverebbe improvvisamente ad essere la terza potenza nucleare del mondo, con più missili strategici di quanti ne abbiano sia la Francia, che la Gran Bretagna, che la Cina, e con un numero di testate nucleari paragonabile o superiore a quello delle altre potenze nucleari minori, esclusi cioè Stati Uniti e Russia. Che non si tratti di semplici elucubrazioni lo ha confermato ieri lo stesso vico-ministro degli Esteri ucraino Boris Tarasiuk in un'intervista rilasciata al giornale «Golos Ucrainy». Dei quattro elementi-base necessari per costituire un sistema nucleare organico - secondo Tarasiuk l'Ucraina è teoricamente e praticamente in condizione di procurarsene tre. Dispone di personale tecnico-scientifico di prim'ordine, perfettamente a conoscenza del know-how nucleare essendo stato parte integrante dell'apparato militare e scientifico ùell'ex Urss. Dispone delle tecnologie per l'arricchimento di uranio e plutonio. Dispone di imprese e tecnologie in grado di produrre le testale nucleari e il combustibile poi i missili. Naturalmente precisa Tarasiuk - tutto ciò comporterebbe costi tali da stroncare economie ben più possenti di quella del suo Paese. L'unica componente di cui l'Ucraina non dispone è la quarta: un poligono nucleare per gli esperimenti. E condurre esperimenti nucleari in territorio ucraino è «semplicemente impossibile», mentre è essenziale per «mantenere in stato di efficienza» le testate nucleari. Il che è particolarmente importante - sempre secondo Tarasiuk poiché «la gran parte delle testate nucleari dislocate in territorio ucraino è già molto vicina alla scadenza della garanzia». Dopodiché, per rimetterle in funzione in condizioni di sicurezza, si richiede lo smontaggio e una verifica completa di tutti i sistemi di funzionamento. Ma, «dopo un determinato periodo di tempo, nessuno accetterebbe di procedere allo smontaggio, nemmeno le fabbriche che le hanno prodotte. Sarebbe troppo pericoloso». Giuliette Chiesa Il presidente ucraino Kravchuk
Persone citate: Boris Eltsin, Boris Tarasiuk, George Bush, Giuliette Chiesa, Kravchuk, Start, Tarasiuk
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