Arrivano i Re Magi, inchiesta è aperta di Maurizio Assalto

Arrivano i Re Magi, inchiesta è aperta La stella, i doni, le reliquie: in un libro gli enigmi di Baldassarre e compagni Arrivano i Re Magi, inchiesta è aperta Da Zarathustra a Marco Polo, la leggenda dei re d'Oriente BA questa notte il presepio è completo. Mani invisibili vi hanno deposto le ultime statuine: ancora pochi giorni e tornerà nel ripostiglio. Però intanto si festeggia: davanti alla capanna, per l'epifania del Bambino, sono giunti i Re Magi, le figure più complesse del quadretto. Simbolo dei potenti, dei ricchi, dei sapienti che si curvano sulla povertà e sulla sofferenza, scoprendo la civiltà dell'amore? Al gesto di adorazione dei Magi, alla sua attualità per l'uomo contemporaneo Il Popolo ha dedicato ieri un'intera pagina, ospitando i pareri di esponenti della Chiesa e della cultura. Ma chi erano davvero i tre misteriosi personaggi? Donde vennero? Di che natura era la stella che li guidò fino a Betlemme? All'enigma dei tre sovrani d'Oriente è dedicato un libro che esce in questi giorni dalle Edizioni Xenia, IRe Magi, autore l'etnologo Massimo Contini. La testimonianza canonica è quello dell'evangelista Matteo (2, 1-12), che parla genericamente di Magi (non re) senza precisarne numero e identità, accenna alla stella (non cometa) e cita l'oro, l'incenso, la mirra. E tutto il resto? I cammelli, i ricchi manti, le coorti di uomini che li accompagnano, insomma tutto ciò che è parte integrante del repertorio figurativo tradizionale? Le fonti vanno ricercate soprattutto a Oriente, nei Vangeli apocrifi e nelle elaborazioni leggendarie pervase di suggestioni misticoesoteriche. I Magi sono chiamati per la prima volta «re, figli di re» nel siriaco Libro della Caverna dei Tesori (tardo IV secolo), memore forse di una antica profezia dei Salmi («Si prostrano davanti a lui tutti i sovrani», 72,10 ss.). Al numero canonico di tre (il numero della perfezione divina, carico di implicazioni simboliche) si arriva un secolo dopo, nel Vangelo dell'infanzia armeno, mentre i nomi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre non compaiono prima del VI-VII secolo. Sulla loro terra d'origine le testimonianze si sono sbizzarrite: dall'Arabia alla Mesopotamia dei Caldei (dove la magia era particolarmente diffusa), all'India, alla Persia, alla mitica Saba. Ma alla base della leggenda c'è dell'altro. Il nucleo originario si ricava dal particolare della stella. Che si trattasse di una cometa è un'ipotesi del teologo Origene (II-IU secolo). In ogni caso il rapporto dei Magi con T'astro preannunciante la nascita di Gesù risulta saldamente attestato, da Matteo in poi. Ed è una spia della natura ambigua dei Magi, protagonisti di un aggrovigliato sincretismo, personaggi situati sul crinale accidentato che divide il cristianesimo dalle fedi precedenti. Le più diffuse tradizioni cristiano-orientali concordano nell'indicare il luogo in cui la stella sarebbe stata avvistata: è il monte Vi ttoriale, dove dodici sapienti esperti di astrologia (magusei) attendevano a sorvegliare il cielo in attesa del segno profetizzato da Balaam nell'Antico Testamento {Numeri 24, 17). Il Vittoriale è forse un trascrizione leggendaria dell'azerbaigiano monte Sabalan dove Zarathustra ebbe la visione c'i Ahura-Mazda. All'ambiente dello zoroastrismo rinviano anche il Vangelo dell'infanzia armeno, che identifica Balaam con Zarathustra, e un passo del Vangelo dell'infanzia arabo-siriaco, che all'oracolo assiro sostituisce senz'altro il profeta iranico. Un altro indizio. Sulla via del ritorno, in una tradizione ripor¬ tata da Marco Polo nel Milione, ai Re Magi appare una colonna di fuoco: consapevoli della sua natura divina, i tre raccolgono la fiamma e la portano con sé nelle loro terre, dove diverrà un oggetto di culto. Anche in questo episodio si rivela la funzione cardine dei Magi, che aggiornano il culto del fuoco mazdeista secon- do la tradizione cristiana. Sono l'emblema del paganesimo che si emenda dai suoi errori e si accosta al nuovo verbo. Col tempo la religiosità popolare si è ulteriormente impadronita dei tre sovrani, andando a ripescarne le reliquie in Oriente e poi disputandosele fino ai giorni nostri. Secondo la tradizione sarebbe stata Sant'Elena, la madre dell'imperatore Costantino, a recuperare i tre corpi in India. Da Costantinopoli, pare nel 1034, le reliquie approdarono a Milano, nella chiesa di Sant'Eustorgio. Ma nel 1165 furono trafugate dal Barbarossa, che le portò a Colonia. E qui sono tuttora conservate nel Duomo, periodicamente rivendicate dai milanesi, che soltanto all'inizio del secolo hanno ottenuto la restituzione di alcuni frammenti ossei. Dalla Befana del 1904 sono di nuovo a Sant'Eustorgio. Maurizio Assalto Antichi miti esoterici dietro ai personaggi che compaiono per ultimi nel presepe La «Adorazione dei Magi» di Domenico Veneziano (Staatliche Museen, Berlino)

Persone citate: Barbarossa, Contini, Milione, Salmi

Luoghi citati: Arabia, Berlino, Betlemme, Costantinopoli, India, Mesopotamia, Milano, Persia, Sant'elena