«Vi ringrazio perché mi impiccate» di Franco Pantarelli

p Allan Dodd è stato giustiziato a mezzanotte, voleva morire: se mi liberate colpirò ancora Allan Dodd è stato giustiziato a mezzanotte, voleva morire: se mi liberate colpirò ancora «Vi ringrazio perché mi impiccale» Violentò e uccise tre bimbi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO «Vivo in un inferno, spero che adesso abbia fine»: sono state queste le ultime parole pronunciate da Westley Allan Dodd, nella cella della morte del penitenziario di Walla Walla, nello Stato di Washington, prima che sotto ai suoi piedi si aprisse la botola e lui restasse appeso al cappio che gli era stato stretto attorno al collo: la prima impiccagione che si compie negli Stati Uniti dal 1965. A raccogliere le sue parole è stata Marcia Coffey, una giornalista che assieme ad altri undici suoi colleghi era stata ammessa allo spettacolo, perché per legge le esecuzioni capitali devono avere dei testimoni. L'agonia di Dodd è durata quattro minuti, durante i quali però «non si è dimenato, non ha scalciato, niente di niente», ha detto il suo avvocato, Darrell Lee. La sua è stata «una morte rapida, pulita, efficiente». A mezzanotte (le nove di ieri mattina in Italia) e nove minuti, perché la botola si era aperta con cinque minuti di ritardo rispetto al previsto, Dodd è stato dichiarato morto dal medico del penitenziario. Fuori, al freddo, c'erano circa duecento persone a manifestare, metà di loro contro l'esecuzione, l'altra metà a favore, che poi voleva dire dalla parte dello stesso Dodd. Come si sa, infatti, lui aveva respinto ogni tentativo di salvarlo sostenendo che se non fosse stato giustiziato avrebbe tentato di scappare per violentare e uccidere altri bambini, come le tre piccole vittime per il cui assassinio ieri è finito appeso a una corda. In pratica, nel dibattito sulla possibilità di «recuperare» i criminali sessuali, lui aveva voluto gettare il peso della sua stessa morte a favore della tesi che no, quelli come lui non si possono recuperare, ed anzi aveva irriso tutta la «comprensione» che aveva ricevuto negli anni passati, quando ogni volta che veniva arrestato per molestie sessuali veniva regolarmente «perdonato» e spedito a «curarsi», fino a quel tragico settembre di tre anni fa, quando in pochi giorni uccise William e Cole Neer di dieci e undici anni, e Lee Iseli di quattro. Un po' per l'indignazione che il comportamento «benevolo» tenuto dalle autorità nei suoi comfronti ha provocato, un po' per l'argomento che «è lui stesso a dirlo», in seguito al suo caso oggi lo Stato di Washington ha la legislazione più retriva nei confronti dei colpevoli di crimini sessuali (è addirittura previsto che non siano liberi mai, neanche dopo avere regolarmente scontato la pena). Ma nelle sue ultime ore di vita sembra che la fede di Westley nel fatto che per quelli come lui non c'è che la morte abbia un po' vacillato. L'avvocato Lee, che è rimasto con lui fino al momento dell'esecuzione, ha detto che proprio in quelle ultime ore, per la prima volta, Westley ha espresso rimorso per i delitti commessi. Ha anche detto di non essere più convinto che non ci sia proprio speranza. Parlando come se avesse avuto una specie di intuizione estrema, ha raccontato l'avvocato, Westley ha sostenuto che «i criminali sessuali possono essere curati, se si avvicinano a Gesù Cristo». Poi, quando fra lui e l'avvocato c'era già lo schermo di vetro per tenere lontani i testimoni, gli si è rivolto ancora una volta: «Se si cerca Dio, si trova la pace». Franco Pantarelli In America la forca non funzionava da ventotto anni Le ultime parole «Sto vivendo in un inferno forse adesso riuscirò a uscirne» p Cartelli contro Dodd Nel riquadro una delle sue vittime [FOTO AP]

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