Il signorsì dei fanti di Gianfranco Quaglia

Il signorsì dei fanti Il signorsì dei fanti Novara, pronti per la Somalia nonostante il no dei genitori NOVARA. Caserma «Babini» a Bellinzago, pochi chilometri dal capoluogo, sede di alcuni dei reparti della brigata corazzata «Centauro». Il comandante generale Antonio Fina passa in rassegna i soldati schierati e chiede: «Chi di voi sarebbe disposto a partire volontario per l'operazione umanitaria in Somalia?». Perplessità e silenzio, poi qualche militare fa un passo avanti: «Signor generale, in Somalia andrei di corsa, ma a casa mia non vogliono. Se lei ce lo ordina noi avremmo l'alibi e a quel punto i nostri genitori non potranno più opporsi». E' storia dei primi di dicembre, alla vigilia dei preparativi del contingente italiano per Mogadiscio. Il generale Fina racconta senza reticenze, e aggiunge: «Posso confermare che non solo uno, ma più ragazzi si offrirono per la spedizione in Somalia, e sarebbero stati entusiasti di quell'esperienza diversa. E tutti mi pregarono di favorirli nella maniera che ho descritto: un ordine impartito dalla caserma avrebbe sollevato loro da ogni contrasto con i familiari». Il comandante della «Centauro», con reparti a Novara, Bellinzago e nel Vercellese, continua: «Era un sondaggio molto informale quello effettuato fra i miei soldati. Si sapeva, sin dall'inizio dell'operazione, che i reparti della "Centauro" non sarebbero stati impiegati in terra di Somalia. Soltanto quattro 0 cinque soldati della brigata, dei reparti sanitari, sono partiti in appoggio alla "Folgore". Niente di più». Ieri si sono diffuse voci di mobilitazione improvvisa della «Centauro». Alcuni genitori, allarmati, nannetelefonato ai giornali: «I nostri figli stanno per lasciare la caserma di Novara diretti in Somalia...». «Smentisco nel modo più assoluto queste affermazioni - ribatte il gen. Fina - e posso tranquillizzare personalmente 1 familiari, se vengono a trovarmi, che non c'è nessun programma di partenza. In questi giorni troveranno le caserme semideserte, ma soltanto perché la metà dei militari è in licenza per le festività natalizie. Tutto qui». Non è la prima volta che la «Centauro» è al centro dell'attenzione. Poco dopo lo scoppio del conflitto in Jugoslavia i reparti della brigata furono allertati per allestire un ospedale da campo trasportabile. L'attrezzatura, dotata di uomini e mezzi in grado di portare soccorso alle popolazioni, sarebbe stata utilizzata in caso di intervento pacifico e umanitario del nostro esercito. La drammatica evoluzione degli avvenimenti ha poi sconsigliato l'impiego. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Antonio Fina, Babini