«Orlando è sfuggito alla morte»

«Partito dalla Germania l'ordine di Cosa Nostra». Ma l'esplosivo non è stato trovato «Partito dalla Germania l'ordine di Cosa Nostra». Ma l'esplosivo non è stato trovato «Oriundo è sfuggilo alla motte» Mancino: a Natale era pronto l'attentato ROMA DALLA REDAZIONE Il ministro dell'Interno Mancino conferma, il capo della Criminalpol pure. Leoluca Orlando è una delle vittime designate di Cosa Nostra, e alla vigilia di Natale il pericolo s'è fatto più grave. «Non posso che confermare - ha detto ieri Mancino in un'intervista a "Italiaradio" l'allarme per il rischio di un attentato all'on. Orlando; le notizie in nostro possesso riconducono direttamente a Cosa Nostra e ai suoi collegamenti internazionali, in particolare con la Germania, territorio non estraneo alla sua attività. E quando io parlo di Cosa Nostra non indico una cosca in particolare, ma proprio la cupola». Ed ecco il prefetto Luigi Rossi, direttore della Criminalpol: «Stiamo svolgendo un'indagine con i colleghi tedeschi. Non è stato trovato esplosivo, né sono stati presi provvedimenti nei confronti di alcuna persona. Gli accertamenti sono in corso». La storia dell'allarme-Orlando comincia con una segnalazione della Guardia di Finanza alla polizia, datata 21 dicembre: un informatore avvisava che dalla Germania si stava preparando un attentato all'ex sindaco di Palermo. Le contromisure sono state il consiglio ad aumentare cautele e misure di sicurezza. L'informativa è stata trasmessa anche in terra tedesca, dove sono stati allertati gli agenti della Bka, l'ufficio della polizia criminale. Ma da lì, ieri, sono arrivate solo smentite alle notizie di stampa secondo le quali erano già stati trovati riscontri di un attentato in preparazione. E' possibile invece che qualche conferma sia arrivata dalle indagini svolte in Italia, in particolare in Sicilia. Ieri Orlando non ha voluto commentare la notizia: «Non ho nulla da aggiungere - ha detto - a quanto dichiarato dal ministro dell'Interno». Nei giorni dell'allarme, comunque, il leader della Rete non ha modificato i suoi programmi originari. Il 22 dicembre, rientrato in Sicilia da Roma, Orlando è atterrato a Catania e da lì s'è recato in automobile ad Enna, per parteci- pare ad un dibattito. Il giorno seguente ha visitato alcune borgate alla periferia di Palermo e i quartieri del centro storico, poi ha lasciato l'isola con i suoi familiari, per trascorrere il Natale in un'altra località come aveva già deciso da tempo. «Io non parlerei di un attentato sventato - ha precisato ancora Mancino -, sono state intensificate le protezioni, e Orlando è stato invitato ad essere cauto, a non andare in Sicilia. Sono ricorrenti le notizie di probabili attentati nei confronti dell'on. Orlando come di altri parlamentari siciliani, uomini delle forze dell'ordine e magistrati». Il leader della Rete sotto tiro è il principale accusatore dei rapporti tra mafia e politi¬ ca. Che cosa pensa di questo tema, riportato d'attualità dalle indagini sull'omicidio di Salvo Lima, il ministro dell'Interno? «Bisogna aspettare la sentenza dei giudici - ha risposto il ministro a "Italiaradio" -. Io distinguo fra le opinioni dei pentiti e le indicazioni, da parte loro, di fatti e circostanze che coinvolgono una persona con le attività della mafia. In quest'ultimo caso il discorso è diverso: c'è bisogno di riscontri, e questo spetta ai magistrati. Del resto, bisogna ricordare che durante il governo Andreotti (il leader della corrente di Lima, ndr) è stata varata la legislazione più dura contro la mafia». D'accordo con Mancino sul ruolo della cupola mafiosa in un eventuale attentato ad Orlando è il vicepresidente della commissione antimafia Paolo Cabras: «Tutte le decisioni dei grandi omicidi politici, di magistrati e personalità delle istituzioni vengono decisi dalla commissione provinciale, la cosiddetta cupola. Non c'è dubbio che questo è il centro di potere assoluto, che oggi sappiamo essere ancora dominato da Totò Riina». Il deputato della Rete Alfredo Galasso aggiunge: «La notizia dell'attentato mafioso a Orlando non mi stupisce, lui rappresenta il protagonista di una memoria storica che il ventre oscuro del potere mafioso tende a cancellare; è la medesima logica che ha portato alle stragi di mafia del '92». Sotto: Leoluca Orlando, accanto il questore Bruno Contrada, a sinistra il ministro Mancino