«Via dalle bancarelle i giocattoli-killer» di Pier Paolo Luciano
«Via dalle bancarelle i giocattoli-killer» Nel mirino meccani, pistole e fucili. Ma la psicologa assolve le armi: non creano guerriglieri «Via dalle bancarelle i giocattoli-killer» Denuncia alla magistratura: ogni anno feriscono5000 bambini ROMA. Fermate quelle bancarelle, vendono giocattoli killer. L'allarme è contenuto in un esposto che l'associazione Kroll os 1991 ha inviato alle procure della Repubblica di Milano e di Roma. E per dar forza alla denuncia, presenta alcuni allarmati dati, frutto di uno studio del centro di pronto soccorso del «Gaslini» di Genova: ogni anno, in Italia, vengono ricoverati cinquemila bambini per casi di avvelenamento, molto spesso causati da giocattoli. In Europa va ancora peggio: secondo le fonti Cee, ogni anno, duecentomila bambini si feriscono mentre si divertono, in migliaia di casi perdono la vita e circa trentamila riportano menomazioni permanenti per colpa di giocattoli non conformi alle nonne di sicurezza. Già, la sicurezza. Spiega Silvano Vinceti, presidente dell'Associazione romana «Kronos 1991»: «Viviamo in un Paese del tutto indifferente alla sicurezza di migliaia di infanti e bambini. Le direttive Cee che dovrebbero regolamentare il settore sono applicate soltanto sulla carta. Di più: anche la legge sul controllo e la sicurezza dei giocattoli pericolosi è sostanzialmente inattuata. Sulle bancarelle si continuano a vedere i soliti giocattoli, alcuni dei quali sono causa di gravi incidenti. Per questo, ai magistrati, abbiamo chiesto anche il loro ritiro in tutta Italia». Ma nonostante l'impegno dell'associazione, che da quattro anni conduce questa battaglia, molte ditte continuano a produrre giocattoli meccanici e armi, indifferenti a qualsiasi appello e denuncia. «E' questione di mercato - spiega Mario Lodi, scrittore per l'infanzia -: il giocattolo è un bene che "tira" c le industrie hanno tutto l'interesse a produrlo. Anche se, a volte, può essere pericoloso. Questione di cultura, anche. Basta che i genitori educhino i loro figli a divertirsi nel modo più sereno e tranquillo, con materiali innocui, come l'acqua, il legno, la terra. Contrariamente a quel che si pensa, il bambino non ha bisogno di giocattoli complessi per divertirsi: anzi sono proprio gli oggetti semplici a sviluppare meglio la sua fantasia». Nel mirino della «Kronos 91» sono finite innanzitutto le armi: pistole, fucili, mitragliatrici, og¬ getti indispensabili per uno dei giochi più gettonati di tutte le generazioni: quello della guerra. Ma sono davvero così nocivi? Tilde Giani Gallino, psicologa per l'infanzia, non vede proprio nero: «In tanti hanno giocato alle armi, senza per questo diventare guerriglieri. Ma il discorso è un altro. Oggi i giocattoli rappresentano soltanto una piccola parte dell'immaginario infantile. Si pensi alla tv, alle scene di guerra e di armi, di feriti e di ammazzati che offre ogni giorno. Dunque, dare a un bambino un'arma non è poi tanto un incentivo a fare un gioco aggressivo: ha già ricevuto quel messaggio violento dal piccolo schermo, dai fatti della cronaca. Quindi: o si riesce a far crescere i figli in un mondo distante da tutti questi esempi di violenza, oppure, condurre la battaglia contro le armi giocattolo non ha alcun significato». Pier Paolo Luciano
Persone citate: Gaslini, Kroll, Mario Lodi, Silvano Vinceti, Tilde Giani Gallino
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