Somalia, nuovo agguato alla Folgore

Somalia, nuovo agguato alla Folgore Somalia, nuovo agguato alla Folgore In Etiopia stenta il vertice della riconciliazione MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Per il secondo giorno consecutivo le pattuglie italiane in servizio di perlustrazione nella cinta periferica di Mogadiscio sono cadute sotto il tiro dei somali. Autori del doppio agguato teso ai paracadutisti della Folgore di nuovo i soliti «cani sciolti» che agiscono ai margini delle lotte tribali. Una camionetta militare stava percorrendo la circonvallazione in direzione del nodo stradale tra Balad ed Afgoi quando, poco dopo le 13, da una folla di giovani sono partite due fucilate in direzione degli italiani. I nostri soldati sono balzati a terra con le armi in pugno disponendosi a semicerchio attorno al mezzo ed hanno cercato invano di individuare gli aggressori. Contemporaneamente è passato un gippone della Folgore, anch'esso fatto a segno di due colpi. Stessa scena, stessa perlustrazione infruttuosa se si eccettua la confisca di un mitragliatore G-3 fabbricato nell'ex Ddr. II generale Giampiero Rossi, comandante dell'operazione Ibis, è del parere che non bisogna dare eccessivo peso ad episodi del genere in quanto rientrebbero nella casistica inevitabile della situazione esplosiva. «Capitano con frequenza quotidiana e non solo nei riguardi dei miei soldati», ha detto. «Ieri hanno sparato sui malines con una dinamica quasi identica. Non ho motivo di ritenere che il cecchinaggio selvaggio sia diretto esclusivamente contro i soldati italiani». Infatti nessuna ulteriore misura di sicurezza verrà adottata dalle pattuglie italiane che continueranno ad operare nello stato di «allarme rosso», ma resta la preoccupazione che le pallottole senza nome fischino in una zona ritenuta relativamente tranquilla. Lo schieramento italiano è attestato nel settore settentrionale di Mogadiscio, l'area controllata dalla fazione del Presidente provvisorio Ali Mahdi, amico degli italiani. Che le bande riescano a scorrazzare nel suo territorio conferma quindi l'estrema volatilità dei territori di influenza tribali. In passato preferivano sbucare dal nulla con il favore della notte, adesso mostrano i muscoli alla luce del sole. Di certo uno sfavorevole andamento della conferenza di Addis Abeba infiammerebbe ulteriormente gli animi, specie in seno alle frange più estremiste vicine al generale Farah Aidid. Ad Addis Abeba si sono presentati sia Aidid sia Ali Mahdi, ma la riunione preparatoria della «Conferenza nazionale di riconciliazione» si è bloccata alle prime battute. Colpa di una disputa di procedura tra fazioni somale. Una coalizione di quattro dei 14 movimenti somali partecipanti all'incontro ha boicottato la riunione presieduta da Ghali in segno di protesta per l'esclusione dai colloqui di tre gruppi loro alleati. La coalizione, do¬ minata da un gruppo di clan della Somalia meridionale, i Darod, ha accettato in seguito di sedersi al tavolo dei negoziati in cambio dell'impegno a invitare uno dei tre movimenti. E in serata si è aperto uno spiraglio, quando molte fazioni si sono dette d'accordo sulla creazione nell'arco di un mese di una commissione che faccia applicare il cessate-il-fuoco e sulla convocazione di una conferenza di riconciliazione che si potrebbe svolgere a marzo. Ieri, intanto, Mogadiscio ha vissuto una giornata di estrema confusione per le dichiarazioni del comandante del contingente francese, il generale Lenoir, secondo il quale il primo sganciamento di «Restore Hope» sarebbe stato fissato al 20 gennaio. In quella data dovrebbe cominciare il graduale rimpatrio di alcuni reparti stranieri, in modo particolare americani, per essere sostituiti dagli eserciti islamici ed africani sotto l'egida Onu. La notizia è stata smentita dalla Casa Bianca, ma la fuga delle indiscrezioni indica che al comando Usa la parola d'ordine è diventata quella di affrettare i tempi del disimpegno. Da parte italiana va segnalato l'arrivo a Gialalassi di un nucleo medicochirurgico, mentre un convoglio di aiuti scortato dagli italiani ha raggiunto Buio Burti, 210 chilometri a Nord di Mogadiscio. Piero de Garza rolli Un soldato del contingente turco a Mogadiscio, nella zona dell'aeroporto. A fianco, scambio di saluti tra il generale Aidid (a sinistra) e il Presidente Ali Mahdi alla conferenza di riconciliazione [foto ap-reuterj

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Burti, Farah Aidid, Ghali, Giampiero Rossi, Lenoir