«MalcolmX» in ed nero è bello

«MalcolmX» in ed nero è bello I DISCHI «MalcolmX» in ed nero è bello l'esordio dei Sonia Dada con un disco (Chameleon/Elektra, 1 Cd) che porta come titolo lo stesso nome del gruppo di Chicago. Curiosa la storia dei Sonia Dada, nati dall'incontro in una galleria della metropolitana fra il chitarrista Daniel Laszlo e un trio di cantanti gospel da strada. Le tre splendide voci furono così inserite a colorare i temi di soul, rhythm & blues e di suoni metropolitani che Laszlo andava elaborando e fondendo. Ed ecco il disco che offre il risultato di questo progetto originale, non costringibile in un genere. Anzi si potrebbe definire un affresco della musica americana, un'intregazione tra il suo lato bianco e quello nero. Soul, country, R&B, venature di rock epico e neavy metal, di ambient music e accenni psichedelici, si fondono in un risultato musicale di grande impatto, aggressivo, acido e sanguigno. Un piccolo universo colorato da cavalcare con animo aperto e curioso, come fa - sulla copertina del disco - il bambino in sella ad un coccodrillo con tanto di redini e frustino. Ora due segnalazioni di album dal vivo. La prima prosegue questa attuale tendenza a miscelare generi, abolire i confini stilistici, quasi come fosse la Cee: allegrissima è quella dei sette Mano Negra, in cui s'inseguono dance; rockabilly, flamenco, ska, funk, rap, dance, heavy metal. «In the he 11 of Patchinko» (Virgin, 1 Cd) è un riassunto dei tre album editi finora, con in più due omaggi a due idoli del gruppo francospagnolo, Chuck Berry («County line») e i Clash («I fought the law»). Di gran classe quello offerto dai Genesis, frutto dell'applauditissimo tour compiuto lo scorso anno. Un unico titolo, «The way we walk», per due Cd che escono in periodi diversi. Già disponibile è «We can't dance. Voi. 1» (Virgin) con le canzoni più celebri. In queste versioni il gruppo ha aumentato la dimensione spettacolare, allungando i tempi ed esaltando i passaggi solistici, di noti brani come «Land of confusion», «In too deep», «I can't dance», «Invisible touch», «Mama», «Tonight, tonight». Undici brani in tutto. Tra pochi giorni sarà disponibile anche il secondo volume, «The longs». Alessandro Rosa E ne è parlato molto, è stata al centro di polemiche, ma nelle nostre sale la biografia cinematografica di Malcolm X non è ancora apparsa. Del film realizzato da Spike Lee ci arriva però in anticipo la bella e intelligente colonna sonora, «Malcolm X» (Qwest/Reprise, 1 Cd). Tredici brani di grande qualità con i quali il regista ha voluto esporre e sottolineare l'unicità e l'importanza del suono afromericano nella cultura moderna. Un messaggio molto meno contestabile del racconto per immagini della vita e delle idee del leader nero assassinato. Se è vero, come sostengono negli Stati Uniti, che l'accoppiata promozionale disco-film vivrà nel '93 una stagione di gloria, questa di «Malcolm X» si pone già in una posizione privilegiata. Al di là delle implicazioni commerciali, questa colonna sonora prodotta da Spike Lee e Quincy Jones sa sottolineare egregiamente quanta importanza abbia avuto la musica nel difficile processo politicosociale d'intregazione e affermazione dei neri d'America. E spesso è stata una posizione di avanguardia. Un discorso che certo non è questa colonna sonora a scoprire. Di sicuro però lo fa con intelligenza e sintesi, visto che le scelte toccano i punti salienti attraverso episodi eccellenti e ben affrontabili dal grande pubblico. L'inizio è di grande attualità: «Revolution», in cui gli Arrested Development - famosi e nati nella sudista Atlanta - lanciano un accorato appello di libertà con un duro ed elegante rap. Poi tocca alla storia con Lionel Hampton («Flying Home» di Benny Goodman), con gli Ink Spots («My Prayer»), Billie Holiday («Big Stuff»), Ella Fitzgerald (con l'ellingtoniana «Azure»), John Coltrane («Alabama»), Ray Charles («That lucky old sun just rolls around heaven» di GiUespie), Duke Ellington («Arabesque Cookie»). Infine una dolcissima Aretha Franklin («Someday well ali be free»). Un disco e un discorso che meritavano un migliore apparato editoriale. Con ben poco sforzo si poteva far meglio che non indicare semplicemente gli obblighi per i diritti d'autore. Una tale attenta ricerca storico-musicale sarebbe risultata più evidente e apprezzabile con i riferimenti alle date delle registrazioni, al periodo in cui furono composti i brani. Con meno fotografie del film (oltrettutto un po' ripetitive) a vantaggio di un minimo apparato di note, si sarebbe sottolineato lo spessore culturale di un disco che così, invece, può apparire una semplice operazione promozionale. Un esempio attuale di intregrazione musicale avvenuta ènaie | graz

Luoghi citati: Alabama, America, Atlanta, Stati Uniti