E' vera la Sistina paleolitica di Sabatino Moscati

E' vera la Sistina paleolitica Ultimi esami nella grotta sottomarina di Sormiou, vicino a Marsiglia, capolavoro d'arte preistorica: belle pitture, non abili falsi E' vera la Sistina paleolitica Pittori delle caverne, la polemica è finita k Ira RANDE interesse sta destando in Francia la scoperta a Sormiou, presso Marsiglia, di una grande grotta sottomarina con pitture alle pareti che, nel loro aspetto, immediatamente richiamano quelle note da vari siti dell'età paleolitica. La grotta, che ha preso il nome dal suo scopritore Henri Cosquer, si trova oggi ben trentasette metri sotto il livello del mare; ma nell'età paleolitica doveva trovarsi sopra, perché l'acqua si è progressivamente sollevata attraverso i millenni. L'attenzione degli studiosi e del pubblico si è subito concentrata sulle pitture, numerose e a vivaci colori. Si notano soprattutto immagini di animali, in particolare bisonti dalle lunghe corna, come accade sovente nell'arte preistorica; ma vi sono anche pinguini, assai rari altrove, che ben si spiegano con l'ambiente acquatico. Numerose, infine, sono le impronte di mani, realizzate «in negativo» appoggiando le mani stesse sulle pareti colorate da poco, sicché il colo- re veniva portato via con l'impressione e le immagini delle mani rimanevano bianche sul fondo rossastro. All'interesse per la scoperta si è aggiunta subito un'accesa polemica: le figurazioni, in positivo o in negativo che fossero, sembravano a molti troppo belle, troppo chiare, troppo numerose per essere autentiche; inoltre, nella zona non era stato trovato in precedenza nulla di simile. Ma ora lo scetticismo dovrebbe scomparire, perché sono state effettuate analisi dei pollini rin¬ venuti sul luogo, che riportano a una vegetazione preistorica, e soprattutto perché la presenza di frammenti lignei bruciati ha consentito l'esame mediante il rame-carbonio: il risultato è una datazione intorno ai 18.500 anni or sono. Per la verità, il buon senso avrebbe dovuto già prima fugare lo scetticismo. Chi mai avrebbe potuto, in epoca moderna, realizzare una serie di falsi di quel genere, lavorando in condizioni proibitive a grande profondità sott'acqua? E perché mai lo avrebbe fatto, visto che non c'era alcun lucro da trarne? Ciò malgrado, sono state necessarie le più raffinate indagini che la scienza moderna consente per rimuovere le riserve dominanti su questa «Lascaux sottomarina», come è stata efficacemente chiamata la grotta. Ma ora che l'abbiamo acquisita alla scienza, quali deduzioni possiamo trarne? A parte le immagini degli animali, che evidenziano la fauna del tempo, l'aspetto di più vivo interesse è rappresentato dalle mani. Con¬ fermando altre scoperte di età preistorica, esse ci mostrano che alle mani stesse veniva affidata una ben precisa funzione: quella di rappresentare con virtù magica coloro che lasciavano le impronte, di perpetuarne in qualche modo la presenza e la vita. Non basta: le mani delle pitture preistoriche venivano rappresentate con particolari accorgimenti, prolungando o accorciando le dita e soprattutto evidenziando alcuni rigonfiamenti e linee che su esse è agevole notare ancor oggi. In termini moderni, si parlerebbe del «monte di Venere» e «della Luna» ovvero della «linea di cuore», «di testa» e «di vita». Ciò implica l'esistenza di una specie di chiromanzia, verosimilmente diversa dalla nostra ma coincidente nell'attribuire alla mano valori e funzioni di tipo religioso e magico. La grotta Cosquer evidenzia in più un altro fatto: le mani sono spesso raschiate, ovvero coperte con altri segni quasi per cancellarle e renderle irriconoscibili. Talvolta altre mani sono raffigurate su esse, sicché è ragionevole pensare alla sovrapposizione attraverso il tempo di nuovi abitanti a quelli anteriori. Anche in tal caso l'interpretazione simbolica e magica è la sola possibile: si cancellavano le mani per annientare le presenze del passato, se ne imprimevano altre per evidenziare quelle del presente. Resta infine da chiedersi: perché tanta importanza alle mani nell'immaginario dei nostri più antichi predecessori? Si ricordi, anzitutto, che la scrittura non era stata ancora inventata e che la parola si dissolveva appena espressa: sicché l'impronta delle mani era il segno più distintivo e durevole di una presenza caratterizzante (per lo stesso motivo ancor oggi si prendono le impronte digitali). E poi, la mano serviva per appoggiarsi e sollevarsi, per afferrare il cibo e gli strumenti, per accarezzare o percuotere i propri simili. Ha scritto un grande studioso francese di preistoria, Yves Coppens: «La mano ha dato all'uomo la sua anima». Sabatino Moscati Tra bisonti e pinguini le mani dipinte 18.500 annifa portano alle radici della chiromanzia Mani dipinte nella grotta scoperta a Sormiou, nei pressi di Marsiglia, 37 metri sotto il livello del mare. Nell'età paleolitica doveva trovarsi in superficie. [

Persone citate: Cosquer, Henri Cosquer, Yves Coppens

Luoghi citati: Francia, Marsiglia