Le stelle emergenti del cinema italiano, che qualche volto nuovo lo trova sempre

Le stelle emergenti del cinema italiano, che qualche volto nuovo lo trova sempre Le stelle emergenti del cinema italiano, che qualche volto nuovo lo trova sempre >Q2 chiamatele ROMA. Potrebbero diventare due stelle di quel cinema italiano in emersione, povero e in difficoltà, ma che almeno un paio di nuove facce all'anno riesce a tirarle fuori. Sabrina Fenili e Valeria Cavalli sono le protagoniste luna di «Diario di un vizio» di Marco Ferreri, l'altra di «Mario, Maria, Mario» di Ettore Scola: sotto la tutela di questi grandi nomi tutte e due giocano le loro carte. Diversissime fisicamente, bruna, marcata, sensuale, ruspante Sabrina Fenili, castanetta, anonima, gentile, perbene Valeria Cavalli, in comune hanno una prudente attenzione verso il mezzo cinematografico. Rappresentanti tipiche della generazione intorno ai trent'anni, vivono con sana indifferenza il loro mestiere di attrice. Sacro fuoco niente. Tentazioni d'arrampicamento poche. Soldi quanto basta. A nessuna è stato chiesto di andare a letto con il produttore, né di spogliarsi per scene scabrose, né di partecipare a una intensa vita notturna. A vederle da vicino, un golfetto e un pantalone, la faccia senza trucco e la gamba senza tacco, sembrano due ragazze qualunque. Sabrina Fenili però ha uno sguardo nero che s'accende di lampi e un grande seno ben occultato, e Valeria Cavalli ha un bel sorriso che arriccia in piegoline i lineamenti minuti. Qualità che per il cinema potrebbero funzionare. Valeria è torinese, figlia di famiglia, bilingue grazie alla mamma francese ma nessun ascendente artistico. Al cinema è arrivata partendo dalla pubblicità. Il suo spot più popolare è quello della ragazza che morde la mela in Dentament. Ma di spot ne ha fatti moltissimi, soprattutto a Milano. Un lavoro noioso? «Perché? A me piaceva molto. E' un gioco matematico: perfetto. E poi per la mia faccia duttile, irriconoscibile, funzionava perché tutti si ricordavano il prodotto e nessuno notava me». Il cinema e la tv l'hanno usata soprattutto per le parti di brava ragazza: moglie fedele, figlia ma¬ linconica, fidanzata casta. Il suo titolo più famoso è «Stanno tutti bene» di Tornatore. «Il mio vantaggio è parlare bene inglese, francese e spagnolo: se non ho niente da fare in Italia vado in Francia dove un lavoro lo trovo sempre. E poi mi esercito allo Studio Duse, il Living italiano. Di cinema non so niente e qualcosa dovrò pure impararla». Scola l'ha scelta per ima piccola fotografia intravista su un giornale e l'ha chiamata per la parte di Maria, la commessa di farmacia, buona, brava e seria, madre di due bambini e moglie del pidiessino Giulio Scarpati, travolta dalla crisi del comunismo e dalla insensata passione per il compagno Enrico Loverso. «Quando mi accorgo che l'amore per mio marito è finito e gli ideali sono caduti, mi innamoro come una adolescente dell'uomo che sa far rivivere in me entusiasmi pubblici e emozioni private». Nonostante il suo prossimo ruolo sia ancora quello di una moglie a fianco di Massimo Wertmùller in un piccolo film dell'esordiente Toni Domenici, Valeria Cavalli giura di non essere affatto interessata al matrimonio o alla convivenza. «Mi sentirei in gabbia, stretta, prigioniera. E poi mi pare che ima donna s'appiattisca, smetta di crescere, perda la sua personalità, diventi una Bovary che sogna l'impossibile». Sabrina Fenili è romana, di quelle con la erre strascicata e la esse dura: sa parlare anche senza alcun accento, solo che lo trova inutile e faticoso. E' fatalista: «In questo lavoro quasi tutto dipende dagli altri. Non ho ansie, non ho nevrosi, so che col mio successo io non c'entro. Aspetto, senza crederci troppo, la grande occasione, che forse arriverà proprio perché io non l'ho inseguita». E' anche fortunata: «In un anno, mentre tutti si lamentavano della crisi, a me sono capitati cinque lavori, per cui, che devo dire?, adesso mi fermo e sto un po' a vedere che effetto faccio alla gente». Il primo è «Una storia italiana» di Stefano Reali, film tv sui fratelli Abbagnale, su Raiuno a gennaio, dove è una giovane dottoressa tormentata da drammi d'amore. Sabrina al cinema è arrivata attraverso Giuseppe De Santis, vicino dei suoi genitori a Piano Flaminio, che se l'è portata al Centro sperimentale in veste di uditrice. La cosa l'è piaciuta e nell'86, appena finito il liceo, ha girato il suo primo film, «Caramelle da uno sconosciuto», ma il vero salto l'ha fatto interpretando Zaira, la femmina tutte curve di «Americano rosso» di Alessandro Alatri. «Ad Alatri devo assolutamente tutto: se lui non avesse accettato di far diventare Zaira, da bolognese che era, una ragazza di Rieti, allo scopo di sal¬ vare il mio accento, starei ancora alle partecipazioni di secondo piano. Invece ho fatto Zaira e tutti hanno cominciato a pensare che ero brava». Se in «Vietato ai minori» Maurizio Ponzi l'ha voluta talmente bella che perfino suo padre ha riconosciuto che le avevano regalato qualcosa in più, in «Diario di un vizio» Ferreri le ha tolto ogni attrazione imponendole di diventare brutta e pelosa. «M'ha fatto una testa di ricci che pare un cespuglio, m'ha messo due sopracciglia che neanche Breznev, m'ha dipinto le labbra di viola e poi m'ha detto fatti amare così come sei da Jerry Cala che è un disgraziato come te, uno che come te nella vita non tiene niente». L'è dispiaciuto non essere valorizzata? «Oddio, se mi faceva bella come ha fatto la Dellera non è che mi dispiaceva. Ma l'importante è rendere credibile il personaggio. Sono un'attrice». Cos'è recitare? «E' fare il traduttore, tradurre le emozioni della sceneggiatura perché arrivino allo spettatore in sala». E' un lavoro speciale, quindi? «E' un lavoro. Mio fratello fa l'avvocato, mia sorella studia psicologia, io cerco di recitare. Certo, mi piace. Ma se il ministro Boniver non interviene subito con una legge a tutela del nostro cinema ho paura che non lo potrò più fare». Simonetta Robiony Valeria Cavalli, una commessa per Scola. Sabrina Ferilli brutta e pelosa per Ferreri Sabrina Fertili in «Diario di un vizio» di Marco Ferreri. Foto grande Monica Bellucci vampiressa per Coppola Valeria Cavalli li*«Mario, Maria, Mario»di Ettore Scola Sotto Chiara Caselli gira con la Cavani i Taviani e Costa Gavras Anna Galiena farà «Il grande cocomero» Amanda Sandrelli «Stefano quantestorie»

Luoghi citati: Alatri, Francia, Italia, Milano, Rieti, Roma