Colpiti dalla maledizione della Luna di Franco Pantarelli

Un tribunale della California ha condannato David Scott per truffa: dovrà pagare oltre 300 milioni per non finire in galera Un tribunale della California ha condannato David Scott per truffa: dovrà pagare oltre 300 milioni per non finire in galera Colpiti dalla maledizione della Luna Guai a ripetizione per gUastrortairti dell Apollo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Venti anni fa era uno degli eroi che facevano sognare gli adolescenti, ora è un truffatore qualsiasi, condannato da un tribunale della California a pagare il prezzo delle scorrettezze commesse, che oltre tutto è un prezzo consistente: 240.000 dollari, pari a circa 340 milioni di lire. David Scott, l'uomo dell'Apollo 15 che nel 1971 compì il quarto volo sulla Luna, quello in cui per la prima volta venne utilizzata una «automobile lunare», è finito così, con la gloria di un tempo ridotta a un ricordo in cui cullarsi, magari durante l'«ora d'aria», nel caso in cui non pagasse la multa e finisse in prigione. Scott sulla Luna ci restò diciotto ore, assieme al collega James Irving mentre un altro astronauta, Alfred Worden, li aspettava lassù, nel «modulo lunare», per riportarli a casa. Raccolsero pietre, come già prima di loro avevano fatto i tre precedenti equipaggi dell'Apollo 11, 12 e 14 (il 13 non riuscì a compiere la sua missione), scorrazzarono per il satellite per un po' di miglia e poi ripartirono sotto gli occhi di milioni di telespettatori, perché quella fu anche la prima volta in cui si riuscì a trasmettere in diretta l'operazione rientro. Alla loro esplorazione ne seguirono altre due, poi il programma fu abbandonato: troppo costoso e di valore scientifico «non più rilevante». Scott restò in forze alla Nasa ancora per un po', ma nel 1977 decise di mettersi in proprio. Il suo nome contava ancora parecchio, e l'idea che voleva sviluppare sembrava interessante: si trattava nientemeno che di mettere in piedi una tecnologia capace di prevenire i guasti meccanici negli aerei. Armato del suo promettente programma di ricerca, Scott cominciò a battere tutti i possibili finanziatori dell'impresa. Nel 1980 ne aveva trovati 35, per un totale di due milioni di dollari. Poi però la cosa si sfilacciò, la ricerca non prese mai cor- po, i soldi venivano consumati senza costrutto e i finanziatori cominciarono a pretendere indietro le loro somme. Alcuni ci riuscirono, ma nove di loro furono costretti a denunciare Scott, dimostrando che in realtà il modo in cui l'ex astronauta aveva speso quel denaro non era conforme a ciò che era previsto nell'iniziale programma di ricerca. L'altro giorno il tribunale ha emesso la sentenza di cui si diceva che David Scott è entrato ufficialmente nel novero dei truffatori. Sì, la vita a terra degli eroi dello spazio è difficile, e non c'è solo il destino di David Scott? a dimostrarlo. Molti dei suoi colleghi legati al programma Apollo, quella sofisticatissima e supertecnologica avventura che a parlarne adesso sembra preistoria, non hanno saputo o potuto organizzarsi delle esistenze «all'altezza». Neil Armstrong, il più famoso di tutti per essere colui che per primo pose piede sul suolo lunare, è riuscito per anni a bilanciare l'incarico «dignitoso» di docente di ingegneria aeronautica all'Università di Cincinnati con attività meno prestigiose, come quella di «stella» della pubblicità televisiva. Edwin Aldrin, che a suo tempo fu definito «il primo frustrato dello spazio» per avere partecipato alla storica spedizione di Armstrong restando però nel modulo lunare, scrisse un libro proprio per raccontare il disagio psicologico del «dopo», dal titolo non proprio imprevedibile di «Ritorno alla Terra». Le ultime, incerte notizie lo vogliono alcolizzato. Due altri, Edgard Mitchell (Apollo 14) e James Irving (quello che andò assieme a Scott), hanno scelto l'irrazionale: il primo, abbandonò la Nasa quasi subito dopo il suo volo spaziale e fondò un istituto per lo studio dei fenomeni paranormali; il secondo addirittura si fece predicatore della Chiesa evangelica e in seguito organizzò delle spedizioni sul Monte Ararat, convinto di riuscire a trovare l'Arca di Noè. Poi ci sono quelli organizzatisi negli affari e quelli finiti in politica. Al primo gruppo appartengono Alan Shepard (comandante di Apollo 14) e Charles Conrad (Apollo 12 e poi Skylab), che divenne addirittura vicepresidente della Me DonnellDouglas. Al secondo gruppo appartiene John Glenn, primo americano in orbita nel 1962, che è ancora senatore. Ha inseguito varie volte la «nomination» democratica per salire alla Casa Bianca, ma senza successo. Ultimamente, il suo nome è apparso in una storia di finanziamenti illeciti. Franco Pantarelli Aldrin è alcolizzato Mitchell fa il santone A sinistra David Scott Sopra Glenn, invano ha tentato di sfondare nella politica Neil Armstrong, il primo uomo che mise piede sulla Luna. Ora fa la star della pubblicità tv

Luoghi citati: California, New York