« Non è solo fantastoria »

Libro-choc: l'Impero è crollato per colpa sua « Non è solo fantostoria » Mack Smith: tesi da discutere Tran) faglia: resta il giallo Hess CHE cosa pensano gli altri storici di questa serie di «se» e di «ma» su Churchill, che si lasciò sfuggire l'occasione di far pace con Hitler salvando l'Impero? A sorpresa, Denis Mack Smith non scarta la tesi a priori: «Clark è un eccentrico, Charmley è poco noto anche in Gran Bretagna, ma le loro ipotesi si possono discutere. Il punto debole del loro ragionamento è che dopo aver conquistato l'Europa e la Russia, Hitler sarebbe stato in grado di farci ancora più male». Fra l'al¬ tro, una pace disonorevole con la Germania non sarebbe mai stata accettata dal popolo britannico, neanche per salvare l'Impero: «Distruggere Hitler a ogni costo: nel '40 i giornali inglesi non scrivevano d'altro». E poi già da anni, ricorda Mack Smith, in Gran Bretagna si parlava delle colonie come di un fattore di prestigio e di potenza, ma anche di una perdita economica netta, di cui prima o poi ci si sarebbe dovuti disfare. Incredibile che l'Impero non crollasse comunque, anche se Churchill avesse fatto scelte diverse. A rafforzare l'opinione di Mack Smith, Antonio Spinosa sottolinea che gli scricchiolii nella struttura monolitica dell'Impero britannico cominciarono già all'epoca della regina Vittoria, con la forzata concessione da parte di Londra delle prime autonomie alle colonie. E riguardo al misterioso volo di Hess in Gran Bretagna? Per Spinosa, Churchill non prese in considerazione neanche per un attimo la profferta di pace del delfino di Hitler, anche perché il personaggio si era squalificato tenendo contatti, da Berlino, con ambienti esoterici britannici. Nicola Tranfaglia ha qualche dubbio in più: «Riguardo al caso Hess c'è come un "buco" nella storiografìa. Gli inglesi non hanno mai messo a disposizione degli studiosi le carte del suo interrogatorio, il che è strano per le abitudini britanniche». Forse quegli incartamenti sono stati distrutti. Churchill temeva la loro divulgazione? Il più divertito dalle ipotesi fantastoriche è Franco Cardini: «Sono curioso di leggere questo libro, mi pare che faccia osservazioni di una discreta intelligenza. Ma cade nel vizio tipico della pseudo-storia: è troppo razionale, immagina una infallibile concatenazione di cause ed effetti che avrebbero salvato l'Impero britannico. Rispetto ai romanzi di fantastoria, come ad esempio il recente "Fatherland", la storia vera è molto più piena di imprevisti e irrazionalità!». Cardini sottolinea che in Gran Bretagna la critica a Churchill non è una novità così assoluta: c'è il precedente del quasi nazista Irving ma anche quello rispettabile di Taylor, che per primo, negli Anni 60, puntò il dito contro le responsabilità franco-britanniche nello scoppio della guerra. Un motivo non nuovo di polemica contro Churchill è la sua megalomania, l'ossessione di emulare il suo antenato duca di Marlborough, leader della coalizione europea contro Luigi XIV; può darsi che abbia voluto la guerra con Hitler anche per pura ambizione? «Può essere vero - risponde Cardini -, ma è un'ipotesi superflua». Infine Cardini diagnostica nel libro in questione un pregiudizio anglocentrico: «A certi storici inglesi sembra che da quello che si fa o si decide a Londra la storia mondiale discenda per logica conseguenza». Lui non ne è troppo convinto. Luigi Grascia i Da sinistra Churchill e Eisenhower Mack Smith e Spinosa

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