Morti in garage, mano nella mano

Morti in garage, mano nella mano Tragedia a Chivasso: i due giovani fidanzati erano in auto col motore acceso Morti in garage, mano nella mano Dopo la festa, asfissiati dai gas di scarico Lui al posto di guida, lei accanto. Per mano. Li hanno trovati così, ieri pomeriggio, sui sedili reclinati della Golf grigio scuro, chiusi nel box auto sotto il palazzo dove il ragazzo abitava. Morti dall'alba, forse, o comunque dopo le due di ieri mattina. Ossido di carbonio, non c'è dubbio, dice il medico legale: motore acceso, per tenere alto il riscaldamento, e i gas di scarico non devono avere impiegato molto a saturare il piccolo garage. Volevano stare ancora un poco insieme la notte di Capodanno. Non hanno pensato. A nessuno dei due è venuto in mente che quel garage sarebbe diventato una trappola mortale. Antonio Burgio, «Tonino» come tutti lo chiamavano, aveva 20 anni.. Lei, Gabriella Pistoni, 19. Si frequentavano da circa sei mesi, «erano innamorati». Abitavano a Chivasso con le loro famiglie. Tonino alla «Residenza Giardini», via Bradac 12, con il padre, pensionalo Lancia, la madre, casalinga, e un fratello maggiore. Gabriella con i genitori - papà cassintegrato Fiat e mamma casalinga - e la sorella di cinque anni più grande in via Caduti per la Libertà 18. La serata di festa era incominciata con una promessa a casa: «Riaccompagnerò Gabriella entro le tre», aveva detto Tonino a padre e madre della ragazza. Poi l'appuntamento con una coppia di amici, ventenni anche loro. A quegli amici la madre di Gabriella ha telefonato ieri mattina dopo una notte insonne: «A che ora vi siete lasciati? Dov'è finita mia figlia? Dove può essere andata?». Si erano lasciati poco dopo l'una, era stata la risposta, proprio davanti al portoncino a vetri sul retro della casa di Tonino. L'allarme è scattato. Altre telefonate, altri amici, parenti. Una chiamata alla «Residenza Giardini» dove la famiglia Burgio ancora non aveva scoperto l'assenza del figlio. Poi la mobilitazione. Una decina di persone ha incominciato a cercare: lungo le rive dell'Orco e nei boschi di Castagneto, sulle colline intorno a Chivasso e nella zona del canale Cavour. Persino a Volpiano, dove la sorella maggiore di Gabriella, Daniela, ha un negozio e ogni giorno va a lavorare. Nessuna traccia, nemmeno della Fiat Duna familiare che Tonino usava da quando con la Golf aveva avuto un incidente. Ansia, angoscia, domande sempre più incalzanti con il passare delle ore, e senza risposta. Rapimento? Fuga d'amore? E perché mai, se nessuno aveva avuto nulla da dire sulla tenerezza che univa quei due ragazzini? Disgrazia, allora? Impossibile, almeno l'automobile si sarebbe trovata. Erano quasi le quattro del pomeriggio quando Ivan Picone, 19 anni, uno degli amici più cari di Tonino e Gabriella, ha pensa¬ to di scendere la rampa che porta là sotto, ai garage del palazzo al numero 12 di via Bradac: «Vediamo se per caso sono andati via a piedi». Ed ecco la Duna bianca, subito dopo la svolta a destra lungo il terrapieno in cui sono ricavati i box auto: è accostata al muro di fronte all'infilata delle porte a bilico. Vuota. Chiusa a chiave. Aperto è invece il box numero 5. Ivan afferra la maniglia, la porta si solleva. Sulla Golf scura che nessuno aveva più usato dopo quell'incidente, Tonino è al posto di guida, sdraiato sul sedile reclinato. Con la mano destra tiene la sinistra di Gabriella, sdraiata anche lei, un po' di sbieco. La chiave è inserita nel blocchetto d'accensione, i finestrini ben chiusi, la manopola del riscaldamento sul rosso. Il motore deve essersi spento da sé, finita la benzina. Secondo il medico legale, il dottor Nicola Genovese, i ragazzi non hanno avuto coscienza di dover scappare di là. L'ossido di carbonio li ha avvelenati senza che se ne rendessero conto. Croce rossa, carabinieri, poi il medico e i necrofori dopo la scoperta di Ivan Picone. E la disperazione» lo sconcerto dei genitori, della sorèlla di Gabriella, del fratellp di Tonino^ 'begli' amici che dalla mattina cercavano ovunque: «Non è possibile. Erano stupendi insieme, si volevano bene, erano bravi ragazzi, non hanno mai fatto nulla di male, non bevevano nemmeno il vino, erano astemi, tutti e due». Lo sconcerto di un sacerdote, don Aldo, della parrocchia San Giuseppe lavoratore che da anni la famiglia Burgio frequenta: «Conosco Tonino da quando era alto così, corretto, onesto, un bravo ragazzo. Dove sono i suoi familiari? Devo dare loro un po' di conforto». Alle cinque del pomeriggio la famiglia di Tonino e quella di Gabriella, mentre i necrofori portavano via i loro corpi, rispondevano senza ascoltarsi alle domande, caute e gentili, del brigadiere Sciolto, comandante della stazione dei carabinieri. No, non sapevano a che ora potesse essere accaduto. Sì, erano al corrente che avrebbero passato insieme la sera di Capodanno. Si volevano bene, sì, da qualche mese. «Ma signor brigadiere, che cosa vuole che importi quando è un figlio che muore». Eva Ferrerò Non si sono accorti che l'ossido di carbonio li stava uccidendo ' £ Gabriella Pistoni, 19 anni, e Tonino Burgio, 20 (foto sotto) si conoscevano da sei mesi: sono morti nella Golf dei ragazzo (foto a sinistra). A fianco, il dolore del padre di Gabriella, Andrea

Persone citate: Antonio Burgio, Burgio, Castagneto, Gabriella Pistoni, Ivan Picone, Nicola Genovese, Tonino Burgio

Luoghi citati: Chivasso