I soldi nemici di Olimpiadi e Mondiali di Gianni Romeo

Nebiolo, grande capo dell'atletica internazionale, analizza un futuro di luci e ombre I PERICOLI DELLA Nebiolo, grande capo dell'atletica internazionale, analizza un futuro di luci e ombre I soldi nemici di Olimpiadi e Mondiali «Se cediamo alle richieste, il crollo» PRIMONebiolo, ambasciatore dello sport nel mondo. Presidente della Iaaf, federazione internazionale dell'atletica, dal 1981. L'uomo di sport italiano più conosciuto all'estero. L'atletica è il veicolo trainante dell'attività sportiva, Nebiolo è il pilota dell'atletica. Nessuno meglio di lui può aiutarci, nell'anno che nasce, a capire dove va lo sport. «E' in grandissima ascesa come fatto sociale e come spettacolo, è diventato parte importante della vita. Ogni crescita naturalmente comporta dei problemi: l'opinione pubblica lo tiene nel mirino, lo illumina ma lo scruta; gli interpreti dello sport diventano eroi, sono toccati da guadagni altissimi, vengono catapultati in una realtà ben diversa da quella di venti o trent'anni fa; lo sport diventa un fatto anche commerciale, per cui in esso si buttano persone che ritengono di trovarvi una fonte di lavoro; la tv dà maggior enfasi a tutto il quadro. Siamo in una fase di assestamento, il mondo sportivo deve capire e vivere con serenità questa nuova era». Gli atleti sono il motore che fa correre questo veicolo. Senza di loro tutto si fermerebbe. E' davvero assurdo respingere le loro richieste, quando dicono che vogliono una parte degli utili delle Olimpiadi? «In questa fase di ascesa ci sono dei confini non valicabili, per evitare di trasformare tutto in un semplice fatto commerciale. Che gli atleti debbano guadagnare è ovvio, vanno compensati i sacrifici degli allenamenti, gli anni persi quando i coetanei degli atleti si immettono nella vita normale. Ma alcuni avvenimenti come l'Olimpiade o i campionati del mondo di atletica vanno rispettati per il loro profondo significato di immagine ed etica sportiva che debbono conservare di fronte a tutti. A parte che per gli atleti l'Olimpiade è una vetrina e un biglietto da visita fondamentale, perché la medaglia vinta o sfiorata si trasforma in ingaggi successivi, non sareb- be nemmeno difficile trovare accomodamenti. Gli sponsor ci sarebbero per pagare chi vince o batte i record, ma certi principi vanno mantenuti. L'atletica ha grosse responsabilità sulle spalle, se cede l'atletica crolla tutto». E se gli atleti minacceranno scioperi, ad esempio prima dei Mondiali di Stoccarda? «Proprio per questo vanno mantenuti i principi. Se oggi diamo dieci, è davvero possibile che domani ci sia uno sciopero per avere venti. Ma se non diamo nulla, se anche gli atleti sanno di dover dare un esempio ai giovani gareggiando gratis per gli ideali e la gloria, il meccanismo non s'incepperà mai». A proposito di ideali, le restrizioni alle partecipazioni olimpiche minacciano una certa filosofia dello sport. «In futuro si punta a non superare il numero di 10.000 atleti, alle Olimpiadi, con 5000 accompagnatori. Per i prossimi Mondiali ad esempio l'atletica pone due minimi di partecipazione, uno alto per il Paese che vuole avere tre atleti in gara, uno più basso per chi cerca di averne almeno uno. Le Nazioni che non hanno atleti con il minimo potranno iscrivere due rappresentanti in tutto, un uomo e una donna. L'universalità viene garantita, ma puntando a media più alta. Non vedremo più nel mezzofondo l'atleta che arriva cinque minuti dopo il primo, lo spettacolo ha le sue esigenze. Ma onestamente, a chi giovava la partecipazione di qualche atleta debolissimo?». L'atletica non vuole pagare gli attori, ma all'Olimpiade chiede soldi... «L'atletica all'Olimpiade traina tutti gli altri sport, non ci sembra giusto che debba avere una parte eguale agli altri. In futuro si dovrà discutere questo fatto». Come si concilia riduzione dei partecipanti con aumento degli sport ai Giochi? Ad Atlanta ci sarà il golf... «I problemi di elefantiasi non saranno risolti in tempo, per Atlanta '96. Non sarà comunque facile cancellare certi sport, e chi si sentirà di fare il boia con discipline di alta tradizione? Ma ormai sopravvive bene soltanto lo sport che si fa televisivo, è una legge dei tempi moderni. Chi non saprà modernizzarsi sarà tagliato fuori». E la battaglia contro il doping? Ma è poi una vera battaglia o una scaramuccia? «L'atletica ha stabilito sanzioni pesantissime per chi viene trovato positivo, quattro anni di squalifica, perché la minaccia serva da deterrente. Se gli altri sport non si adegueranno la battaglia contro il doping sarà persa. Come si può spiegare a un rappresentante aell'atletica che verrà controllato dieci volte all'anno, meatre^i suoi colleglli di altri sport la passano liscia? Così va a fmire che gli unici drogati sono quelli dell'atletica, dal nostro sforzo ne abbiamo i danni e le beffe...». Il caso di Reynolds che vi chiede i danni, il ricorso ai tribunali normali, non è un ostacolo alla voglia di pulizia? E voi siete sicuri di non creare dei martiri? «Lo sport si è dato le sue regole di giustizia, chi si affilia allo sport per sua libera scelta sa che deve accettare queste regole nell'interesse di tutti, in primo luogo della lealtà sportiva. Negli Stati Uniti il desiderio di proteggere l'individuo porta a certi assurdi. L'Alta Corte di giustizia americana esiste dal 1797, da allora si è interessata solo tre volte di sport, ma lo ha già messo in piena crisi. Noi siamo nel giusto, abbiamo le prove di aver agito correttamente, siamo decisi a non riconoscere interferenze. Allo studio c'è la possibilità di eleggere un arbitrato internazionale, perché qui potrebbero andare in crisi addirittura le Olimpiadi '96, se un tribunale normale ci imponesse di far gareggiare chi secondo noi si è drogato». Che cosa c'è nel futuro dell'atletica? «Forse i campionati mondiali in Messico nel 1997 e poi in Sud Africa nel 1999. Dobbiamo renderci anche conto della nuova geografia mondiale, aiutare l'ex Urss e tutti gli altri perché un enorme patrimonio sportivo non vada perduto. Ecco dove non bisogna rimpiangere che lo sport sia diventato un affare. Grazie ai soldi della televisione, potremo fare molto». Chiudiamo con una considerazione sull'Italia. Non le pare che da noi lo sport viva al di sopra delle possibilità del Paese reale? «L'organizzazione del Coni è eccellente. Ma in Italia la fase di assestamento di cui abbiamo detto sembra dibattersi fra storture maggiori che altrove. Da noi il fenomeno sportivo è dilatato a dismisura, siamo il Paese numero uno al mondo per l'importanza che si dà allo sport. Un presidente del calcio è più noto di un ministro, spiegare queste cose all'estero non è facile... Meglio però avere molto piuttosto che avere poco». Gianni Romeo «Gli sponsor si troverebbero, ma soltanto gareggiando gratis si dà il vero esempio ai giovani» A lato Nebiolo, ambasciatore dello sport nel mondo Sopra Samaranch, presidente del Ciò, e Butch Reynolds

Persone citate: Butch Reynolds, Nebiolo, Reynolds

Luoghi citati: Atlanta, Italia, Messico, Stati Uniti, Stoccarda, Sud Africa, Urss