Barucci espone i suoi «gioielli» di Roberto Ippolito
La presidenza Cee è passata ai danesi. Altri Paesi bussano alle porte E in visita nei Paesi del petrolio Barucci espone i suoi «gioielli» ROMA. Senza dubbi. Piero Barucci è proprio certo. Il ministro del Tesoro, vicino alla de, è convinto che le privatizzazioni diventeranno presto realtà. «Fino al 29 dicembre ha confessato l'altro giorno non ero affatto sicuro che il piano sarebbe partito. Ora ho invece raggiunto la certezza che le cose si faranno». Mercoledì 30 dicembre il Consiglio dei ministri ha approvato il programma per le cessioni (anche se devono ancora essere apportati alcuni ritocchi sulla base delle indicazioni del Parlamento). E lo stesso giorno Barucci è partito per presentare ai sultani i gioielli da vendere: sta visitando Oman, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Arabia Saudita. Il 12 gennaio sarà a Londra, poi andrà a Bruxelles. Ma già ieri da Muscat, capitale dell'Oman, ha voluto far trapelare la sua fiducia. Non vede ostacoli, sorvola su tutti gli intoppi che puntualmente si presentano nel governo e fuori. E' anche persuaso che ben presto saranno staccati i primi assegni per pagare le aziende delle Partecipazioni statali in vendita. Immagina che nel giro di quattro, o al massimo cinque mesi, saranno privatizzati il Credito Italiano, il Nuovo Pignone e la Sme (che terrà un'assemblea preliminare giovedì 7 gennaio). E che nello stesso periodo sarà avviata la vendita dell'Ina (possibile solo dopo Io scorporo di alcune funzioni pubbliche). E infine entro dicembre debutteranno in Borsa l'Agip e la Snam. «Se riusciremo a fare ciò in tempi brevi vorrà dire che davvero abbiamo imboccato una strada nuova», sottolinea Barucci. A consentirlo, secondo il ministro, è il piano scritto da lui e che definisce «un progetto rafforzato in ogni suo punto e sotto ogni aspetto» benché il testo finale non esista ancora: numerosi adempimenti sono già scattati. In ogni caso, sostiene il ministro Barucci, «andiamo a mettere sul mercato aziende di enorme interesse». E non è un caso che la missione promozionale cominci proprio a casa dei sultani: «Snam e Agip rappresentano certamente le occasioni migliori per il mondo arabo. Questa visita ha lo scopo di tastare il polso di questi potenziali investitori e non certo di vendere già oggi qualcosa e senza dimenticare quelli che sono gli interessi del Paese». In pratica Barucci afferma che in questo momento non sono in vendita quote dell'Eni, il gruppo che controlla le due grandi aziende energetiche destinate ad approdare in Borsa. Ed esclude che l'Eni venda Snam, Agip e Nuovo Pignone a un Paese arabo. Il ministro chiama in causa anche «gli interessi del Paese»: l'Italia, che ha già una pesante dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento energetico, non può annunciare la ritirata dal settore. Barucci non dà indicazioni tecniche sugli strumenti grazie ai quali è possibile tutelare gli interessi nazionali. Ma la delibera approvata sempre il 30 dicembre dal Cipe, il Comitato interministeriale per la politica economica, affronta anche questi problemi. In particolare, uno dei metodi per realizzare le privatizzazioni è «la vendita a trattativa privata» perché «è coerente - si legge nella delibera del Cipe con l'obiettivo della predeterminazione specifica del soggetto o dei soggetti acquirenti». La vendita a trattativa privata ha infatti una finalità precisa: «Può essere utilizzata solamente ove ricorrano interessi pubblici di particolare rilevanza». Alcuni vincoli vengono poi posti dalla delibera per la realizzazione delle «public company», cioè delle società ad azionariato diffuso. E' una soluzione, questa, prevista esplicitamente per l'Enel dal piano per le privatizzazioni. Lo Stato può perdere la maggioranza se le azioni vengono frazionate al massimo sul mercato, ma in qualche caso con alcuni limiti. Il documento approvato mercoledì scorso stabilisce che «gli statuti delle società ad azionariato diffuso operanti nei settori delle pubbliche utilità dovranno prevedere, all'atto della perdita del controllo diretto o indiretto da parte del ministero del Tesoro, l'attribuzione allo Stato di diritti speciali». Questi riguarderebbero in particolare «la nomina di uno o più amministratori e/o sindaci», la facoltà di «impedire riduzioni di attività e alienazioni» oppure «l'assunzione di partecipazioni rilevanti» o il varo di «modificazioni statutarie che, direttamente o indirettamenente, possano alterare oppure ostacolare l'esercizio dei predetti diritti speciali». Roberto Ippolito Il ministro del Tesoro Barucci cerca all'estero compratori per le aziende di Stato. Dopo i Paesi arabi incontrerà il mondo finanziario della City
Persone citate: Barucci, Piero Barucci
Luoghi citati: Arabia Saudita, Bruxelles, Emirati Arabi Uniti, Italia, Kuwait, Londra, Muscat, Roma
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