Un baratto con l'OIp di E. St.

Un buratto con POIp Un buratto con POIp 77premier vuole 6 mesi di tregua per concedere il ritorno dei 400 TEL AVIV. Il premier israeliano Rabin si è detto per la prima volta disposto a considerare il rientro anticipato dei 415 palestinesi espulsi il mese scorso «se i leader dell'Olp e di Hamas si impegneranno a garantire che nei prossimi sei-nove mesi nei Territori non ci sarà Intifada e saranno sospesi gli atti di violenza e il terrorismo». In un'intervista alla radio militare israeliana - che sarà trasmessa oggi e di cui ieri è stato anticipato un brano -, Rabin ha garantito che in quel caso tutti gli espulsi, «a gruppi di cento alla volta», potrebbero rientrare prima del tempo di espulsione previsto (fino a un massimo di due anni). Ma rispondendo a una domanda dell'intervistatore, Rabin ha convenuto che la probabilità che i palestinesi sospendano l'In tifada «equivale a un sogno ad occhi aperti». La portavoce palestinese Hanan Ashrawi ha detto che la proposta di Rabin è «impraticabile». «Non è possibile sospendere l'Intifada - ha detto -, anche perché non si può essere garanti del comportamento di ciascun individuo nei Territori. A quanto pare Rabin comincia a comprendere che le espulsioni sono state per lui uno sbaglio politico». In precedenza, Rabin aveva respinto la proposta del comitato internazionale della Croce rossa di permettere l'invio di aiuti per i 415 palestinesi espulsi verso il Libano indipendentemente dalle decisioni del governo di Beirut. «Permetteremo il passaggio del convoglio della Croce rossa solo su un piano di reciprocità col Libano», aveva spiegato il portavoce del primo ministro. Tuttavia, secondo la radio israeliana, questa non sarebbe la risposta definitiva del governo israeliano, viste anche le perduranti divergenze tra Rabin e il ministro degli Esteri, Shimon Peres. Questa risposta verrà data solo dopo che la Corte suprema, chiamata in causa dalle famiglie dei palestinesi espulsi, avrà dato il suo responso, atteso entro oggi. La radio ha anche informato che i dieci palestinesi espulsi per errore dovrebbero ritornare nelle loro case domani. Il problema dei 415 palestiniesi cacciati da Israele è stato anche al centro di discussioni all'Orni, dove il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a trovare l'accordo per una dichiarazione che chieda a Israele di ritirare il provvedimento. A causare l'impasse sono state le divergenze tra il rappresentante statunitense e quelli di Marocco e Zimbabwe, che hanno sostenuto la posizione dell'Olp. L'Organizzazione per la liberazione della Palestina, che punta a far imporre sanzioni allo Stato ebraico, aveva insistito su un testo molto duro, mentre l'amministrazione americana voleva mitigare i toni. Intanto, ieri ad Amman, circa 5000 giordani inneggianti alla grandezza di Allah hanno inscenato una imponente manifestazione per protestare contro le espulsioni e per chiedere alle parti arabe coinvolte nei colloqui di pace con Israele di abbandonare i negoziati. [e. st.]

Persone citate: Hanan Ashrawi, Rabin, Shimon Peres

Luoghi citati: Amman, Beirut, Israele, Libano, Marocco, Palestina, Tel Aviv