«Uccidi Shamir ordine di Al Fatah» di Aldo Baquis

In carcere un israeliano. Secondo Gerusalemme preparava gli attentati contro Sharon e l'ex primo ministro In carcere un israeliano. Secondo Gerusalemme preparava gli attentati contro Sharon e l'ex primo ministro «Uccidi Shamir, ordine di Al Fatali» Rabin offre: gli espulsi in cambio della fine delVlntifada TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO I servizi di sicurezza israeliani si interrogano in questi giorni se «Al Fatah» abbia deciso di attentare alla vita di alcuni fra i principali esponenti politici del Paese (sconvolgendo così qualsiasi progetto di negoziati in Medio Oriente) dopo l'arresto - avvenuto una settimana fa all'aeroporto e reso noto giovedì - di Rafael Avraham, un ebreo cittadino d'Israele sospettato di aver ricevuto 33 mila dollari da un collaboratore di Yasser Arafat. La somma doveva servire ad acquistare le armi necessarie per attentare alla vita dell'ex premier Yitzhak Shamir e dell'ex ministro della Difesa Ariel Sharon. Avraham, 40 anni, con un passato di traffici di droga, avrebbe spiegato agli inquirenti dello «Shin Bet» (il servizio di sicurezza interno, che da mesi lo seguiva) di aver intascato i soldi per saldare vecchi debiti e di non aver mai inteso seriamente compiere attentati. Il padre, un ebreo di Calcutta immigrato in Israele nel 1967, ha aggiunto che «Rafael ha una fantasia molto sviluppata, si vanta con gli amici di possedere un elicottero e una Chevrolet e farebbe bene a farsi finalmente visitare da uno psichiatra». Eppure lo «Shin Bet» lo ha preso sul serio: sia per la consistente somma di denaro trovatagli addosso all'atterraggio sia perché il nome del suo «contatto» - Jibril Muhammed Rajub - è ben noto a chi in Israele lotta contro il terrorismo palestinese. Nel 1970, quando aveva appena 18 anni, Rajub è stato condannato a una pesante pena detentiva per aver compiuto una serie di attentati dinamitardi. Nel 1984, il carismatico attivista di -«Al Fatah» ha guidato una, celebre sollevazione di detenuti palestinesi, descritta in seguito nel suo libro «Cella 704», un testo obbligatorio per i giovani nazionalisti palestinesi. All'inizio dell'Intifada, Rajub è stato espulso dai Territori e, secondo osservatori israeliani, ha gradualmente assunto alcuni degli incarichi operativi che erano in precedenza di Abu Jihad (il leader palestinese ucciso a Tunisi da un commando, probabilmente israeliano, nel 1988): fra questi, la supervisione delle attività di guerriglia in Cisgiordania. Due fratelli di Rajub, Nayef e Nasser, entrambi attivisti di «Hamas», sono fra i 415 palestinesi espulsi in Libano. Il primo contatto tra Rafael Avraham e «Al Fatah» risale, secondo gli investigatori, a due anni fa, quando ancora l'israeliano scontava in Danimarca una reclusione per droga. A Rajub, incontrato nel suo ufficio di Tunisi e con cui avrebbe discusso della realizzazione di una serie di attentati senza precedenti nella storia d'Israele, Avraham avrebbe fatto capire di essere un ufficiale della riserva dell'esercito israeliano e di avere grande dimestichezza con le armi da fuoco. «E' una bugia - dice il padre -. Fu esonerato dal servizio di leva per motivi di salute». Nell'apprendere queste notizie, Shamir - che negli Anni Cinquanta era un importante agente segreto del Mossad - ha detto di non essere affatto impensierito. «Per così poco - ha aggiunto - non rinuncerò certo alla mia passeggiata igienica, sotto casa». L'ex premier ha però colto l'occasione per schernire «quanti - in Israele e fuori - credono davvero che "Al Fatah" non sia più un'organizzazione terroristica». Il caso di un israeliano che, per soldi, si metta a disposizione di un'organizzazione di guerriglia palestinese, è quasi senza precedenti. Negli archivi dei giornali si trova traccia solo di un certo Jojo Nidam, arrestato nel 1978 mentre si accingeva a preparare un'autobomba che doveva essere abbandonata nel centro di Gerusalemme. Meno rari, invece, i casi di delinquenti comuni israeliani che vendano armi ad attivisti palestinesi dell'Intifada. Dal canto suo, lo scrittore Michael Bar Zohar ha ricordato ieri che diversi israeliani «sono passati dalla parte del nemico» per motivi puramente ideologici. Nel 1972, ad esempio, due paracadutisti simpatizzanti della sinistra extraparlamentare si recarono in Siria per partecipare a un corso di sabotaggio. Due anni fa, inoltre, alcuni redattori della rivista israeliana di estrema sinistra «Derekh Ha-Nitzotz» furono condannati per aver ricevuto sovvenzionamenti dal «Fronte popolare per la liberazione della Palestina» di George Habbash. Aldo Baquis Alcuni dei palestinesi espulsi mostrano foto dell'ayatollah Khomeini. In alto, il premier israeliano Rabin IFOTOAP] (