«Multe, non il carcere a chi prende tangenti» di Luigi Covatta

«Multe, non il carcere a chi prende tangenti» MANI PULITE E COLPI DI SPUGNA Covatta sul finanziamento ai partiti: ecco l'orientamento per la nuova legge «Multe, non il carcere a chi prende tangenti» IROMA N comitato non se ne è ancora parlato. Della questione penale finora non si è discusso affatto. Questo è un problema che sarà affrontato solo quando avremo concluso l'esame del resto della legge che punta soprattutto a riformare il sistema di finanziamento, dei partiti». Luigi Covatta, socialista e relatore della nuova legge sul finanziamento del partiti al Senato, affronta la questione più spinosa che gli è capitata tra le mani da quando è parlamentare alla lontana, ben sapendo che si tratta di un argomento scabroso. C'è da capirlo: proprio lui potrebbe passare alla storia come l'uomo che firmò per primo la proposta di legge che pose le basi giuridiche per trovare una «via d'uscita» a tutti i politici finiti nel mirino dei giudici di tangentopoli, a cominciare da Bettino Craxi. E, naturalmente, Covatta parla con prudenza, ripetendo ad ogni frase che se si troverà una soluzione a questo problema, questa dovrà avere il consenso più ampio. Insomma, visto che il compito potrebbe rivelarsi impopolare, non vuole essere lui il solo a farne le spese. Sen. Covatta, già si parla di una depenalizzazione del reato? «Diciamo che c'è l'orientamento di prevedere per il futuro non più sanzioni penali ma amministrative per chi viola la nuova normativa sul finanziamento dei partiti. Il nuovo regime tra l'altro non dovrebbe prevedere il finanziamento pubblico, se non nella forma del rimborso delle spese elettorali, ma dovrebbe prevedere incentivi fiscali...». Cioè questa sorta di «fondo per la democrazia» a cui il cittadino potrebbe destinare una quota del suo redddito calcolata in percentuale sul «740»? «Se ne sta discutendo. C'è anche la proposta di prevedere la detraibilità sul piano fiscale dei contributi dati ai partiti, ovviamente, dentro determinate soglie. Vedremo». C'è la possibilità che il governo per accelerare i tempi faccia propria la proposta e la trasformi in decreto? «Questo dipende dal governo, ma anche dall'ampliezza del consenso. Stiamo lavorando in un'atmosfera di concordia». Dovrete, comunque, affrontare anche l'altro argomento, quello più spinoso: il passato. O lei crede che depenalizzando i reati previsti dalla legge per il finanziamento pubblico, si interverrà, di fatto, «automaticamente» sul passato? «In parte è automatico, perché se la legge del '74 decade, decadono anche i reati commessi in violazione di quella legge. Questo è un fatto. Quanto, invece, ai reati connessi, il discorso è più complesso». Sì, a proposito, che succederà per i reati di ricettazio- ne, corruzione e concussione? «Ripeto, noi per il momento non abbiamo affrontato questa questione e penso che si potrà affrontarla il giorno 7 quando tornerà a riunirsi il comitato ristretto sulla legge». E' un argomento, quindi, che sta per essere affrontato? ...— „,. k xrr- "■— «Se qualcuno lo propone...» C'è l'intenzione? «Io ho già detto che sono interessato a raggiungere la più ampia convergenza». Vuol dire che un argomento così spinoso potrebbe far naufragare l'intera legge? «Io non lofeo. Non ho motivi ' ami - • per rispondere in un senso o nell'altro». Ma il problema del passato, il suo risvolto penale, esiste eccome. Lei lo sa benissimo... «E allora lo richiedano. Guardi, io non sono il "missus craxi anus" per fare questa operazione. Io sono il relatore di una proposta di legge che deve passare con ampia maggioranza. Comunque, ripeto: non nego che ci sia un problema del genere, ma va risolto nel modo più pulito e consapevole possibile». In altre parole lei crede che se non si riesce a trovare un accordo sulla via d'uscita da dare a chi è stato investito dalle indagini di tangentopoli, non per questo si debba sacrificare l'intera legge? «Sarebbe una follia gratuita. Guardi l'attuale legge sul finanziamento dei partiti sarà in ogni caso abrogata dal referendum e, quindi, se il Parlamento non riuscirà a legiferare in materia avremmo come risultato politico una delegittimazione del sistema dei partiti; e come risultato pratico l'assenza di una qualsiasi legge e di una qualsiasi regolamentazione. Ci ritroveremmo nella giungla». Quindi ci vuole ad ogni costo una legge? «Certo che ci vuole: il primo obiettivo è quello di separare in modo radicale la gestione politica dei partiti dalla loro gestione amministrativa; il secondo è che ci siano responsabilità tali da spingere chi amministra un partito a preoccuparsi anche della tenuta dei bilanci». E il passato? «Guardi, credo che il presidente della Repubblica abbia dato delle indicazioni, abbia fissato dei paletti per trovare questa soluzione politica e di questo bisogna tenere conto. E sicuramente questa soluzione non può essere trovata di soppiatto». Ma lei ha qualche idea sul come risolvere lo «spinoso» problema? «Se anche l'avessi in mente, con tutta sincerità, non gliela direi». Augusto Mìnzolini Il senatore psi «Non abbiamo ancora discusso dei reati commessi in passato. Ne parleremo dopo il 7 gennaio» A fianco: Bettino Craxi A destra: Di Pietro Foto grande: Luigi Covatta

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