«Papà comprami un castello di Honecker» di Emanuele Novazio

«Papà/ comprami un castello di Honecker» GERMANIA L'ente per le privatizzazioni ha fissato prezzi irrisori, richieste soprattutto da Usa e Giappone «Papà/ comprami un castello di Honecker» Migliaia in coda (anche bambini) per i manieri dell'ex Ddr BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Hanno scritto dal Giappone, sono arrivate lettere e offerte dagli Stati Uniti, dalla Colombia, dalla Svizzera. Alla «Treuhand» - l'Ente incaricato della privatizzazione nelle regioni orientali, l'ex Ddr - ha inviato un'offerta perfino una bambina americana: «Ho sei anni e voglio un castello tutto per me», dice il fax, «fatemi sapere in quale aeroporto posso arrivare per comprarlo». Perché l'asta, questa volta, non riguarda fabbriche antiquate o gravate di debiti e senza mercato, ma castelli appunto. Un patrimonio valutato, sulla carta, parecchi miliardi di lire che - la «Treuhand» è stata la prima a meravigliarsene - attira acquirenti come mai era accaduto, finora, per i beni dell'ex Germania comunista. Nessuno se lo aspettava, che tedeschi e stranieri facessero la coda per acquistare i castelli della nomenklatura orientale, quelli appartenuti agli alti dignitari del partito e dell'esercito o alla «Stasi», la polizia segreta del regime. Forse perché il prezzo è conveniente - qualche volta irrisorio addirittura rispetto alle dimore nobiliari occidentali. Forse perché l'Est tedesco è ancora un pianeta da valorizzare al meglio, e qualche volta perfino da scoprire, una terra di frontiera. Forse perché un castello - al di là del fascino che continua a esercitare - può diventare, con qualche costoso aggiustamento, un albergo di gran lusso o un centro per congressi poco consueto e ricercato. Oppure - come mostrano le intenzioni d'acquisto depositate a Berlino - un istituto di riabilitazione per malati cronici, una scuola internazionale di perfezionamento, o ancora un museo di arte indiana o una «pensione di lusso per cani e per altri animali». Di certo, le richieste d'acquisto per la ventina di dimore patrizie messe all'asta sono state alcune centinaia: la maggior parte di provenienza nazionale, ma una trentina arrivate dall'estero e perfino dal Giappone (un Paese innamorato del patrimonio architettonico tedesco, come aveva già mostrato la riproduzione sull'isola di Hokkaido di un villaggio affacciato sul Reno). Le richieste continuano ad arrivare, nonostante il termine per la presentazione sia scaduto a fine ottobre: e fra quelle esaminate, la maggior parte si è rivelata «molto seria», confermano gli incaricati della «Treuhand». Anche se l'intera procedura per la vendita deve ancora cominciare e molti dettagli andranno adesso definiti un dato è certo, per i responsabili della centrale di Alexanderplatz, a Berlino: «La quantità e la qualità delle offerte è stupefacente». Fra i possibili acquirenti, molti privati cittadini - che non intendono tuttavia farne una dimora personale - ma soprattutto aziende o fondazioni, capaci di investire miliardi negli indispensabili lavori di risanamento e di rinnovamento. Proprio lo stato alle volte disastroso degli edifici ha convinto la «Treuhand» a condizioni molto vantaggiose e prezzi simbolici: qualche volta poche migliaia di marchi e in un caso - si dice addirittura un solo marco. Decisivo nell'asta non era, naturalmente, il prezzo base ma i costi dei lavori di restauro: ancora da definire ma valutabili in milioni di marchi, altrettanti miliardi di lire, che contribuiranno a rianimare l'economia orientale. Emanuele Novazio

Persone citate: Honecker