«Siamo usciti dall'inferno»
I feriti russi I feriti russi «Siamo usciti dall'inferno» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO L'enigmatico Boris Gromov, con un grande fazzoletto rosa in permanenza sotto il naso rosso, entra nell'ospedale Burdenko a passo di carica. Per ora è ancora vice-ministro della difesa, fino a prova contraria. E viene a portare auguri e regali ai 26 soldati e ufficiali rimasti feriti in Cecenia e portati qui per la degenza. La sera prima uno dei suoi aiutanti aveva discretamente telefonato per informarci. «Ci sarà una importante dichiarazione», aveva sussurrato nella cornetta. Invece il generale Gromov si soffia il naso e tace, mentre i pochi giornalisti presenti lo inseguono da una stanza all'altra. Solo una volta parla, quando un collega russo gli chiede un parere «tecnico» sull'offensiva russa contro Grozny. Ce la faremo in cinque o sei giorni? Lui si gira di scatto come punto da una tarantola: «Lo chieda al suo presidente». E se ne va a chiudersi in un ufficio con il dottor-generale Kliucv, direttore dell'ospedale militare. Restano da intervistare i degenti, che hanno tutti, si capisce, un'aria malinconica. Il tenente Oleg Rudniuk, un braccio spezzato da un proiettile, la mano maciullata, è il più ciarliero. Come giudica il comportamento del nemico? Dà un'occhiata al braccio, sospesa dai tiranti: «Sono musulmani, combattono duro». E lei che pensa di questa guerra? «Penso che nessuno ha ragione. Quella terra è territorio russo, ma è dei ceceni. Io ho avuto l'ordine di accerchiare Grozny e non posso fare altro che obbedire». Ma non c'è nessun entusiasmo nella voce. Nel letto vicino c'è Aleksandr Medvedev, soldato di 19 anni, che s'è preso le schegge di una granata a 18 chilometri da Grozny. «Ci sparavano da tutte le parti. Da quando siamo entrati in Cecenia non c'è stato un attimo di tregua. E pensare che quando siamo partiti pensavamo che fosse una passeggiata. Adesso auguro a quelli che sono rimasti laggiù di poterne venire fuori il più presto possibile, sani e salvi». Vincerete? «Non so, non m'importa. A me è andata bene». L'ospedale è dignitoso e pulito, c'è aria disciplinata, da caserma. La bacheca in mezzo al corridoio porta ancora un citazione di Lenin: «Compito sacro delle retrovie è aiutare in ogni modo i combattenti al fronte». Altri tempi. [g. e]
Persone citate: Aleksandr Medvedev, Boris Gromov, Gromov, Lenin, Oleg Rudniuk
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