« Addio democrazia »

« A « Addio democrazia » La Bonner: comandano i generali LA VEDOVA DI SAKHAROV E MOSCA LENA Bonner, la vedova dell'accademico Andrej Sakharov, si è dimessa ieri dalla Commissione per i diritti dell'uomo in segno di protesta contro il «ritorno della Russia al totalitarismo». «Nessun argomento - ha scritto la vedova del premio Nobel per la pace in una lettera a Boris Eltsin nemmeno l'integrità del Paese, può giustificare una guerra contro il popolo». Pubblichiamo l'intervista che la Bonner ha dato per telefono da Boston al settimanale Obshaja Gazeta. Cosa pensa di quello che sta accadendo in Russia? «Sono molto triste. Il Paese non è più governato da Eltsin, ma da quelli che gli stanno più vici¬ no e che stanno realizzando i piani dell'esercito e del complesso militare-industriale». Dunque, lei «salva» Eltsin? «Sì, lo salvo tra virgolette. Se è ancora presidente è lui che deve assumersi tutta la responsabilità e non mi interessa la lotta dei vari gruppi attorno a lui». Che conseguenze avrà la tragedia cecena? «Indubbiamente bloccherà i passi già incerti delle riforme. Il governo avrà la scusante della guerra. Questa tragedia farà vacillare l'equilibrio già precario della nostra società. La tendenza è chiara: Eltsin sta perdendo il diritto e la possibilità di fare il capo di Stato e non sappiamo chi lo sostituirà». E il prestigio internaziona- le della Russia? «Il prestigio internazionale della Russia sta cadendo come una pietra nell'abisso». Possiamo parlare di tradimento degli interessi dello Stato? «Sì, e anche di tradimento dello sviluppo democratico. La nostra non era ancora una democrazia, ma ci stavamo avvicinando. Ed è stato tradito il popolo russo, al quale è stato ordinato di vivere in stato di guerra invece che di pace». Spera ancora nel trionfo delle forze sane? «Oggi sono pessimista. Questa avventura distrugge tutto quello che è stato fatto negli ultimi tre anni, la nostra unica vera conquista, la glasnost. Viviamo di nuovo in un'atmosfera di menzogne, uguale a quella che era propria dei mass media sovietici. Quei tempi sono tornati». Quanto durerà? «Non lo so. Mi ha fatto disperare la notizia che Eltsin parlerà al Parlamento solo l'il gennaio. Perché rimandare? E' possibile che quel giorno Eltsin non sia più al potere». Perché? «Perché è chiaro che quei membri del Consiglio di sicurezza che rappresentano il complesso bellico e le strutture della forza hanno preso il potere nelle loro mani». Chi li comanda? «Ho paura di fare previsioni. Ma i nomi ora non sono impor- tanti. Il complesso militare-industriale è di nuovo al potere. Come ai tempi dell'Afghanistan». Ma allora non c'era stata una tale ondata di proteste. «No, perché la Russia era uno Stato totalitario. Oggi si protesta. Ma domani queste proteste potrebbero tacere perché - e io lo sento - la paura si impossessa del popolo, del Paese, dei giornalisti». Alcuni militari si sono rifiutati di partecipare all'operazione in Cecenia. «E' un segno meraviglioso e, devo dire, stupefacente. Ammiro questi uomini e spero, nonostante tutto, che diventeranno sempre più numerosi».

Persone citate: Andrej Sakharov, Bonner, Boris Eltsin, Eltsin, Lena Bonner

Luoghi citati: Afghanistan, Boston, Cecenia, Mosca, Russia