«Berlusconi è ko il traguardo è vicino»

Il leader: «La gente adesso ha capito, la maggioranza nel Parlamento non vuole il voto» Il leader: «La gente adesso ha capito, la maggioranza nel Parlamento non vuole il voto» «Berlusconi è ko, il traguardo è vicino» «Il premier? Monti o altri, il Quirinale sa cosa fare» «Maroni sarà segretario, ma adesso bisogna combattere» UMBERTO LROMA A bottiglia la offre il noto avvocato che sta al tavolo accanto. Come dice Berlusconi nei ristoranti non si parla d'altro, solo politica. Anche ai «Gigli d'oro», trattoria dalle parti del Senato, dove Umberto Bossi passa la sua ultima notte romana con il ministro Gnutti, il dolomitico senatore Boso e il capo dei deputati Petrini. L'avvocato ancora non lo sa, ma con la bottiglia manda una frase e ripete quel che ha detto Gianni Ri vera : «Un giorno gli italiani dovranno ringraziarti». Per aver fatto cadere Berlusconi, ovvio. E Bossi brinda: «Addio, o Perón della mutua...». Ottimista? «Realista. La mia parte l'ho fatta. Ho fermato un peronista che stava per attuare lo stesso progetto della Loggia P2: il controllo dell'opinione pubblica attraverso i "media"». Realista, ma ottimista. «Siamo a un passo dal traguardo». Lei, come i generali che parlano alle truppe, aveva detto «avanti che la trincea è a 50 metri!». Siete in campo aperto, ma è ancora lontana... «E' vero, non erano 50, ma neppure 500. Facciamo 120». Il governo è caduto, ma quello nuovo non si vede, Scalfaro riparte per un secondo giro di consultazioni. Lei aveva previsto tempi brevi, no? «Non mi pare che si stiano allungando. Nel primo giro Scalfaro ha verificato che esiste una maggioranza contraria alle elezioni, che servono solo al signor Berlusconi che vuole allungare i tempi e difendere i suoi interessi. Ha reso visibile questa maggioranza». Previsioni sue? «Non ci vorrà molto tempo. Il Presidente potrebbe concludere positivamente le sue consultazioni prima del 6 gennaio». Incarico a chi? «Ah, no. Dipende dal Colle». Mario Monti? «Monti e non solo. Potrebbero esserci altri nomi. Non circolano perché Berlusconi è pronto ad intimorirli, a schiacciarli. Comunque Scalfaro ha le idee chiare». Lo dice anche Berlusconi... «Scalfaro e come il San Carlone di Arona. Saldissimo, piantato nella roccia. Gliel'ho detto: "Sei il garante della democrazia, il padre della Seconda Repubblica"». Di Pietro ministro? «Sarebbe un buon nome per un governo del Presidente». Da qui alla fine del secondo giro di consultazioni sicuro che la Lega tiene? «L'altra sera Mrfroni è andato a Palazzo Chigi per dire a Berlusconi che deve piantarla con la campagna acquisti. Altrimenti andremo nelle piazze a raccontare tutto quello che sta tentando per spaccare la Lega. Ma la Lega resiste». Però basterebbe la fuga di altri quattro leghisti... «Piano, piano. In questo momento anche per uno come lui è difficile comprarne abbastanza». Ne basterebbero quattro e nel futuribile governo diventerebbe indispensabile l'appoggio di Rifondazione... «E chi l'ha detto? Per le elezioni sono in 250, An, Forzisti e Ccd. Aggiungiamo, stando larghi, un'altra ventina del gruppo misto e fa 270. Contrari ce n'è 325». Lei conclude questo 1994 con ottimismo realista, come dice. Nessun problema in vista, nessun timore? «"No es problema", come disse Monzon salendo sul ring. Berlusconi è ko». Problemi con i ((dissidenti» però sì. Basta leggere le dichiarazioni del suo vicepresidente del Senato Staglieno che vuole la sua testa... «Staglieno, una tragedia. Anzi no, una comica finale». Ma non è solo Staglieno a chiedere un cambio di segreteria, Maroni al posto di Bossi, un congresso straordina¬ rio... «Il congresso è fissato a febbraio, e un segretario non deve mai avere paura dei congressi». E Maroni? Le divergenze restano... «Roberto è bravissimo, ma è la storia che decide i momenti e gli uomini. Questo è il momento della responsabilità e io mi sono preso quella di buttar giù Berlusconi. La gente comincia a capire». Sì, ma Maroni segretario al posto suo? «Quando andrò a Pontida per rimettere la spada nella roccia, potrà essere il suo momento. Ma questa è l'ora della battaglia e ci vuole un segretario da battaglia». Si sente proprio a un passo dal traguardo. «Se vinciamo la politica sarà quella del cuore. Centrodestra e centrosinistra in alternanza». E se perdete, come giurano Berlusconi e Fini? «Tutto si radicalizza, si estremizza, e avrebbe buon gioco il Perón della mutua. Ma non penso che finisca così. Berlusconi si agita, continua nella sua efficacissima disinformazione, ma mi sa che è arrivato alla fine». Tocca a Scalfaro, adesso? «Il Presidente sa quel che deve fare. Lui dice che questo è un Paese in cui la democrazia ha radici salde nella gente. Certo, però, che se non ha gli strumenti per capire non si rende conto dei rischi che corre. Ma era questo il momento di buttarlo giù. Piano piano i cittadini capiranno e questa vittoria legittimerà il nostro obiettivo, il federalismo. E' come avere una pagina di giornale sul naso, non puoi leggere niente. Poi la allontani e leggi il titolo: "La Lega ha buttato giù il Perón della mutua. La democrazia è salva"». Giovanni Cerniti Qui accanto: la senatrice Siliquini. In basso: Umberto Bossi «La mia parte l'ho fatta. Ho fermato un peronista che stava per attuare lo stesso progetto della Loggia P2: il controllo dell'opinione pubblica attraverso i "media"»

Luoghi citati: Arona, Pontida