«Sarò la regina degli scacchi per sconfiggere i maschilisti» di Gabriele Beccaria

KARPOV Judit Polgar, 18 anni: mi discriminano perché sono donna «Sarò la regina degli scacchi per sconfiggere i maschilisti» SFIDA A K ASPAROV PER chi possiede solo un fascio di neuroni standard, è bello sapere che un genio può avere lo sguardo sognante di un'adolescente e i capelli dorati di una ragazza slava. Ma per Judit Polgar, ungherese diciottenne, essere la stella mondiale degli scacchi è un peso. «A volte mi sento ferita», si lamenta. Su di lei i grandi della scacchiera hanno sibilato frasi terribili. Secondo Karpov, innervosisce gli avversari per il semplice fatto di essere donna e, secondo Kasparov, non è altro che «una cagnetta ammaestrata», salvo poi ammettere a mezza bocca che la ragazzaprodigio sarà uno dei suoi rivali più pericolosi per il titolo mondiale. «Forse sono troppo suscettibile, perché sono femmina e sono l'unica, a questo livello, nel mondo degli scacchi. Ma se non reagisco, la gente continuerà a trattarmi con sufficienza», si sfoga. Si sa che, dopo averla battuta, Karpov l'ha apostrofata in tono beffardo: «Ma come ti è venuto in mente di fare la stessa mossa che avevi già fatto con Kasparov?». E al recente e prestigiosissimo torneo di Linares, proprio Kasparov le ha fatto anche di peggio. A metà di una partita, dopo aver spostato un cavallo, ci ha ripensato e la mossa è stata giudicata valida dai giudici, a dispetto di tutte le sacrosante regole in vigore. Inutile dire che, poi, Judit ha perso la sfida. Ragazza in un mondo di ragazzi e di uomini, è la prima a essere stata ammessa nell'olimpo dei 400 giocatori più forti del mondo. Attualmente, gli esperti la piazzano tra il 18° e il 20° posto e molti giurano che nessun'altra all'infuori di lei è in grado di rompere un antico tabù e di diventare la prima campionessa di scacchi della storia. Suo padre Laszlo è convinto che lei sia la dimostrazione vivente che anche le donne possono raggiungere gli stessi livelli d'eccellenza degli uomini e che geni non si nasce, ma si diventa, con impegno e fatica. Lo ha spiegato in un saggio, intitolato «Come educare un genio», dove ha raccolto la sua sapienza pedagogica, raccontando come Judit e le due sorelle maggiori, Zsuzsa e Sofia, siano state istruite tra le mura domestiche e siano state abituate al pensiero logico attraverso la frequentazione assidua della scacchiera. Da otto a nove ore giornaliere. «Un genio io? Non lo so proprio», ha dichiarato Judit a «El Pais». «L'interrogativo è troppo difficile». Di certo, lei è un'eccezione. «A volte ò un po' difficile essere l'unica ragazza. Ci sono cose di cui non si può parlare con gli uomini. Non sono riuscita a legare granché con nessuno dei miei avversari ma¬ schi. A volte - aggiunge immalinconita - mi osservano come se fossi un essere strano. Al trofeo di Linares mi sono sentita davvero sotto pressione». Com'è inevitabile, ogni reporter finisce per farle sempre la stessa domanda: «Sarai tu la futura numero uno?». E lei risponde sempre con sottile e lu- cida perfidia: «Non soltanto è difficile essere il numero uno, ma nel mio caso ci sono complicazioni che gli uomini non hanno. Per esempio, il fatto che io devo perdere moltissimo tempo per concedere un sacco di interviste». Gabriele Beccaria «Mi sento ferita perché mi definiscono una cagnetta ammaestrata che distrae gli avversari» KARPOV POLGAR ìAR 1 ——m Judit Polgar durante una partita contro Anatoly Karpov

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