Addio a Monti re di denari

Aveva 88 anni, ieri i funerali a Ravenna. Fu autista di Ettore Muti, costruì grattacieli e raffinerie Aveva 88 anni, ieri i funerali a Ravenna. Fu autista di Ettore Muti, costruì grattacieli e raffinerie Addio q Monti, re di denari Creò un impero tra petrolio e giornali Ecosì, anche stavolta, Attilio Monti ce l'ha fatta a passare inosservato. Ha evitato le cerimonie pubbliche, i commiati di quella Ravenna che vede sparire i suoi vecchi leoni, ad uno ad uno. E lui, il cavalier «Artiglio», come lo chiamavano i sindacalisti, merita senz'altro un posto tra i grandi leoni del dopoguerra, emersi da acque agitate e capaci di cavalcare stagioni tumultuose. Un leone dalle sette vite: petroliere nero, re dello zucchero, cavaliere in groppa alla Montcdison, più volte dato per spacciato, sempre risorto e capace nell'83, a 75 anni, di concedere un'intervista per dichiarare «Vedete? Sono ancora da prima pagina...». Così attento all'informazione da raccontare per scherzo (ma non troppo) che voleva in ogni città un giornale a guardia di una sua raffineria. Su di lui, a fine Anni Settanta, si scatenò una furibonda battaglia politica per evitare che l'Eni, acquistando le sue aziende petrolifere, operasse uno dei più clamorosi salvataggi di Stato. Ma «Artiglio» non si perse d'animo. E in pochi anni lui, l'uomo più indebitato d'Italia, restò in sella ad un impero editoriale e alberghiero da centinaia di miliardi, ben deciso a godersi la vita nella villa di Cap d'Antibes o nelle altre (si dice addirittura 14) che possedeva in giro per il mondo. «Mai beneficiato di leggi speciali io - dichiarò -. Al contrario ho dato un bel po' di soldi ai partiti, con l'eccezione del Msi e del Pei. E' tutto in bilancio». Altri tempi, è il caso di dire... «Una volta il senatore Garrone - aggiunse - mi chiese se non pensassi di aver fatto qualcosa di irregolare. Io gli risposi che un'osservazione del genere la potevo accettare da un mio azionista, anche se piccolo, ma solo da lui». Di grinta il cavalier «Artiglio» ne aveva da vendere. Né gli erano mancati i maestri. La sua grande occasione, infatti, gliela offri l'incontro con Ettore Muti, il segretario del partito fascista, di cui fu l'autista. Non era questa, però, la prima tappa della carriera del giovane Attilio. Lui, classe 1906, era abituato a lavorar sodo da sempre. Tempo di finire le medie ed ò già in affari. A 17 anni diventa rappresentante di macchine agricole. A meno di vent'anni comincia a vendere carburanti a Ravenna e diventa, nel '28, subagente dell'Agip. Là, al porto, conosce un rappresentante di granaglie: Serafino Ferruzzi, un altro giovanotto destinato a far strada. Ma, dopo l'incontro con Muti, Monti comincia a bruciar le tappe. E nel '38, a soli trent'anni, corona il suo primo sogno: nasce la Sama, deposito costiero di 20 mila metri quadri. Fascista? «Ah, io sono un vecchio repubblicano - rispose molti anni dopo a chi gli chiedeva conto delle sue amicizie nere un repubblicano storico, di fa¬ miglia. Mio padre era repubblicano in Romagna, ai tempi ruggenti». E la guerra, la Resistenza, i bombardamenti che distruggono la Sama nel '45 non fermano più di tanto l'irresistibile ascesa di Monti. Anzi. Il dopoguerra agitato, caotico, con le sue passioni e divisioni politiche sembra fatto per uomini della sua scorza. E mentre Serafino Ferruzzi noleggia navi per imbarcare i cereali in arrivo dall'America, lui, l'Artiglio, è pronto a fare il pieno al porto. A tempo di record, infatti, è risorto il deposito e ben presto Monti gli affianca una raffineria a ciclo completo per il trattamento degli oli minerali: la Sarom. Che anni, quegli anni. Le malelingue mette¬ vano in giro tante storie: che, alla Sarom, si facesse confusione tra benzina in transito (non tassata) e benzina regolare. Che Monti avesse troppe guardie gialle per amici, al punto di trasformare un ex generale della Finanza in presidente di una sua società. Ma le malelingue non frenano la corsa. Negli Anni Cinquanta lui crea la raffineria di Milazzo, poi compra, assieme alla Bp, quella di Volpiano e rileva da Paul Getty quella di Gaeta. Le sue superpetroliere solcano i mari, fa fortuna distribuendo gas con la Pibigas. Infine l'editoria. I giornali, «Il Resto del Carlino» e la «Nazione», li trova dentro l'Eridania, vecchio impero dello zucchero di cui si disferà negli anni bui vendendo a Serafino Ferruzzi («come si scrive 70 miliardi in numeri?» chiese Ferruzzi all'atto di firmare l'assegno). Ma i giornali no, quelli Monti li tenne ben stretti, aggiungendo nel corso degli anni «Il Piccolo» (poi ceduto), il «Telegrafo» (chiuso) e il «Tempo». A fine Anni Sessanta Monti sembra invincibile. Certo, il suo nome è chiacchierato come possibile finanziatore della destra eversiva (voce seccamente smentita). C'è il giallo della morte del genero, Bruno Riffeser. Ma l'inchiesta si chiude quasi subito. Eppure, proprio nel momento del successo, quando a Milano, tra via Galvani e via Fara, sorge il Galfa, il grattacielo che celebra la sua potenza, il cavaliere viene abbandonato dalla fortuna. Rileva, a credito, le attività della Bp, soffiandole all'Eni. Correva l'anno 1973, pochi mesi dopo si scatena la guerra del Kippur e l'Occidente conosce il primo choc petrolifero. E' il disastro. Monti lotta, fa economie, vende le società quotate, il grattacielo. Ma finisce in amministrazione controllata sotto il peso di 450 miliardi di debiti, una fortuna per quei tempi. Sembra la fine. Ma si fa avanti l'Eni e rileva tutto. Un regalo? «Macche - ringhiava lui - le aziende valevano tre volte tanto. Eppoi c'è un segreto: con i conti non si scherza. Io in amministrazione straordinaria non ho mai sgarrato neppure di un centesimo. E ne sono uscito pulito: senza soldi e senza manette». E lì mentiva, perché di soldi, agli eredi, ne ha lasciati un bel po'. Quanti? Miliardi a centinaia, senz'altro. O forse di più. Ugo Bertone I sindacalisti lo chiamavano «Artiglio» Le sue aziende furono acquistate dall'Eni A sinistra Attilio Monti, morto nella sua villa di Antibes l'antivigilia di Natale. Sopra Monti con il nipote Andrea Riffeser RAVENNA. L'editore e industriale Attilio Monti è morto nella notte di venerdì a Antibes (Francia). Aveva 88 anni. I funerali sono stati celebrati ieri nella cappella di famiglia a Ravenna, sua città natale, in forma privata.