Eltsin ordina: la guerra continua

Una sola concessione nel duro messaggio televisivo del presidente: sospesi i bombardamenti sui civili Una sola concessione nel duro messaggio televisivo del presidente: sospesi i bombardamenti sui civili Eltsin ordina: la guerra continua «La Cecenia è russa, disarmeremo i ribelli» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Eltsin sceglie la via militare e fornisce la sua «personale» copertura all'operazione cecena. «La Cecenia è parte integrante della Federazione Russa. Perderla significa mettere a rischio l'esistenza stessa dello Stato». «La direzione attuale della Cecenia è illegale». All'esercito chiede di «fare tutti gli sforzi per disarmare i banditi». Sospende i bombardamenti, ma solo quelli che «possono provocare vittime civili». La via del negoziato «rimane aperta», ma a Dudaev non resta scelta diversa da quella di «consegnare le armi e andarsene». La disponibilità al negoziato è una scatola vuota, perché si accompagna a una richiesta di resa pura e semplice. E da Grozny gli rispondono subito che non se ne parla neppure. Il drammatico messaggio televisivo al Paese, rinviato per tre volte prima di andare in onda alle 16,10 locali, esplicita tutte le difficoltà di una situazione senza uscita e di un crescente isolamento nel Paese della linea della forza. Ma, nei 25' del suo discorso, è apparsa chiara la preoccupazione di rinsaldare il morale dell'esercito: «Comprendo che la situazione non è facile per voi, ma vi assicuro che tutto è sotto il controllo e la protezione personale del Presidente». L'unico gesto conciliante verso il nemico è la cessazione dei bombardamenti, ma appare piuttosto diretta ad attenuare le critiche dell'opinione pubblica russa e di quella internazionale. Insomma un «aggiustamento tattico» che male nasconde il fatto che i «negoziatori» russi sono tre uomini che fanno parte dell'ala «dura», per giunta con un mandato talmente rigido che molti osservatori dubitano che un qualsiasi negoziato possa prendere avvio. Il vicepremier Nikolai Egorov sottolinea del resto che «l'offensiva continua» e che l'attacco su Grozny rimane all'ordine del giorno. Eltsin, per non lasciare dubbi, dice che il nodo «va tagliato il più presto possibile». Quasi un bollettino di vittoria, che però fa a pugni con le informazioni indipendenti sul campo. Ieri un'altra grossa offensiva russa, accompagnata da un martellante bombardamento di artiglieria e da bombardamenti aerei sui villaggi a Nord, Est e Ovest di Grozny, ha incontrato una resistenza accanita da parte dei combattenti di Dudaev, che i giornalisti sul posto descrivono come «più determinati che mai» a difendersi fino all'ultimo uomo. Secondo informazioni ufficiali, starebbero arrivando rinforzi dei corpi speciali della milizia, forse in vista dell'assalto su Grozny, mentre la testa di una colonna russa sarebbe ormai vicina alla collina Karpinsky che domina la capitale cecena. Ma le stesse fonti ufficiali ammettono che «la situazione ò difficile» al fronte e smorzano bilanci di vittoria, mentre Dudaev vanta addirittura la cattura di altri 16 soldati russi, accerchiati durante una controffensiva vicino a Arguii, ancora in mano cecena dopo 3 giorni di battaglia. Proprio ad Argun è rimasto gravemente ferito uno dei figli di Dudaev, Avlur. Ma Eltsin ha anche cercato di toccare le corde delicate del patriottismo russo contro i ceceni e i caucasiani, definendo il regime di Grozny come un «nido criminale» capace di infettare la Russia intera e ha ripetuto che compito delle truppe è di «tagliare il nodo». Senza trascurare un accenno sprezzante ai critici interni che «vogliono farsi un capitale politico». Fino alla denuncia, assai grave in bocca al Capo dello Stato, dei comportamenti dei media, alcuni dei quali - egli ha detto - sarebbero addirittura al soldo di Dudaev. Ma, per quanto deciso, il discorso non ha convinto l'opinione pubblica democratica. Ieri 8 membri del Consiglio presidenziale, tutti uomini di provata fede eltsiniana, hanno chiesto a Eltsin di incontrarli. E sono tutti contrari all'operazione cecena. E' il preannuncio di una clamorosa dimissione collettiva, mentre l'ultimo sondaggio d'opinione, condotto dall'autorevole Centro di studio dell'opinione pubblica, dice che il rating di Eltsin è precipitato ancora. Il 75% degl'interrogati non approva la sua azione presidenziale in generale, il 62% non ha alcuna fiducia in lui come dirigente politico. Peggio di lui c'è solo Zhirinovsky, la cui popolarità non è mai stata così scarsa. Gli eventi ceceni, che li vedono alleati, hanno certo giocato un ruolo decisivo in questo crollo. E pensare che l'obiettivo di schiacciare Dudaev era stato pensato proprio per risollevare la popolarità di Eltsin. Uno dei suoi avversari potenziali, l'ex presidente Rutskoi, dichiara che la guerra, comunque vada a finire a Grozny, durerà «almeno 5 anni». Quanto basta per seppellire ogni speranza di rielezione dell'attuale Presidente. Ottima ragione per istituire un qualche stato d'emergenza e rinviare tutto a tempi migliori. Giulietta Chiesa Il presidente Eltsin ha annunciato dagli schermi tv la linea dura in Cecenia A lato, la distruzione seminata a Grozny dalle bombe russe (foto reuter)