Eltsin: in Cecenia è ora di trattare

Il presidente annuncia un governo provvisorio ma le truppe russe sono bloccate fuori Grozny Il presidente annuncia un governo provvisorio ma le truppe russe sono bloccate fuori Grozny Eltsin: in Cecenia è ora di trattare Le operazioni militari saranno affidate agli uomini del ministero degli Interni MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Dopo 18 giorni di misteriosa convalescenza Boris Eltsin è tornato al Cremlino per presiedere il Consiglio di Sicurezza e, sostanzialmente, avallare con la sua personale autorità tutto ciò che è stato fatto dall'inizio dell'operazione in Cecenia. Ma il Consiglio si è concluso con un comunicato striminzito. E il poco che ne è emerso appare ambiguo e di difficile interpretazione. Eltsin parlerà oggi in televisione per «spiegare», ma il discorso ieri sera non era ancora stato scritto dai suoi consiglieri. Per ora si conoscono solo alcune frasi del presidente, registrate per la tv, pronunciate ieri mattina. Eltsin - che esordisce definendo «non male» l'azione del corpo di spedizione fino a questo momento - parla di «fine della prima fase e inizio della seconda». Che consisterebbe nella «formazione degli organi del potere amministrativo» e di un «governo provvisorio». Composto da chi? Non si sa. Eltsin sembra convinto che la Cecenia sia già stata conquistata e si tratta ora soltanto di ripristinare l'ordine. Ma le informazioni indipendenti da Grozny dicono il contrario. Ieri, durante tutta la giornata, l'offensiva russa non è riuscita a conquistare il nodo stradale di Argun, sebbene l'artiglieria pesante abbia martellato per ore le posizioni cecene. Dunque l'accerchiamento di Grozny non è completato, contrariamente alle notizie ufficiali. Sul piano militare l'altra novità. Eltsin dice che «è possibile ora fare a meno della partecipazione dell'esercito». E aggiunge che le truppe del ministero della Difesa resteranno acquartierate in Cecenia, mentre le operazioni militari verranno affidate alle truppe del ministero degl'Interni. Il fatto è che l'esercito è parte minoritaria del contingente di 30.000 uomini mandato in Cecenia. E non è escluso che la decisione sia stata presa alla luce della svogliatezza con cui l'esercito ha finora preso parte alle operazioni. Sul piano politico il laconico accenno a negoziati non sembra avere alcuna consistenza. Di fatto Dudaev viene nuovamente invitato, puramente- e semplicemente, ad arrendersi. I «negoziatori» nominati da Eltsin sono tre: il vicepremier Nikolai Egorov, il capo del controspionaggio (Fsk», Stepashin, e il comandante di tutte le truppe russe in Cecenia, generale Anatolij Kvashin. E a Grozny sanno che negoziare con Egorov è difficile. Tanto più che lo stesso Egorov, appena uscito dalla riunione, ha subito dichiarato che a suo avviso «il ritardo nella presa di Grozny sarebbe interpretato in Russia e all'estero come un segno di debolezza del potere federale». Insomma lui vuole l'attacco finale a breve termine, mentre un altro membro del Consiglio di Sicurezza, Serghei Shakhrai, esclude che ci sarà un attacco e rileva che «i bombardamenti della città devono essere fermati» (cosa che infatti è avvenuta durante la giornata di ieri). Insomma la confusione è ancora grande. Il negoziato proposto da Mosca non prevede altro che «laconsegna delle anni da parte delle formazioni illegali». Su queste basi è da escludere che possa cominciare. Tanto più che Eltsin ha precisato che «nessuno deve dimenticare che la Cecenia è una repubblica della Russia». Secondo informazioni della Itar-Tass un gruppo di consiglieri presidenziali avrebbe consegnato a Eltsin un progetto di soluzione politica poco prima dell'inizio della riunione, alternativo a quello dei militari. L'impressione degli osservatori è che sia stato sostanzialmente scartato. Altri segnali lo confermano. Per esempio i decreti presidenziali (ancora non pubblicati) che destituiscono in un colpo solo tre viceministri della difesa, i generali Gromov, Kondratev e Mironov, che avevano criticato l'operazione militare. E la sprezzante risposta che Eltsin ha dato agli appelli del suo (ormai ex) plenipotenziario per i diritti umani, Serghei Kovaliov, che - da Grozny, dove è rimasto sotto la pioggia di bombe - ha invitato il presidente a fermare l'azione di forza. «Costui ha taciuto per tre anni - ha detto Eltsin sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia». Evitando di spiegare come mai affidò proprio un tale incarico a Kovaliov. Che ora gli si rivolta contro, come grande parte dell'opinione pubblica democratica russa. Ieri 24 arresti tra i dimostranti che picchettavano l'Amministrazione presidenziale, [g. e] Il capo del Cremlino ferma i bombardieri ma elogia l'azione dell'esercito o i e o I membri del Consiglio di Sicurezza russo salutano deferenti l'ingresso del presidente Boris Eltsin. Nella foto grande, due resistenti ceceni (FOTO REUTERJ