« Al voto contro Berlusconi il sovversivo»

« A « Al volo contro Berlusconi il sovversivo» Bertinotti: no alla riedizione dell'esecutivo Ciampi IL LEADER DI RIFONDAZIONE IROMA IMMAGINATE Fausto Bertinotti, ultimo leader comunista alla fine del secondo millennio, in altri luoghi e in altri tempi, vestito di cappa e spada, pronto a battersi nel prato dietro a una cattedrale? Se lo vedete in procinto di duellare all'ultimo sangue con un altro spadaccino, che pensate? Che si è messo d'accordo con l'avversario sul luogo e sull'ora, diventandone complice, o piuttosto che quei due stanno per scannarsi? Impagabile Bertinotti, è con questa metafora che risponde a tutti quelli che in queste ore gli dicono: «Ma Fausto che stai facendo, sei impazzito? Non vedi che spingendo per le elezioni anticipate fai il gioco di Berlusconi?». Poi argomenta come sa fare lui, infarcendo il discorso di citazioni di Gramsci e di Mendes France, tanto da farti chiedere a un certo punto: ma che Paese è mai questo, dove la politica è incarnata da una parte da un fine intellettuale e dall'altra da un venditore di spot, che al massimo riesce a paragonarsi a un centravanti? «Guardi - fa arrotando di più la erre - sgombriamo subito il campo: il ribaltone ha il piombo nelle ali, non soltanto per una questione di numeri, ma perché è un'ipotesi avventurosa, se non avventurista, non foss'altro che perché non vedo come forze disomogenee potrebbero realizzare la manovra economica e la riforma elettorale». D'Aleni a s'è illuso? «Vedendo precipitare la crisi, per un momento D'Alema è stato attraversato dall'idea del ribaltone. Naturalmente, c'era unprius: cacciare Berlusconi, magari marciando divisi per colpire uniti, come diceva Storti, vecchio sindacalista Cisl. Ma adesso non v'è chi non veda che la sinistra deve candidarsi a un programma di governo per sostituire la destra fallita sul campo». Forse l'errore era nel prius. «Ma no, la caduta di Berlusconi è uno scampato pericolo per tutti. Personalmente, in questo momento, sono combattuto tra due senti- menti, che riassumerei così: ce l'abbiamo fatta a cacciarli! Oddio, ritornano sotto mentite spoglie!. Sento odore di trasformismo, al servizio di un progetto pericolosissimo che molti non hanno preso sul serio; al contrario, hanno considerato con una sorta di snobismo nei confronti di Berlusconi». Quale progetto? «Guardi, il berlusconismo è una bestiaccia, perché ha dentro di sé un'idea forte e anche originale: innestare una politica iperliberista su un regime totalitario, non attraverso il consenso, ma attraverso un'operazione politico-culturale la cui animaccia è costituita dall'anticomunismo. Un regime autoritario con un orbace rappresentato dalla tv». Vabbè, ma stiamo ai fatti. «E le sembra che non sia un fatto il progetto di neo-neo-capitalismo, due volte neo, fondato su un regime autoritario? Senza più nessun addolcimento neanche post-keynesiano?». Ma qui c'è una partita politica in atto con un sacco di possibili sbocchi: dalle elezioni anticipate immediate con il governo dimissionario, a un nuovo governo di centrodestra senza Berlusconi; dal ribaltone, al governo di garan¬ zia. Che dirà a Scalfaro? «Intanto dico che Berlusconi fa politica come un giocatore di poker: rilancia sempre, dice sempre più uno. L'ha fatto con la magistratura, l'ha fatto con il conflitto d'interessi e con l'occupazione manu militari della Rai. Puntare alle ele¬ zioni con il suo stesso governo è un altro rilancio. Ma non siamo a Las Vegas, o almeno lo spero». Alternative realistiche? «L'ho detto che sento nell'aria odor di trasformismo. C'è in lavorazione la soluzione gattopardesca: togliere di mezzo Berlusconi, l'elemento simbolico, e fare un governo di centrodestra, con Forza Italia, Popolari, Ccd, una parte della Lega e An dentro, o che appoggia dall'esterno. Credo che questa soluzione piaccia a quegli ambienti confindustriali che avrebbero sostenuto Berlusconi se avesse vinto sulla Finanziaria». Ci sono altre soluzioni? «Certo, la soluzione accettabile è un governo di transizione che ricostruisca le basilari garanzie democratiche e porti alle elezioni. E' la via obbligata che la sinistra deve intraprendere per togliere dalle mani della destra l'argomento elettorale, per evitare quello che Antonio Gramsci definiva il sovversivismo delle classi dirigenti. Nessuno è più sovversivo di Berlusconi, quando si ammanta del ricorso elettorale al popolo, cioè di una bandiera non sua». Un governo per fare cosa? «Poche cose, come far valere gli elementi di garanzia sociale, in particolare l'accordo-pensioni, e una legge Antitrust che regolamenti la tv, per la quale vale ormai l'invocazione di Mendes France: "Datemi una data!"». Dimentica riforma elettorale e manovra economica-bis. «Non dimentico niente, perché manovra economica e riforma elettorale trasformerebbero in governo di programma quello che deve essere di transizione». Lei darebbe i suoi voti a un governo di questo genere? «Per un breve tragitto che conduca alle elezioni e se fosse ripristinata la discriminante antifascista. Cioè, se il presidente del Consiglio incaricato da Scalfaro, va in Parlamento per fare un governo con chi I ci sta, per prendere i voti da chi li dà, ma premettendo un impegno solenne di antifascismo». Chi è quest'uomo? «Mai come in quest'occasione è il presidente della Repubblica che deve indicare il nome». Se ci stesse anche Fini? «Ci basterebbe l'impegno solenne enunciato in Parlamento dal presidente di un governo che poi prende i voti da chi intende darglieli. Del resto, si tratterebbe soltanto di un breve tragitto verso elezioni anticipate, che diventerebbero una grande sfida democratica, forse con la riscoperta della nobiltà della politica. Noi andiamo alle elezioni per dire come si affronta la crisi; la manovra-bis sarà un passaggio molto impegnativo». A sinistra l'intenzione era di ripetere un governo Ciampi. «Qui parliamo di un governo di garanzia con chi ci sta e non di un governo di tecnici. Comunque, i governi Amato e Ciampi sono stati i tentativi non riusuiti di introdurre politiche liberiste di stampo moderato. Hanno aperto la strada a un iperliberismo, che ha giocato anche Tangentopoli contro il liberismo moderato. Sono crollati per le contraddizioni sociali e, a questo punto, io credo che vada evitato il liberismo temperato che, in un gioco di pendoli, rischia di favorire quello sfrenato». Meglio il veteromarxismo? «La sinistra deve dire: noi tra dieci anni vorremmo un'Italia fatta così, tenendo conto che, nell'autunno scorso, sono nati movimenti di massa che sono il fatto più nuovo nell'Europa degli ultimi due decenni: i pensionati e gli studenti». Elezioni il 2 aprile, come pensa Berlusconi, la prossima estate, o magari tra un anno o due? «Elezioni a breve, magari in primavera, quando già erano previste le Regionali. Spuntiamo il sovversivismo delle classi dirigenti, come lo chiamava Gramsci». Alberto Staterà «Qui c'è odore di trasformismo Temo soluzioni gattopardesche» A sinistra: il leader della Lega Nord Umberto Bossi A destra: il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Europa, Italia, Las Vegas