Scontro tra Procure di Francesco Grignetti
Scóntro tra Procure Scóntro tra Procure Tagliavini, pentito o corruttore? A CONFRONTO ROMA INIVERTICE in Procura, ieri, tra il pm Gianfranco Mantelli e il collega milanese Paolo Ielo. I due giudici indagano sulla cosiddetta «pista rossa» e si sono voluti incontrare alla vigilia della riunione tra sette magistrati di varie Procure che oggi si terrà a Ravenna. Al centro dei colloqui, la posizione di Nino Tagliavini, ex presidente della coop Unieco di Reggio Emilia: per la Procura romana è un prezioso «pentito», per quella milanese è un corruttore e giusto ieri un tribunale di Milano l'ha condannato a sette mesi insieme a Paolo Berlusconi e altri imprenditori del settore edile. Paolo Ielo, nel pool di Mani Pulite, è quello che si occupa del versante pci-pds. E' lui ad aver rilevato i filoni d'indagine che un tempo erano curati da Antonio Di Pietro e poi da Tiziana Parenti. Con Ielo, dunque, i due pm romani che si occupano dello stesso settore - Gianfranco Mantelli e Maria Teresa Saragnano - hanno parlato a lungo. Gli hanno consegnato i verbali d'interrogatorio resi da Tagliavini. Hanno confrontato le sue dichiarazioni di Roma e di Milano. Mantelli e Saragnano hanno poi spiegato dettagliamente il meccanismo del finanziamento illecito che la Procura è convinta di essere riuscita a provare: i famosi 370 milioni versati dalla Unieco nel 1991 su richiesta di Botteghe Oscure, portati a Roma da Tagliavini, incassati dal vicecassiere Marini. Quest'ultimo ha ammesso i fatti, ma ha ridimensionato il versamento a «prestito» della coop verso il partito. Un prestito collegato a un'operazione immobiliare che ha portato altri guai alla Quercia, e cioè una richiesta di rinvio a giudizio per Stefanini più 4 dirigenti pds. E a questo proposito, ieri, hanno preso posizione gli avvocati Guido Calvi e Giorgio Robiony: «E' solo un illecito fiscale condonato. Siamo convinti che il giudice di Roma, nonostante le richieste della procura che sembrano ipotizzare altri profili di responsabilità che non ci sono, vorrà porre al più presto la parola fine». Da parte sua, Ielo ha illustrato ai colleghi romani quanto stanno scoprendo i giudici veneziani, milanesi e emiliano-romagnoli in questi giorni. E cioè quel marchingegno che ha permesso l'arrivo di finanziamenti comunitari, ministeriali, e anche regionali, a coop agricole decotte - pasticciando sui bilanci e sulle relazioni ispettive poi puntualmente fallite. Le coop in questione avrebbero meritato di finire in liquidazione coatta già da tempo. Sennonché si falsificavano i bilanci giusto quel tanto che permetteva di prendere tempo e incassare i contributi. Poi si dichiarava il fallimento con soldi freschi. Il sospetto dei giudici è che una parte di quei finanziamenti abbia preso la strada di Botteghe Oscure. E sarebbe questa la prova di un rapporto tra pci-pds e coop molto più stretto e imbarazzante di quanto si voglia ammettere pubblicamente. Un'ipotesi che il pds, per bocca del coordinaore di segreteria Mauro Zani, bolla come «aberrante teorema». E anche ieri, l'ex presidente della Lega delle Cooperative, il deputato progressista Lanfranco Turci, ha negato deciso. «Che il pds ci garantisse quote di mercato è una storia che fa parte della leggenda. Se Craxi o la de completavano la distanza dalla Montedison attraverso la tangente, il pci-pds non ha mai dovuto fare altrettanto con le coop perché non c'era nessuna distanza». Francesco Grignetti
Luoghi citati: Milano, Ravenna, Reggio Emilia, Roma
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