Coop rosse inquisito il presidente di Lorenzo Del Boca

Il pm Nordio «avvisa» il leader veneto Fabbri per falso e bancarotta. Lui: «E' solo un'ipotesi» Il pm Nordio «avvisa» il leader veneto Fabbri per falso e bancarotta. Lui: «E' solo un'ipotesi» Coop rosse, inquisito il presidente Pasquini: «Pressioni e minacce del governo sulla magistratura» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Si dilata l'inchiesta sulle cooperative «rosse» e piovono guai su Giuseppe Fabbri che dell'Associazione delle cooperative è il presidente per il Veneto. Il sostituto procuratore Carlo Nordio ha firmato per lui un avviso di garanzia con il quale lo accomuna nelle accuse di falso e di bancarotta per la vicenda del fallimento della cantina sociale «La Rinascita» di Noventa. Una delle tante società che incassavano contributi pubblici e poi uscivano dal mercato. I soldi dove finivano? Secondo l'ipotesi della procura veneziana il denaro avrebbe potuto essere dirottato verso il bottegone, che aveva disperato bisogno di ripianare i debiti. L'origine di questo troncone di indagine era venuto dal ritrovamento di un verbale d'ispezione contraffatto. Pacifica la manipolazione del documento ammesso dall'ispettrice Maria Grazia Povoledo e dalla sua capufficio Gabriella Semenzato. Ma non era plausibile che due impiegate potessero prendersi la responsabilità del falso. Dunque l'ordine da chi era venuto? Da Giuseppe Faggin, ex presidente del collegio sindacale, finito in carcere. Ma, interrogando altri dipendenti della cooperativa, il magistrato ha individuato la segretaria cui è stato affidato l'incarico di battere a macchina le correzioni. «Non posso ricordare con certezza totale - ha dichiarato a verbale - ma le disposizioni potevano venire dalla capufficio Semenzato o direttamente dal presidente Fabbri». Automatico e dovuto l'avviso di garanzia per il presidente Giuseppe Fabbri, dal 1991 numero uno delle coop venete, che, da allora, manda avanti un gigantesco business realizzato con 130 società affiliate, 30 mila soci e un bilancio di poco inferiore ai 400 miliardi l'anno. «E' un teorema - si giustifica l'interessato - niente più che un'ipotesi». La «comunicazione» dalla procura arriva proprio nel giorno in cui a Porto Marghera si riunisce l'assemblea della Lega delle cooperative. Clima da stato d'assedio, porte sbarrate, bocche cucite e aria da congiura. Il presidente delle Leghe Giancarlo Pasquini parla per tutti e denuncia: «La magistratura è stata sottoposta a forti pressioni perché colpisse le nostre cooperative». Gli inviti a marciare per questa strada sono venuti a più riprese da Berlusconi, Previti, Fini e il deputato Maceratini. «Ma soprattutto - aggiunge Pasquini quel libello che circola in forma anonima in Parlamento» dove si indica il sistema delle coop come il braccio economico dei comunisti (prima) e dei pidiessini (ora). Non solo: «I magistrati sono stati minacciati di gravi sanzioni disciplinari se non avessero provveduto con solerzia alle azioni giudiziarie contro le cooperative. Noi dobbiamo ripristinare la verità dei fatti. Le Leghe non sono una holding criminale e non è pensabile che, per l'opinione pubblica, siamo diventati improvvisamente l'impero del male. Di volta in volta siamo stati associati alla criminalità organizzata, alla mafia, alla camorra, come una vera e propria associazione per delinquere. Siamo un po' troppo sopra le righe». Difesa a 360 gradi, dunque. Non dicono più che la magistratura deve fare il suo dovere. Piuttosto - come Craxi giusto un paio d'anni fa - si lamentano che il corso della giustizia assuma aspetti troppo spettacolari e chiassosi, che le inchieste vengano strumentalizzate a scopi di parte e che la violazione del segreto istruttorio è intollerabile. Nel merito «l'accusa che i fallimenti fossero provocati per dirottare altrove il denaro non può essere dimostrata perché non c'è nulla di vero». Nulla? Beh... poco poco. «Ci sono state situazioni minori, sponsorizzazioni, pubblicità, spazi alle Feste dell'Unità. Non abbiamo nulla da nascondere». Lorenzo Del Boca La difesa: «Non siamo una holding criminale Indagini troppo spettacolari e strumentalizzate» La sede Parmasole di Alfonsine. Sotto, i dirigenti coop Pasquini, Fabbri, Tiozzo

Luoghi citati: Alfonsine, Veneto, Venezia