Il sultano del Brunei compra il Plaza di Franco Pantarelli

Il proprietario è l'ex Creso Trump: assediato dai debiti, vuol ricavarne 500 miliardi stati uniti mm Il proprietario è l'ex Creso Trump: assediato dai debiti, vuol ricavarne 500 miliardi Il sultano del Brunei compra il Pinza Rivolta a New York: «L'hotel-simbolo non si tocca» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La rosa di Donald Trump, il famoso palazzinaro di New York, sta per perdere il suo petalo forse più prestigioso: l'Hotel Plaza. E a quanto pare a subentrargli sarà il sultano del Brunei, cioè proprio quello cui Trump lo soffiò nel 1988, offrendo per l'acquisto di questo «landmark» la somma di 430 milioni di dollari. Ma a New York è in rivolta. I 300 dipendenti dell'hotel manifestano: «Il simbolo della città non si tocca, vogliamo Trump». Commosso, l'ex Creso promette: non venderà. Il sultano del Brunei ò da anni in testa alla classifica degli uomini più ricchi del mondo. La sua fortuna è valutata a circa trentasette miliardi di dollari e quando si parla di lui viene sempre citata la sua collezione di Rolls Royce, ognuna di colore diverso. Ma è anche uno che i suoi affari li sa calcolare bene, tanto che appunto nel 1988 decise di non superare l'offerta di 430 milioni di dollari avanzata da Trump, con la quale il proprietario di allora, il miliar- dario texano Sid Bass, realizzò un utile netto di 100 milioni di dollari. In pratica, il sultano decise di lasciar cuocere il biondo Donald nel suo brodo, cosa che è regolarmente accaduta. Da allora le sue fortune non hanno mai cessato di scendere: ha creato l'«Air Trump», uno shuttle fra New York e Washin¬ gton, e gli ò andata male; si è lancialo nei casinò di Atlantic City e si ò ritrovato a chiedere ^assistenza» del governo per contrastare l'industria del gioco d'azzardo fiorita nelle riserve indiane. Attualmente è pieno di debiti, ed è proprio questa la ragione per cui il Plaza sta per sfuggirgli di mano, oltretutto a un prezzo molto inferiore a quello da lui pagato a suo tempo. 11 problema ò che Trump e da tempo in ritardo nei pagamenti del mutuo detenuto dalla Citicorp e dalla Chemical Bank, e loro hanno deciso di mettere in vendita i loro diritti. Chiedono 370 milioni di dollari, ma la migliore offerta ricevuta finora e per l'appunto quella del sultano del Brunei, che non vuole andare oltre i 300 milioni. Quella differenza di 70 milioni, stando a quanto racconta il «New York Post», che ha ottenuto la notizia in esclusiva, ò attualmente oggetto di trattative. La Citicorp e la Chemical vorrebbero realizzare qualcosa di più, ma gli uomini del sultano sostengono che l'Hotel Plaza ò molto scaduto negli ultimi tempi e che per ripor¬ tarlo ai suoi antichi splendori bisognerà investire parecchio. Donald Trump, infatti, nel tentativo di far fronte ai pagamenti in questi anni ha trascurato la manutenzione ed ha ridotto il personale, facendo arrabbiare i ricchi e famosi che per scendere in una delle sue famose suites pagano fino a 5000 dollari per notte. In una di esse Trump, quando ne divenne proprietario, «piazzò» Maria Maples, che allora era la sua amante segreta e poi, dopo il (costosissimo) divorzio da Ivana, è diventata la sua legittima consorte. Ma prima di lei all'Hotel Plaza, nel suoi 87 anni di storia, ci sono passati «tutti». I Rockcfeller lo usavano come «pied-a-terre» in città, per evitare di rientrare ogni sera nel castello sull'Hudson; Mark Twain quando era a New York stabiliva lì la sua dimora e così faceva George Cohan, il leggendario autore delle canzoni che impazzavano a Broadway. Vi ha dormito anche Eltsin. Il suo commento ò stato: «Neanche in Russia sarei stato trattato così male». Franco Pantarelli I sultano del Brunei