Coop rosse indagali altri sei dirigenti di Lorenzo Del Boca

Perquisizione a tappeto nelle società legate alla Parmasole e nelle finanziarie coliegate Perquisizione a tappeto nelle società legate alla Parmasole e nelle finanziarie coliegate Coop rosse, indagali altri sei dirigenti Truffa alla Regione Emilia? RAVENNA DAL NOSTRO INVIATO Perquisizione «a tenaglia» negli stabilimenti e negli uffici delle cooperative agricole associate alla «Parmasole»: a Parma, Reggio Emilia, Alfonsino e Cesena. Uomini in divisa nelle finanziarie «rosse» bolognesi: la Fineopor, la Unipol, la Finsoger, la Factor Coop e la Cordicella che erano intervenute con capitali nella gestione delle aziende. E «avviso di garanzia» all'ex presidente della società Gian Natale Vitale e ad altri cinque amministratori che nel consiglio occupavano posti di responsabilità. Sono: Valerio Chersoi di Conselice, Luigi Gaspeti di Forlì, Giovanni Brusatossi di Parma e i bolognesi Gastone Tacconi e Oronzo De Sanctis. Si ò spalancato così un altro filone nell'inchiesta sulle cooperative rosse avviata dal pubblico ministero di Ravenna Francesco Mauro Iacoviello. La storia di un'altra società nata, cresciuta e liquidata in modo troppo burrascoso per non destare sospetti sulla trasparenza del fallimento. L'operazione era stata costruita per ottenere un fondo nero patrimoniale? E il fondo nero doveva poi essere girato a Botteghe Oscure per risanare i bilanci malandati del pailito comunistapartito democratico della sinistra? 1 magistrati ritengono di essere sulla strada giusta e probabilmente hanno qualche cosa in mano che li inco¬ raggia ad andare avanti e ad allargare lo spettro d'azione. Gli interessati invece restano con le bocche ermeticamente cucite e solo a smorfie lasciano intendere che per loro non c'è nulla di losco. Certo, sono tante - troppe - le cooperative rosse fallite dopo aver ottenuto finanziamenti anche importanti dal ministero o dalla Comunità economica europea e che poi hanno chiuso bottega in fretta. Una ventina, almeno, in Veneto, dodici in Piemonte e cinquanta nell'Emilia Romagna. Vicende perfettamente sovrapponibili fra loro come se fossero la fotocopia l'una dell'altra. La «Parmasole» era un'azienda agricola di dimensioni gigantesche con qualche migliaio di dipendenti, una produzione di pomodori in scatola valutata in milioni di pezzi e un bilancio che ancora alla fine del 1989 sembrava incoraggiante. Lo stabilimento principale era Parma. Ma una parte di produzione avveniva ad Alfonsine e successivamente a Cesena negli impianti della ex Arrigoni. Adesso la società è sciolta. Nel maggio scorso la sede sociale è stata trasferita a Reggio Emilia e i capannoni di Parma - a Martorano - sono stati rilevati da una società a responsabilità limitata, la Columbus, la quale ha rilevato anche la linea di produzione e l'ambito di mercato in cui operava la vecchia azienda. In mezzo un crack di bilancio di trecentocinquanta miliardi di lire. Con prestiti economici di una quindicina di miliardi ottenuti dalle fi¬ nanziarie che sovrintendevano all'economia delle cooperative rosse. E con una polemica tremenda avviata l'anno scorso quando la Regione Emilia Romagna ha deciso uno stanziamento di sette miliardi. Per questo i magistrati che stanno seguendo l'inchiesta, nell'avviso di garanzia, ipotizzano un fallimento pilotato, il falso in bilancio e le false comunicazioni sociali ma hanno anche aggiunto l'ipotesi di reato di truffa ai danni dell'ente pubblico regionale. In quel gioco di aziende tributarie e debitrici incastonate fra loro in modo da costruire un vero e proprio puzzle di scatole cinesi è andato perso l'utile di bilancio e si sono consumati gli aiuti economici ottenuti. Fallimento prima, liquidazione poi e cessione dell'attività infine. Quasi alla chetichella. Con pressioni dagl'alto per fare in fretta. Come per «La Rinascita» di Venezia sulla quale sta indagando il pubblico ministero Carlo Nordio e che nei giorni scorsi ha fatto arrestare tre persone. Dopo gli interrogatori il giudice veneziano ha dato il suo assenso alla richiesta di revoca della carcerazione presentata dagli avvocati difensori di Maria Grazia Povoledo e Gabriella Semenzaio: le due funzionane hanno così ottenuto gli arresti domiciliari. Giuseppe Faggin, invece, l'ex presidente del collegio sindacale, resta in carcere. Lorenzo Del Boca Anche Greganti andrà in aula L'accusa: falso in bilancio 1 e illecito finanziamento A sinistra il pm veneziano Nordio accanto il tesoriere pds Stefanini A1