Brigida: sos a Giucas Casella di Raffaello Masci
Brigida: sos a Giucas Casella Brigida: sos a Giucas Casella «Sotto ipnosi dirà dove sono i bimbi» L'APPELLO DEL NONNO LROMA E abbiamo provate tutte, non ci resta che tentare con l'ipnosi». Parla Armando Brigida, il nonno dei tre bambini scomparsi esattamente un anno fa. L'unico depositario della verità sulla fine di Armandino, Laura e Luciana, ò il padre Tullio, in carcere con l'accusa di omicidio e di sequestro di persona, ma la sua mente è troppo scossa, e in dodici mesi di calvario ha dato versio- ni via via differenti sulla sorte dei figli, fino a chiudersi in un mutismo protetto da uno sguardo allucinato. Non sapendo più a cosa ricorrere, Armando Brigida, ormai allo stremo, propone di interrogare il figlio sotto ipnosi - se i magistrati lo consentiranno sperando di recuperare così una versione ultima, definitiva e possibilmente vera della vicenda. L'idea gli è venuta vedendo le prodezze di cui in que¬ sta disciplina ò capace il «mago» di «Domenica in» Giucas Casella. E proprio Casella gli ha manifestato la sua disponibilità a collaborare. Ma ò possibile che l'ipnosi riesca dove hanno fallito gli inquirenti? Abbiamo girato la domanda al dottor Aldo Nagar che dirige il servizio di ipnosi presso l'ospedale torinese delle Molinette. «L'ipnosi può essere utile per le indagini ma non va enfatiz¬ zata, perché non porta necessariamente alla verità», spiega Nagar dando subito le conclusioni. «Il ricorso all'ipnosi, perché possa condurre a un qualche risultato, deve prevedere una serie di passaggi. Primo punto, occorre il consenso della persona, e bisogna valutare se - nel caso specifico - il soggetto sia in grado di esprimerlo. Secondo, l'ipnosi è una operazione estremamente delicata che deve essere effettuata da un medico che sia anche specialista della materia (e non da altri). Terzo punto, è necessario verificare che il soggetto possa essere ipnotizzato: ci sono delle patologie psichiche che rendono questa ipotesi impossibile, oppure assai rischiosa per la salute mentale (è il caso, per esempio, della schizofrenia)». Ma immaginiamo che la magistratura dia l'ok e che il soggetto sia effettivamente ipnotizzabile. Che cosa è possibile ottenere? «L'ipnotista - dice Nagar - deve stare attentissimo a non suggerire delle risposte, l'intervento deve essere il più possibile neutro. A quel punto ci vorrebbe che altre persone, per esempio i magistrati inquirenti, possano porre direttamente le domande, ma sempre sotto l'assistenza dello speciali- sta perché il rischio di trasmettere dei messaggi, di suggerire delle versioni dei fatti è altissimo». Ma si saprà mai la verità? Ecco il punto. «Non è detto - spiega il dottor Nagar - perché il soggetto, anche in ipnosi tende a difendersi, eccome». Questo però non significa che un interrogatorio simile sia inutile, anzi, «attraverso l'ipnosi si possono ottenere elementi di conoscenza aggiuntivi di qualcosa comunque già appurato e, al più, si può avere una ricostruzione cronologica degli avvenimenti molto più precisa». Ma questo è quanto. Nulla di più. Non bisogna sperare troppo che con questo sistema si possano ritrovare i tre bambini. Raffaello Masci
Persone citate: Aldo Nagar, Armando Brigida, Giucas Casella, Nagar
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