OSSERVATORIO di Aldo Rizzo

F OSSERVATORIO Delors il timido tra iguai d'Europa tt « I NA settimana dopo il rifiuto di Jacques Delors a candidarsi a capo dello Stato francese, mentre scade il suo doppio mandato come presidente della Commissione di Bruxelles, ci sono tutti gli estremi per un'analisi amara dell'Unione europea. Politologi e psicologi hanno esaminato il caso di una persona alla quale i sondaggi davano una quasi-certezx.a d'insediarsi all'Eliseo dopo Mitterrand. Ma non sono emerse spiegazioni convincenti. Almeno in parte, il caso Delors resta misterioso. E invece molto chiare sono ormai le conseguenze del «gran rifiuto» su una costruzione europea che era già in deficit di (iato e di strategia. Ricordiamo anzitutto che cosa Delors ha rappresentato, in questi dieci anni, per la Comunità, ora Unione, europea. Ha rappresentato il passaggio dalla fase della stagnazione e delr«europessimismo» a una stagione piena d'idee: dall'Atto Unico, che; ha spianato la strada al grande mercato interno, cominciando anche a inserire i temi politici e della sicurezza, al progetto dell'unione monetaria, preludio del Trattato di Maastricht. In sintesi, Delors ha rappresentato un'inversione di tendenza storica, sfruttando la disponibilità della Germania e coinvolgendo in una misura inedita la stessa Francia. Che cosa poteva essere Delors nei prossimi anni? Poteva essere, col cancelliere Kohl, il massimo punto di riferimento per quanti, insensibili ai velleitarismi neonazionalistici, sentono invece il pericolo di un'Europa slabbrata, piena di nuovi adepti ma «diluita» nella sua capacità decisionale. Per questo era e sarebbe tuttora essenziale il famoso asse franco-tedesco, nucleo duro di un'Europa che ■"può essere anche la più larga possibile, ma che non può rinunciare a una sua spinta vitale, di tipo «federativo». (Uso le virgolette perché nell'Europa d'oggi federalismo è quasi una parolaccia: parola più innocua I è integrazione. Di questo tabù è I alfiere il governo britannico, con l'avallo, o con gli ammiccamenti, dell'attuale - finché dura - governo italiano). E senza Delors? Kohl ha bisogno di una sponda seria, di un grande Stato membro, che non può essere che la Francia. Ma che sarà la Francia di Balladur o, peggio, di Chirac? Nella migliore delle ipotesi, i due candidati della destra solleticheranno gli umori nazionalistici e antitedeschi, per poi dimenticarsene una volta eletti. Ma intanto ci sarà una lunga stasi. Meglio sarebbe Barre, le cui chances sembrano modeste. Tutto è possibile. E' possibile anche che Delors si renda conto dell'enormità del suo gesto e ci ripensi, nella trama insondabile delle strategie elettorali. Purtroppo è improbabile. Lo «scenario» realistico dell'Unione europea è oggi un altro, è quello di una sorta di confederazione di fatto, senza reali poteri decisionali, una super-area di libero scambio con qualche forma di cooperazione politica. Figuriamoci a cosa possa servire, mentre l'incendio bosniaco è sempre più alto e la crisi caucasica rilancia il fattore russo, come fattore «imperiale», e l'America oscilla tra isolazionismo e decisionismo da superpotenza. E allora lo scenario ancora più vero, o verosimile, è quello di una Germania che ha ormai vinto la cruciale scommessa, anche economica, della riunificazione, ed espande pacatamente la sua influenza a NordEst, nucleo duro ma sbilanciato, e infine incerto esso stesso, di un'Europa indefinibile. Con tanti saluti, comunque, al Centro-Sud. E all'Italia. Aldo Rizzo tzo^J