Di Pietro pugilato alla festa di nozze di Fabio Poletti

«Basta, ormai ho la pressione a 210». Sberle e testate di fronte ai carabinieri allibiti «Basta, ormai ho la pressione a 210». Sberle e testate di fronte ai carabinieri allibiti Pi Pietrof pugilato alla festa di nozze Il giudice aggredisce i giornalisti: mi rovinate la vita INFORMAZIONE E PRIVACY CURNO DAL NOSTRO INVIATO Fa il nervoso, urla e mena le mani Antonio Di Pietro, ex magistrato di Mani pulite, fresco sposo e un diavolo per capello. E nel mirino dei suoi pugni, schiaffi - pure qualche testata - c'è un giornalista dell'Ansa, «colpevole» di essere lì fuori al freddo, davanti alla villetta gialla e beige, dove alla spicciolata arrivano gli invitati per la festicciola famigliare il giorno dopo il matrimonio più famoso dell'anno. «Mi state rovinando la vita, mi mandate in ospedale. Ho la pressione a 210», urla lui prima di far mulinare i pugni. E non pare vero che sia proprio Antonio Di Pietro, tre anni di stress per Mani pulite, le polemiche e gli attacchi al pool. Come una furia adesso sembra voler scaricare tutto sui giornalisti. Che avevano saputo del suo matrimonio, che lo avevano seguito fino a Bordeaux e che ora sono lì per l'ultimo capitolo prima del viaggio di nozze alle Maldive. Doveva essere una festicciola tra pochi amici, quaranta invitati al massimo. Un dopocena con le tartine, lo champagne e i Ferrerò Rocher che piacciono tanto a Di Pietro. Una cosa alla buona, senza i suoi ex colleghi magistrati che adesso mandano avanti Mani pulite e che al telefonino dicono: «Ma come? Allora è proprio vero che si è sposato?». Doveva essere il primo momento di tranquillità per Di Pietro, dopo le dimissioni del 6 dicembre, le polemiche al seguito, quell'ultima lezione ai magistrati in erba francesi. Un momento da passare con gli amici più stretti, il pm bergamasco Carmen Pugliese, il cognato Gabriele Cimarosa che sta con il ccd di Casini e sogna che un giorno anche Di Pietro possa entrare in politica. Poi i genitori di della sposa, Arbace e Giuseppina Coda, e i bambini: Toto e Titti, 4 e 8 anni. Un rinfresco alla buona, senza tante pretese e senza pubblicità fastidiosa. Bandito l'ingresso a fotografi, cronisti e telecamere. E allora tutti lì fuori, taccuino in mano, ad annotare: alle 20 e 15 arrivano i primi invitati su una Clio nera. Poi tocca alla Mercedes argentata, con altri ospiti a bordo, passare davanti alla Panda dei carabinieri che - inflessibili - non fanno passare curiosi ed estranei. Poi tutto precipita. Alle 20 e 45 Di Pietro esce di casa su una Mercedes. Fa i pochi metri del vialetto davanti alla villetta e si pianta, con l'auto di traverso, all'ingresso dello spiazzo dove stazionano i cronisti. E lì comincia lo sfogo. Grida Antonio Di Pietro mentre apre la portiera dell'Alfa 33, strattona il giornalista dell'Ansa e lo butta sul cofano della sua auto. Grida, impaurito, il cronista: «Dottore cosa fa? Sono qui per fare il mio lavoro...». E grida pure Di Pietro: «Questo non è un lavoro! Mi state rovinando la vita. Sono 15 giorni che state qui davanti, mi sento come se fossi in carcere. E poi io mi sposo quan¬ do e dove cazzo voglio!». Alla sfuriata fanno seguito gli schiaffi, più una testata, più qualche pugno dato non proprio per far male davvero. Ma l'immagine è quella di un film western, con il cronista che non muove un dito mentre vola il suo taccuino, gli occhiali finiscono a terra e il telefono cellulare chissà dove. Un fotografo di un'agenzia fiorentina prova a scattare. Di Pietro si avventa pure su di lui, gli strappa la macchina e dà luce alla pellicola. Poco male, un'altra è già pronta. Chissà se senza flash si vedrà qualcosa del pugilato improvvisato? E' una furia Antonio Di Pietro mentre i carabinieri di guardia al villino non sanno che pesci prendere. Sono lì per difendere la privacy dell'ex magistrato, ma si capisce subito - in quei 5 minuti che sembrano girati in Texas - che non è certo Di Pietro quello che se la passa peggio. L'ex magistrato non si scusa nemmeno per quel «colpo di testa» da diva imbizzarrita. Il secondo della sua carriera. Prima volta a settembre, Montenero di Bisaccia, funerali di mamma Antonietta. E anche allora sberle ai fotografi «impiccioni». Fabio Poletti «Mi sposo dove e quando voglio» Poi cerca di strappare le pellicole ai fotografi Di Pietro con il figlio Toto e con la moglie Susanna Mazzoleni

Luoghi citati: Bordeaux, Curno, Maldive, Montenero Di Bisaccia, Texas